Un programma credibile ed eco sostenibile.
Per un governo del Trentino, ecosostenibile e credibile, un programma serio, senza vane promesse, irrealizzabili, di eliminazioni di tasse, come qualcuno vorrebbe propinare come credibile per noi Trentini. Noi non promettiamo cose impossibili, ma promettiamo stabilità di governo, coesione sociale e ricerca di un metodo di sviluppo armonioso. Molti dei contenuti che vedete riassunti nella sintesi di programma che vi propongo sotto (vedere link), derivano da nostre istanze. Siamo presenti, molto presenti in questa fase di riprogrammazione del Trentino.
Ecco il link per visualizzare la sintesi del programma ( a breve la versione integrale del documento):
http://www.marcoianes.net/area_download_4.html
Lavoro,ambiente,economia,politica,Trentino,autonomia,sviluppo sostenibile,ecologia,energia,scuola e formazione,sport.
"Le idee fanno grandi gli uomini; gli uomini possono rendere grandi le idee, realizzandole!" (Marco Ianes)
lunedì 30 settembre 2013
giovedì 26 settembre 2013
Il senso di una candidatura.
Molti amici e conoscenti mi chiedono: "ma chi te lo
fa fare?
La politica è sporca, inutile,mangia i soldi della gente,
lascia stare e restane fuori, è meglio!"
Hanno ragione,almeno in parte. In questo momento storico e
da parecchi anni, molta politica è stata
fatta in maniera sbagliata, scorretta e disonesta. Ma è altrettanto vero che
chi, come me, si impegna e si è impegnato nel portare avanti temi importanti (come la lotta contro la costruzione di un inceneritore a Trento),
non può sottrarsi alla responsabilità di provare a cambiare qualcosa.
Lo sviluppo di scuola e formazione per i nostri giovani
che hanno bisogno di essere preparati per affrontare il mondo del lavoro, che
li tiene sempre più lontani da una vita serena,una corretta gestione
democratica dell'energia, una gestione del ciclo dei rifiuti sostenibile, il
rispetto e la tutela ambientale nell'ottica di una crescita economica
sostenibile...questi sono solo alcuni argomenti, ma molto importanti, per poter
decidere di non stare a guardare. E, quindi, ecco qui il senso della mia
candidatura.
Mi candido con la lista Ecologisti e civici-Verdi
Europei, partito che raccoglie i frutti di un percorso nato oltre due anni fa,
al quale ho partecipato fin dalla fase iniziale e che ha avuto origine con la
Costituente ecologista.
Mi candido per portare alcune proposte che
riguardano:scuola e formazione, lavoro, soprattutto per i giovani e per coloro che lo hanno perso;
agevolazioni fiscali per le piccole e medie imprese che investono sul
territorio; percorsi innovativi ed ecosostenibili per una corretta gestione dei
rifiuti e per strutturare comportamenti virtuosi per un’agricoltura che tuteli
la salute delle persone e la salvaguardia dell’ambiente. Nel campo
dell’energia,dove lavoro e insegno da parecchi anni, vorrei abbinare proposte di
sviluppo intelligente delle energie da fonti rinnovabili, unitamente a percorsi
che permettano il rilancio del settore edilizio, incentivando ristrutturazioni
e recuperi dei patrimoni esistenti.In queste poche righe ho tentato di
riassumere il mio impegno su alcune tematiche essenziali per la nostra futura
qualità della vita.
Se reputate di poter sostenere la mia candidatura, vi
chiedo di mettere in atto un passa parola con le vostre conoscenze, amicizie,
mailing list o quanto altre riterrete utile; la stampa non dà molto spazio a
candidati nuovi e un pochino fuori dagli schemi tradizionali, quali il
sottoscritto; quindi, mi serve una mano con la divulgazione del mio messaggio e
del mio blog: www.marcoianes.blogspot.it.
