Leggo,
con stupore, che l'assessore Mauro Gilmozzi afferma che nessuno vuole investire
sul rilancio del Bondone.Eppure
un anno fa un progetto era stato presentato!
Che
fine ha fatto? Lo ha letto l'assessore?
Qui
lo ripropongo, segnalando che molto spesso basta cercare vicino per trovare
soluzioni possibili.
Viote: esiste un’alternativa al resort di lusso per
rilanciare l’area ex Caserme.
Un documento-proposta, studiato da alcuni professionisti del
settore alberghiero è stato depositato presso Trentino Sviluppo, qualche
tempo fa. Si tratta di un’idea diversa di sviluppo del monte Bondone, con
particolare riferimento all’area ex caserme. È noto che esiste l’idea di
realizzare, in quell’area, un resort di lusso che porterebbe
a ulteriori cementificazioni del Bondone, con un progetto che definire
insostenibile (36 milioni di euro) è essere eleganti. L’alternativa è stata
presentata da un pool di giovani imprenditori, tra l’altro trentini e non russi
o cinesi come sembra si parli invece per il resort di lusso
che viene sostenuto dalla provincia autonoma di Trento.
Questo progetto alternativo
si pone l’obiettivo di proporre una nuova formula di gestione territoriale che
mira a valorizzare le funzionalità turistiche, economiche, sociali della
montagna traducendole in un progetto sociale per l’occupazione con un
investimento iniziale contenuto nella prospettiva di sostenere lo sviluppo e
gli investimenti futuri con il cash flow generato dalla gestione.
L’obiettivo di questo progetto è
di gestire questa struttura, con una nuova concezione di rete, che mette
come fulcro delle proprie azioni 3 elementi principali: il TERRITORIO, le
PERSONE, l’ENOGASTRONOMIA. Seguendo le linee guida proposte dall’Agenda
per il turismo sostenibile, i cui dettami sulle strategie per la crescita
dell’occupazione obbligano le aziende turistico alberghiere a una maggiore
attenzione al rapporto esistente tra l’ impatto del servizio offerto e le sue
conseguenze sull’ambiente circostante. Così facendo si creerà un indotto che
parte dalla didattica per bimbi e adulti e arriva a una più corretta gestione
dei rifiuti creando maggiori opportunità occupazionali sul territorio.
Ecco le linee guida del progetto
presentato, che nemmeno è stato considerato:
1)
Il rispetto per il territorio utilizzando
ciò che già esiste senza dover costruire nuove strutture ricettive.
Il blocco dell’ex Centro di Ecologia Alpina verrebbe trasformato in
agriturismo, ospitando nella struttura principale gli alloggi e il ristorante;
il resto della struttura verrebbe destinato alla formazione e messo a
disposizione per organizzare eventi legati alla cultura della montagna e del
turismo. Ripristinando le voliere e la serra, destinandole a coltivazione di
erbe aromatiche e a serra didattica, recuperando i vecchi terrazzamenti
per la coltivazione di patate e altre verdure e recuperando i vecchi rifugi in
pietra inerbiti dei pastori. Il gruppo di casette per gli ufficiali che
ospitava il comando della FORESTALE PROVINCIALE verrebbe destinato ad
alloggi per il personale o per ospitare le persone diversamente abili.
2)
L’integrazione sociale di soggetti
deboli rispetto al mercato del lavoro e nella dimensione sociale
proponendo di valorizzare le potenzialità ambientali, le risorse naturali, i
prodotti locali e, quindi, la storia, che stanno attorno alle caserme.
Questo progetto poggia le sue fondamenta sul presupposto che, laddove esiste
una rete sociale di persone che amano e rispettano il territorio dove vivono e
lavorano, automaticamente si ha un ritorno economico, non dovuto ad azioni
speculative, spesso incompatibili con l’ambiente, ma ad una gestione concertata
delle competenze e del territorio, mirata ad un benessere diffuso, duraturo e
condiviso. L’idea guida si condensa in una dimensione, quindi, nella quale sono
contenuti i pilastri portanti citati sopra: l’inserimento lavorativo di
persone disagiate, con contratto stagionale, è l’aspetto distintivo ed
emergente di questo progetto. Questo non mira solamente a dare loro una seconda
opportunità ma anche a fornire loro un lasciapassare certo per il mondo del
lavoro. Gli utenti che verranno reinseriti potranno diventare il punto di
riferimento, un modello per l’Agenzia del Lavoro da proporre alle aziende della
zona operanti nell’ambito della ristorazione, dell’ agricoltura e della piccola
manutenzione del verde ed in questo senso si potrebbe proporre all’agenzia del
lavoro di valutare questo progetto come esperienza pilota da monitorare e
valutare per una riproposizione in altri territori anche in una prospettiva di
una nuova ipotesi contrattuale per le cooperative sociali del turismo.
3)
L’azienda agricola fornirebbe l’agriturismo di
prodotti tipici dell’alta montagna. L’idea è quella di avviare delle colture
particolari come le patate rosse, gli spinaci e gli asparagi di monte e
sfruttando le voliere come serre per erbe aromatiche e piante perenni di
montagna, da vendere ai turisti e ai ristoranti della zona. I pascoli della
piana consentiranno l’allevamento e l’aspetto innovativo sarà l’introduzione di
allevamento di Lama e Alpaca. Tutti i sottoprodotti dalle marmellate, ai sali
aromatici, saranno lavorati in azienda.
Il progetto, come detto, è stato presentato a
Trentino Sviluppo nei mesi scorsi, ma non ha nemmeno avuto dignità
di discussione e non è stato nemmeno resa noto come alternativa da percorrere.
In un incontro organizzato un anno fa dai Verdi del Trentino, è emerso
quasi per caso e, convinto della bontà del progetto, mi sono interfacciato con
i promotori, che sono molto amareggiati per non essere stati nemmeno
considerati.
Mi chiedo che senso possa avere avviare un percorso
speculativo come quello del resort di lusso sul Bondone, un’area non certo
appetibile alle persone che mirano agli standard di cui dovrebbe
dotarsi tale risorsa; appare evidente che chi frequenta resorts di lusso cerca,
giustamente e lecitamente, servizi diversi da ciò che si può fornire sul
monte Bondone. Un progetto, invece, come quello esposto qui, permetterebbe di
dare alla montagna di Trento una via di sviluppo sostenibile, in linea con il
progetto della recente adesione alle reti delle riserve. Sarebbe un
progetto sostenibile economicamente e ambientalmente, che potrebbe generare un
collegamento tra tutti gli operatori del Bondone, che attingerebbero
all’agricoltura di montagna a chilometri zero e non subirebbero una concorrenza
che sarebbe devastante con la presenza di un resort di lusso che, nel tempo,
dovrebbe inevitabilmente abbassare i prezzi per sopravvivere, schiacciando così
gli attuali albergatori che, finora, hanno sostenuto l’economia di questa
nostra montagna. Sono convinto che una prospettiva di sviluppo
sostenibile sia davvero possibile, ma se i presupposti sono quelli di seguire
strade assurde come quella che si sta per intraprendere, davvero non ha senso
parlare di autonomia innovativa. Per dare valore alla nostra autonomia è
necessario percorrere strade che siano credibili e sostenibili; non certo che
sponsorizzino percorsi che sono assolutamente fuori scala.
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