"Le idee fanno grandi gli uomini; gli uomini possono rendere grandi le idee, realizzandole!" (Marco Ianes)


domenica 5 ottobre 2014

Centrale a biomassa in Valsugana: nuovo pericolo per la salute pubblica.

Apprendiamo che in Valsugana c'è in atto un progetto di realizzazione di una centrale a biomassa, a servizio di uno stabilimento industriale di proprietà della Menz e Gasser, pregiata azienda di confetture alimentari.
Pur coscienti del fatto che i costi energetici industriali  sono sempre più elevati, siamo dell'opinione che, percorrere la strada di produrre energia tramite combustione, sia sempre una via errata.
Molteplici sono i motivi della nostra perplessità, anche e soprattutto per la location di tale nuova fonte di emissione: la Valsugana, zona già fortemente compromessa dalla presenza di siti inquinanti quali l'acciaieria di Borgo, solo per citarne un esempio. La centrale a biomassa che l'azienda vuole realizzare non è esente da emissioni tossiche e  pericolose; con il concetto di biomassa si vuole far passare l'idea che,bruciando residui del ciclo del legno come parrebbe nelle intenzioni dichiarate dall'azienda stessa, l'impatto ambientale sia praticamente nullo. Ebbene, ciò è assolutamente falso e fuorviante. Qualsiasi combustione produce diossine e residui di microparticelle che interagiscono con la qualità dell'aria che TUTTI respiriamo. Il problema, poi, si pone anche sotto un altro aspetto, molto più sottile; qualora il combustibile definito "biomassa" sia di natura diversa da quello dichiarato finora, cioè di origini vegetali, si avrebbe un ulteriore decadimento della qualità dell'aria, con conseguente aumento del rischio tumori e malattie varie per la cittadinanza.  Mi riferisco a quel famoso CSS (combustibile solido secondario), derivato dal trattamento dei rifiuti, che la provincia di Trento vorrebbe realizzare in uno stabilimento a Trento, per chiudere il ciclo dei rifiuti. L'associazione viene spontanea: la PAT realizza la materia prima (CSS) e le aziende che usano la "biomassa" lo utilizzano; il tutto con l'etica ecologica d'ufficio,dato che il CSS viene qualificato al pari della biomassa, dai regolamenti vigenti, come fonte rinnovabile (sic!). Davvero un bel passo avanti per l'ambiente trentino, sempre più gestito in maniera affaristica da una politica davvero poco attenta ai reali risvolti sulla salute generale dei cittadini. Mi pare poco percorribile una via di valorizzazione di queste forme alternative di energia, che definire "rinnovabili" è davvero assurdo. Siamo pienamente cosciente del fatto che trovare fonti di energia a costi sostenibili sia essenziale per le aziende, ma certe strade "mascherate" da ambientaliste non possono più essere sostenute. Davvero vogliamo credere alla bassa incidenza sulla nostra qualità ambientale e di vita di tali centrali a combustione? Continuare a perseguire tali vie non può essere intensificato come progresso e, men che meno, come via innovativa. Di rinnovabile non c'è nulla, c'è solo il solito interesse economico a discapito del bene collettivo e pure della sicurezza di tutti. Spiace che la politica locale liquidi con semplicità e superficialità tali aspetti fondamentali della qualità della vita. Ambientalisti a parole lo sono tutti, ma quelli veri sono davvero preoccupati di questi percorsi; e quelli veri sono rimasti fuori dai giochi politici e possono solo provare a risvegliare le coscienze, sperando in un futuro più sostenibile davvero.

Marco Ianes co portavoce Verdi del Trentino. 

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