Provate a dare un voto ad una persona nuova, che viene
dal mondo della scuola e contemporaneamente conosce anche il mondo artigianale
e della piccola impresa. Provate a dare fiducia ad una persona con idee nuove e
che potrebbe seriamente contribuire a cambiare qualcosa.
Cordialità a tutti.
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sabato 21 settembre 2013
Sviluppo sostenibile: e se partissimo proprio da Whirlpool?
Sviluppo
sostenibile: e se partissimo proprio da Whirlpool?
Nel dibattito sulla conversione
industriale che riguarda il sito Whirlpool, si potrebbe provare ad inserire
alcuni ragionamenti di sviluppo sostenibile. Abbiamo una struttura che sarà
messa a disposizione per attività industriali future e sarebbe auspicabile che
tali attività potessero essere inquadrate in un ambito di sostenibilità
ambientale d’avanguardia. Un altro problema irrisolto e che sarà tema di
approfondimento sia durante la campagna elettorale, ma soprattutto poi in
ambito gestionale della futura amministrazione, riguarda la gestione del
residuo indifferenziato, cioè la famosa chiusura del cerchio della partita
rifiuti. L’accostamento dei due temi non è casuale, bensì lo propongo come
abbinamento per un ragionamento, in prospettiva, relativamente alla conversione
del sito industriale abbinata alla realizzazione di un impianto industriale di
trattamento meccanico del residuo indifferenziato. Il luogo ben si presterebbe
per locazione, dato che è vicino alla tangenziale e pure all’autostrada; vi è già
una notevole disponibilità di energia elettrica prelevabile, visto il
precedente impiego, per poter far funzionare lo stabilimento stesso. Rimane da
progettare il percorso di conversione e adattamento delle strutture e calibrare
il sistema, magari sulla traccia del famoso “progetto Cerani” che, già un paio
di anni fa, grazie all’interessamento dei comuni della piana Rotaliana e spinto
dalle associazioni ambientaliste come Coordinamento Trentino Pulito e Nimby
Trentino, era stato proposto in alternativa al dismesso inceneritore. Ora i
tempi sono maturi per riprendere in mano una gestione all’avanguardia della
partita rifiuti, non vi sono più scontri su posizioni in antitesi tra loro e,
la struttura Whirlpool, potrebbe rappresentare un punto di partenza per una
conversione industriale tesa al rispetto ambientale. La proposta sopra
descritta, rientra in un programma di sviluppo sostenibile in sinergia con il
concetto di blue economy, sinteticamente riassumibile nell’evoluzione della
green economy, cioè non più investimenti per inseguire il miglioramento
ambientale, bensì progettualità nel perseguire percorsi ecosostenibili. Le idee
ci sono, la politica vuole provare ad innovare e dobbiamo credere in un futuro
migliore e lavorare con approcci diversi per trovare soluzioni che mettano in
campo modelli economici diversi da quelli sostenuti finora. Da qui, noi
ecologisti e civici verdi europei, vogliamo partire per lanciare un programma
di innovazione, di speranza e di progresso; un programma dove l’antico pensiero
ambientalista, che molti associavano a freno fastidioso per uno sviluppo basato
sulla perenne crescita, diventa ora probabilmente l’unico percorso realmente
perseguibile, per uscire da una crisi globale e irreversibile, di sistema e
strutturale, che certo non sta risparmiando nemmeno il nostro Trentino; nel
programma di governo abbiamo chiesto al nostro candidato presidente Ugo Rossi,
di inserire progettualità innovativa, mirata a percorsi virtuosi strettamente
legati ai concetti della blue economy, che il Trentino, terra all’avanguardia
in fatto di ricerca e sviluppo, ha l’obbligo di percorrere, per il proprio
futuro e per dare anche un impulso esemplare alla nazione; siamo sempre stati
indicati come artefici di progresso e innovazione e, ora,possiamo diventare
sempre più un punto di riferimento per tutto il paese e per l’Europa;
siamo obbligati a farlo, per un Trentino migliore, autonomo ed europeo.
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venerdì 20 settembre 2013
Blue economy: Trentino motore di sviluppo sostenibile.
Blue
economy: Trentino motore di sviluppo sostenibile.
Non
passa giorno in cui non si apprendano notizie relative alla grave crisi
economica e finanziaria, la quale costituisce un problema molto grave e serio,
che compromette il benessere di tutti e la dignità di molti, che perdono il
lavoro in età avanzata o, come per molti giovani, non riescono nemmeno ad
avviarsi in un’attività lavorativa. Unitamente a questa grave crisi, siamo in
presenza di un’altrettanto grave deficit ecologico, che accumula continuamente
punti negativi. Ma le due cose, sono strettamente legate tra loro; il modello
economico finanziario attuale, basato principalmente sulla combustione fossile
per ricavare energia per la produttività, sta arrivando alla saturazione e,
oltre alla già menzionata crisi, ci lascia in eredità un pesante fardello di
malessere ambientale; è malata l’economia mondiale, ma è altrettanto malato il
nostro mondo, con il suo ambiente deturpato e svilito dall’azione antropica,
messa in campo in questi decenni. È la comunità scientifica stessa a dare
queste indicazioni, non è solamente una semplice opinione di ambientalisti
“estremisti” che, a detta di molti sostenitori dell’attuale sistema, sono dei
visionari utopici che vogliono un mondo perfetto e comodo, ma senza rifiuti e
senza inquinamenti. Questa, però rappresenta una descrizione errata di chi
opera nell’ambientalismo, poiché identifica percorsi ormai superati, di
estremismo esistente, forse, all’inizio del percorso ambientalista; se, però,
qualche decennio fa, si poteva anche credere a questa definizione di
“estremismo ambientalista”, ora, con i dati alla mano e con le analisi
economiche e ambientali, quindi con i numeri reali, la definizione diventa
anacronistica, poiché decenni fa, quei “visionari impazziti”, prevedevano una
recessione irreversibile legata ad una crescita smisurata e ad uno sfruttamento
delle risorse naturali spropositato. Quindi li possiamo ora definire, passatemi
il termine un pochino caricaturale, “profeti ambientalisti”. L’economia
mondiale negli ultimi sessant’anni è cresciuta a ritmi notevolissimi; il
prodotto globale lordo mondiale ha raggiunto i 69.000 miliardi di dollari nel
2008; nel 1950 esso era di soli 6.600 miliardi di dollari; è chiaro che non è
pensabile di poter sostenere una continua e inarrestabile crescita
all’infinito. L’economia della crescita a tutti i costi non è più sostenibile e
da questo concetto si parte per rifondare un sistema diverso, per imboccare
strade alternative e innovative. Siamo partiti, alcuni anni fa, con lo sviluppo
della green economy, che ha visto l’uso delle fonti di energia rinnovabili, dal
fotovoltaico all’eolico, a volte usati in maniera speculativa, poiché la mala
politica ne ha incentivato l’uso a beneficio delle multinazionali, più che dei
cittadini; la green economy ha rappresentato un passo importante, tuttavia
dettato dalla necessità di inseguire la tutela ambientale, cercando di produrre
energia per lo sviluppo industriale in maniera più sostenibile e meno
impattante; molto spesso la green economy ha messo in campo percorsi virtuosi,
ma mirati a contenere le emissioni inquinanti, oppure ad avere energia pulita e
a costi più ridotti. Tutti passi evolutivi importanti, ma non sufficienti a
cambiare radicalmente il percorso economico. Diventa necessario spingerci
oltre, con coraggio e determinazione, verso un percorso ancora più innovativo,
denominato blue economy. La blue economy affronta le problematiche della
sostenibilità al di là della semplice conservazione: lo scopo non è investire
di più nella tutela dell’ambiente ma di spingersi verso la rigenerazione
affinché tutti possano beneficiare dell’eterno flusso di creatività,
adattamento e abbondanza della natura. La Blue Economy nell'ipotesi più moderata
può essere considerata un’evoluzione della Green Economy, in realtà è qualcosa
di più e di diverso.È un sistema di pensiero e di azione complesso in cui la
dimensione economica della proposta parte sempre dal livello sociale e globale
della condizione della persona, sia dei paesi dove avviene la produzione, sia
dei paesi ove avviene il consumo di beni prodotti. Uno dei beni per i quali non
abbiamo limiti è la nostra creatività ed è su questa che ci dobbiamo basare per
introdurre innovazioni che non portino solo nuove tecnologie, ma anche e
soprattutto nuovi modelli economici che tengano conto della decrescita dei
rendimenti marginali della produttività degli attuali sistemi di produzione. La
Blue Economy non si basa solo sull’innovazione, ma anche su nuovi modelli
produttivi che cambiano il nostro modo di guardare alla produzione, alla
distribuzione e ai consumi. I prodotti migliori devono essere anche i più
economici.Ciò che acquistiamo deve contribuire alle esigenze fondamentali di
tutti, i prodotti e i servizi che acquistiamo regolarmente devono contribuire
alla costruzione di un capitale umano e creare nuovi posti di lavoro. È un
approccio completamente nuovo, fresco, di cui abbiamo urgente bisogno. Oggi
tutto quello che i governi e le dirigenze riescono ad immaginare sono austerità
e tagli dei costi. Ma questo non è possibile. Dovremmo evolvere, come fa la
natura, dalla penuria alla sufficienza e all’abbondanza. La natura evolve
sempre verso l’abbondanza. E noi in un momento di crisi riusciamo solo a
pensare a fare meno, mentre dovremmo trasmettere alla gente il messaggio di
fare di più con quello che abbiamo. Questo è il messaggio che viene dalla
natura. La natura è un incredibile fonte di ispirazione, perché ci mostra che
col tempo, usando soluzioni creative, è sempre possibile evolvere verso il meglio.
Se parliamo di materie prime, non esistono scarti o inquinamento. O meglio, ciò
che è scarto per qualcuno è sempre materia prima, fonte di energia per qualcun
altro.In questo modo, ci rendiamo conto che possiamo sfruttare a cascata
nutrienti, energia e materiali. La natura continua a semplificare il modo in
cui produciamo e consumiamo. Pensiamo a quanti apparecchi oggi abbiamo che non
servono. La natura ci insegna come farne a meno. Questo è un approccio nuovo e
che ci apre a nuove prospettive. La natura è basata prima di tutto su un
sistema a cascata interconnesso e ci insegna a fare molto di più con meno, ad
eliminare anche quello che ci sembra indispensabile come le pile, filtri,
sistemi osmotici e tutte quelle apparecchiature che continuiamo a utilizzare e
gettare via.Il concetto stesso di rifiuto è un'invenzione umana. Nei sistemi
naturali nessuno produce qualcosa che non serve a nessuno. L’economista e
imprenditore Gunter Pauli, nel suo libro “Blue economy, 10 anni, 100
innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro” analizza molto bene il percorso,
con proposte industriali legate ai processi biologici della natura; un esempio
pratico: studiando il modo in cui i sistemi naturali generano energia in modo
efficiente, si potrebbe ridurre la domanda energetica di 10 o 20 volte,
riducendo così la necessità di produrre energia sfruttando le miniere di
carbone, quindi contribuendo anche ad abbassare l’inquinamento atmosferico. Ci
affanniamo a succhiare elettricità dalla rete senza renderci conto che
ottimizzando i consumi, con scelte radicali sui sistemi di produzione e
utilizzo, si potrebbe garantire percorsi virtuosi, che innescherebbero nuove
possibilità di sviluppo sostenibile. Da qui, noi ecologisti e civici verdi
europei, vogliamo partire per lanciare un programma di innovazione, di speranza
e di progresso; un programma dove l’antico pensiero ambientalista, che molti
associavano a freno fastidioso per uno sviluppo basato sulla perenne crescita,
diventa ora probabilmente l’unico percorso realmente perseguibile, per uscire
da una crisi globale e irreversibile, di sistema e strutturale, che certo non
sta risparmiando nemmeno il nostro Trentino; nel programma di governo abbiamo
chiesto al nostro candidato presidente Ugo Rossi, di inserire progettualità
innovativa, mirata a percorsi virtuosi strettamente legati ai concetti della
blue economy, che il Trentino, terra all’avanguardia in fatto di ricerca e
sviluppo, ha l’obbligo di percorrere, per il proprio futuro e per dare anche un
impulso esemplare alla nazione; siamo sempre stati indicati come artefici di
progresso e innovazione; ora,possiamo diventare sempre più un punto di
riferimento per tutto il paese e per l’Europa; siamo obbligati a farlo, per un
Trentino migliore, autonomo ed europeo.
giovedì 19 settembre 2013
Energie rinnovabili, chi l’ha detto che fanno crescere il costo delle bollette?
Un paese (in questo caso il minuscolo è d'obbligo) non può crescere finché si distorce la realtà; mi riferisco alle energie da fonti rinnovalbili ed agli incentivi messi in campo; certamente c'è stata una distorsione del fenomeno, che ha generato una grande speculazione proprio messa in atto da chi ora critica l'uso e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Della serie:"succhio tutto ciò che c'è da succhiare e poi gli altri...si fottano"! Il succhiare è riferito agli incentivi usati molto intensamente dalle varie multinazionali che hanno installato centrali fotovoltaiche ed eoliche enormi, il si fottano, invece, è riferito a tutti i cittadini, ai quali sono stati totli gli incentivi sui piccoli impianti; questi incentivi avrebbero permesso lo sviluppo di una democrazia energetica vera e propria; cioé, con il piccolo impianto domestico il cittadino avrebbe potuto godere di un notevole risparmio in termini di spesa per l'energia, solo che le multinazionali avrebbero visto ridotti i loro già cospicui guadagni. Ecco fatto, tolti gli incentivi per i cittadini, garantita la speculazione per le grandi multinazionali e, ora, si tenta di far passare la tesi che le energie rinnovabili sono la fonte principale dei rincari delle bollette. Nulla si dice sui costi del petrolio che cresce, sui costi del carbone e sui costi che l'inquinamento ambientale, generato dall'uso di questi combustibili, pesa sull'economia nazionale.
Il tutto, ancora una volta, passato da una stampa compiacente, serva indefessa delle lobby di potere del fossile.
Ecco un articolo del FattoQuotidiano, settore Ambiente, che chiarisce quanto distorta possa essere l'informazione in tema di costi delle rinnovabili.
Marco Ianes
Così Il Corriere della Sera si è distinto per dare spazio ad interventi critici oltre misura nei confronti degli incentivi e delle politiche di innovazione in campo energetico. Alesina e Giavazzi (due economisti non certo esenti da furore ideologico) si sono sbizzarriti, infilando ovunque l’argomento delle rinnovabili come cattivo esempio di politica neo-statalista. Addirittura, nella Giornata mondiale per l’Ambiente, un articolo a firma di Danilo Taino, dal taglio apertamente negazionista sulla crisi ambientale, ha sostenuto il fallimento del fotovoltaico in Italia, sia come politica industriale che come strumento per combattere il cambiamento climatico. Anziché fornire dati a sostegno di questa indifendibile tesi, ha argomentato con il peso degli incentivi nelle bollette e con le infiltrazioni mafiose nella costruzione dei grandi impianti fotovoltaici. Dal portale Lavoce.info e dal suo blog su Il Fatto Quotidiano online, poi, l’instancabile prof. Ragazzi ha rinvigorito la sua battaglia contro gli incentivi, spalleggiando il ministro Zanonato sulla necessità di tagliare i sussidi dalle bollette.
Forte di questa campagna mediatica, il ministro Zanonato, dopo un colossale infortunio sulla necessità di tornare al nucleare, si è gettato a testa bassa contro il caro bollette. Cosa ragionevole, se si ragionasse a 360 gradi, non imputando alle rinnovabili tutte le colpe dell’incremento dei prezzi dell’energia in Italia. L’obiettivo del ministro, a quanto emerso dalle sue dichiarazioni, è di tagliare di 3 miliardi il costo delle bollette spalmando su più anni i pagamenti in favore di chi ha diritto agli incentivi, o facendo pagare gli oneri di sistema per ridurre il peso della componente A3 in bolletta.
Il prof. Ragazzi e l’onere della prova: chi l’ha detto che le rinnovabili fanno crescere il costo delle bollette?
È vero che il costo elettrico cresce ”perché abbiamo molti incentivi sulle rinnovabili”? Certamente c’è un effetto, ma ci sono molti vantaggi. Ad esempio, lo studio di Althesys stima un “peak shaving” netto di 838 milioni di euro, grazie al fatto che con l’avvento delle rinnovabili il picco di prezzo non coincide più con la massima domanda di energia elettrica. Soprattutto, Ragazzi mette nell’oblio il problema della dipendenza del nostro paese dalle fonti fossili e la crescita continua dei loro prezzi. Negli ultimi dieci anni la bolletta media degli italiani è cresciuta nella voce “energia e approvvigionamento”, passando da 106 a 293 euro (+177% per famiglia). Per non parlare poi dei sussidi alle fonti fossili, gli oneri impropri, gli sconti ai grandi consumatori di energia elettrica, che ammontano a circa 6 milardi di euro (che il nostro mette in un unico mucchio con gli incentivi per Pv).
Il decreto Fare2: difendere la proprietà, incentivare il carbone e destrutturare il sistema delle rinnovabili
Che dire allora degli incentivi per il “carbone pulito”, dell’idea di caricare sugli autoproduttori i costi per aggiornare la rete, proprio mentre le “larghe intese” patteggiano il taglio dell’Imu? Non si può sorvolare sul fatto che, proprio per finanziare la cancellazione dell’Imu, è stato deciso un prelievo (300 milioni di euro) dai fondi destinati a efficienza e rinnovabili. È come se questi 300 milioni fossero presi dagli oneri di sistema che tutti paghiamo nelle bollette e, quindi, come se fossimo costretti ad aumentare il peso del prelievo con la voce A3. Ma non basta. Nel decreto del Fare2 (articolo 3) si prevedono finanziamenti fino a 63 milioni di euro l’anno per venti anni per realizzare una centrale elettrica a carbone con cattura di CO2 nell’area del Sulcis, con un incentivo ventennale di 30 euro a megawattora prodotto (più degli scandalosi 28 euro/MWh per il biogas!). E chi pagherà? Il sistema elettrico nazionale, ancora con un prelievo in tariffa. Ovvero altri soldi a carico delle famiglie .
Se questa è la logica adottata, chi l’ha detto che il sostegno alle rinnovabili debba essere pagato dagli utenti e non piuttosto da chi inquina e ha finora scaricato sulla società tutte le esternalità che non hanno mai pagato?
(ha collaborato Giovanni Carrosio)
Il tutto, ancora una volta, passato da una stampa compiacente, serva indefessa delle lobby di potere del fossile.
Ecco un articolo del FattoQuotidiano, settore Ambiente, che chiarisce quanto distorta possa essere l'informazione in tema di costi delle rinnovabili.
Marco Ianes
Energie rinnovabili, chi l’ha detto che fanno crescere il costo delle bollette?di Mario Agostinelli | 16 settembre 2013
Dall’inizio del 2013 è stato sferrato un attacco pesantissimo alle rinnovabili da parte delle più grandi testate giornalistiche nazionali, ispirate ai comunicati delle lobby energetiche. Queste continuano a guardare di traverso e con insofferenza all’influenza ormai rilevantissima del solare, dell’eolico e del mini-idroelettrico, sulla struttura di produzione e di distribuzione elettrica nazionale. Evidentemente Enel, Eni e Assoelettrica hanno fatto male i loro conti quando hanno investito sull’esclusiva predominanza dei fossili. I loro manager poi, così abituati ad avere ai loro piedi l’establishment politico che li designa, hanno chiesto ai politici e ai media di coprire loro le spalle influenzando l’opinione pubblica.Così Il Corriere della Sera si è distinto per dare spazio ad interventi critici oltre misura nei confronti degli incentivi e delle politiche di innovazione in campo energetico. Alesina e Giavazzi (due economisti non certo esenti da furore ideologico) si sono sbizzarriti, infilando ovunque l’argomento delle rinnovabili come cattivo esempio di politica neo-statalista. Addirittura, nella Giornata mondiale per l’Ambiente, un articolo a firma di Danilo Taino, dal taglio apertamente negazionista sulla crisi ambientale, ha sostenuto il fallimento del fotovoltaico in Italia, sia come politica industriale che come strumento per combattere il cambiamento climatico. Anziché fornire dati a sostegno di questa indifendibile tesi, ha argomentato con il peso degli incentivi nelle bollette e con le infiltrazioni mafiose nella costruzione dei grandi impianti fotovoltaici. Dal portale Lavoce.info e dal suo blog su Il Fatto Quotidiano online, poi, l’instancabile prof. Ragazzi ha rinvigorito la sua battaglia contro gli incentivi, spalleggiando il ministro Zanonato sulla necessità di tagliare i sussidi dalle bollette.
Forte di questa campagna mediatica, il ministro Zanonato, dopo un colossale infortunio sulla necessità di tornare al nucleare, si è gettato a testa bassa contro il caro bollette. Cosa ragionevole, se si ragionasse a 360 gradi, non imputando alle rinnovabili tutte le colpe dell’incremento dei prezzi dell’energia in Italia. L’obiettivo del ministro, a quanto emerso dalle sue dichiarazioni, è di tagliare di 3 miliardi il costo delle bollette spalmando su più anni i pagamenti in favore di chi ha diritto agli incentivi, o facendo pagare gli oneri di sistema per ridurre il peso della componente A3 in bolletta.
Il prof. Ragazzi e l’onere della prova: chi l’ha detto che le rinnovabili fanno crescere il costo delle bollette?
È vero che il costo elettrico cresce ”perché abbiamo molti incentivi sulle rinnovabili”? Certamente c’è un effetto, ma ci sono molti vantaggi. Ad esempio, lo studio di Althesys stima un “peak shaving” netto di 838 milioni di euro, grazie al fatto che con l’avvento delle rinnovabili il picco di prezzo non coincide più con la massima domanda di energia elettrica. Soprattutto, Ragazzi mette nell’oblio il problema della dipendenza del nostro paese dalle fonti fossili e la crescita continua dei loro prezzi. Negli ultimi dieci anni la bolletta media degli italiani è cresciuta nella voce “energia e approvvigionamento”, passando da 106 a 293 euro (+177% per famiglia). Per non parlare poi dei sussidi alle fonti fossili, gli oneri impropri, gli sconti ai grandi consumatori di energia elettrica, che ammontano a circa 6 milardi di euro (che il nostro mette in un unico mucchio con gli incentivi per Pv).
Il decreto Fare2: difendere la proprietà, incentivare il carbone e destrutturare il sistema delle rinnovabili
Che dire allora degli incentivi per il “carbone pulito”, dell’idea di caricare sugli autoproduttori i costi per aggiornare la rete, proprio mentre le “larghe intese” patteggiano il taglio dell’Imu? Non si può sorvolare sul fatto che, proprio per finanziare la cancellazione dell’Imu, è stato deciso un prelievo (300 milioni di euro) dai fondi destinati a efficienza e rinnovabili. È come se questi 300 milioni fossero presi dagli oneri di sistema che tutti paghiamo nelle bollette e, quindi, come se fossimo costretti ad aumentare il peso del prelievo con la voce A3. Ma non basta. Nel decreto del Fare2 (articolo 3) si prevedono finanziamenti fino a 63 milioni di euro l’anno per venti anni per realizzare una centrale elettrica a carbone con cattura di CO2 nell’area del Sulcis, con un incentivo ventennale di 30 euro a megawattora prodotto (più degli scandalosi 28 euro/MWh per il biogas!). E chi pagherà? Il sistema elettrico nazionale, ancora con un prelievo in tariffa. Ovvero altri soldi a carico delle famiglie .
Se questa è la logica adottata, chi l’ha detto che il sostegno alle rinnovabili debba essere pagato dagli utenti e non piuttosto da chi inquina e ha finora scaricato sulla società tutte le esternalità che non hanno mai pagato?
(ha collaborato Giovanni Carrosio)
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mercoledì 18 settembre 2013
Presentata oggi la lista per le prossime elezioni provinciali in Trentino. Marco Ianes, portavoce degli ecologisti e civici, nella testa di serie, al terzo posto di lista.
Presentata oggi la lista per le prossime elezioni provinciali in Trentino. Marco Ianes, portavoce degli ecologisti e civici, nella testa di serie, al terzo posto di lista.
Lista ricca di professionalità e persone di varie estrazioni sociali e culturali.
Siamo pronti a partire.
Le candidate e i candidati della lista
ECOLOGISTI E CIVICI – VERDI EUROPEI
ECOLOGISTI E CIVICI – VERDI EUROPEI
1.
Lucia Coppola
– consigliere comunale di Trento
2.
Ruggero Pozzer
– insegnante – consigliere della Comunità Vallagarina
3.
Marco Ianes
– insegnante – consulente settore energia
4.
Giorgio Viganò
– operatore sociale
5.
Mauro Previdi
– chirurgo ospedale S. Maria del Carmine – consigliere comunale di Rovereto
6.
Elisa Merz
– studentessa universitaria Beni culturali – animalista
7.
Michele Trainotti
– tecnologo in FBK
8.
Stefania Pintarelli
– imprenditrice
9.
Renza Bollettin
– medico – assessore comunale di Riva del Garda
10.
Arianna Luchi
– studentessa – esponente Partito Pirata Italiano
11.
Diego Albertini
– imprenditore
12.
Carla Maria Giovanna Baù – tecnologa alimentare
13.
Nicola Chiavarelli
– architetto
14.
Giulia Boato
– ricercatrice universitaria
15.
Gilberto Conati
– commerciante
16.
Maddalena Bonat
– impiegata Università di Trento
17.
Umberto Dalmonego
– collaboratore scolastico – consigliere Comunità di Valle Cembra
18.
Tommasina Michelina Chiodo – già dirigente statale – cultore materia tributaria c/o
Univ. di Trento
19.
Guido Donati
– pensionato impegnato nel volontariato
20.
Lisa Forrer
– studentessa universitaria Giurisprudenza
21.
Roberto Franceschini
“Bistecca” – giornalista pubblicista
– consigliere comunale di Vezzano
22.
Ernesta Frigo
“Titti” – giurista di impresa –
istruttrice di equitazione
23.
Fabio Giuliani
– impiegato pubblico
24.
Cristina Moser
“Chica” – animalista
25.
Alberto Mattedi
– assegnista di ricerca per il CNR
26.
Jamila Moumin
– mediatrice interculturale
27.
Rolando Pizzini
– insegnante – scrittore
28.
Michela Postal
– infermiera professionale – avicoltrice
29.
Attilio Raffaelli
– artigiano falegname
30.
Giuliana Raoss
– assistente sociale
31.
Giovanni Segatta
“Gianni” – geologo
32.
Chiara Torresan
– ricercatrice universitaria
33.
Cristiano Vecli
– commerciante – consigliere circoscrizionale a Rovereto
34.
Marino Vitti
– operaio specializzato – Vicepresidente Circoscrizione S. Giuseppe – Santa
Chiara – Trento
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