Decreto
“Sblocca Italia” e misure urgenti in materia di energia .
Nel recente decreto “sblocca Italia, al capo IX, articoli 36,37 e 38, si
parla di misure urgenti in materia energetica. Peccato, però , che di energia
si parli veramente poco, se non per nulla, poiché si trovano riferimenti
solamente agli idrocarburi e alle possibilità di effettuare campagne di ricerca
nei territori e nei mari dello Stato. Non si capiscono i motivi per i quali,
questo governo, non abbia inserito in questo decreto anche la possibilità di
esplorare nuove vie per le risorse rinnovabili, quali acqua, vento e sole.
Il nostro paese è dotato di molte coste, al largo delle quali vi sono
correnti d’aria che definire “interessanti” energeticamente è davvero
riduttivo; al largo di tali coste, infatti, la presenza quasi costante di
valori significativi di movimenti eolici, sarebbe tale da giustificare
insediamenti di produzione di energia da fonte eolica. Tali insediamenti
risulterebbero notevolmente preziosi per la tutela del mare dal punto di vista
ambientale, niente trivellazioni dannose, impatto visivo pressoché nullo se
installati a debita distanza dalla costa. Se andiamo in Danimarca, a
Middengrunden , troviamo, ad esempio, un parco eolico off-shore (fuori costa)
che è scarsamente visibile dalla costa, quindi salvaguardando anche l’aspetto
impattante; la Danimarca, ormai sempre più frequentemente nel corso dell’anno,
raggiunge il suo soddisfacimento energetico grazie agli impianti eolici.
Altra questione potrebbe essere tirata in campo con gli impianti
fotovoltaici; finita l’era degli incentivi megagalattici che hanno dato modo
alle multinazionali di arricchirsi e speculare, sarebbe forse ora di
programmare investimenti sul fotovoltaico mirato esclusivamente al fabbisogno
energetico puntuale delle piccole-medie imprese e dei privati; si potrebbe,
così, incentivare e sviluppare una sorta di democrazia energetica, con risparmi
notevoli sugli idrocarburi, che regolarmente importiamo e strapaghiamo da altri
paesi. Le aziende ne avrebbero un doppio beneficio: riduzione dei costi
dell’energia per la propria attività, dati i minori prelievi dalla rete e
defiscalizzazione dell’investimento effettuato per l’impianto. Ne trarrebbe
beneficio anche lo Stato, che vedrebbe incrementate fatturazioni per
installazioni impiantistiche e manutenzioni, con il conseguente gettito IVA
aumentato, nonché con le tasse maggiori delle imprese realizzatrici; ne
trarrebbe beneficio l’occupazione, soprattutto giovanile, che potrebbe vedere
incrementi di posti di lavoro stimati già alcuni anni fa in circa 150.000 nuovi
impieghi nel settore elettrico-elettronico; ne trarrebbe beneficio l’ambiente,
che vedrebbe minori consumi di idrocarburi, minori emissioni di gas inquinanti
e, quindi, migliore qualità dell’aria.
Ulteriore sviluppo sostenibile potrebbe essere quello di incentivare il
micro-idroelettrico; in questo settore ci sarebbe spazio per notevoli
insediamenti in piccoli siti e, tali interventi, potrebbero anche essere una
buona via per prendere in mano la situazione idrogeologica italiana, avviando
un serio monitoraggio dei corsi d’acqua, sia per rilevare potenzialità
energetiche, ma anche per calibrare eventuali interventi di assestamento e
messa in sicurezza dei corsi d’acqua medesimi.
Con questo decreto, invece, si è dato spazio a percorsi che di sostenibile
hanno davvero poco; percorsi che hanno costi elevatissimi, poiché campagne di
rilievi e, poi, di “coltivazione”(termine tecnico, ma che a me piace davvero
poco, in quanto trattasi di sfruttamento di giacimenti, a rischio elevato di
inquinamento ambientale) dei giacimenti non danno la garanzia di ritorni
economici e produttivi tali da essere supportati. Il nostro Paese ha risorse
naturali incredibili, in termini di sole, vento e acqua, ma ancora una volta
non siamo in grado di cambiare rotta, incentivando e promuovendo settori
reali della “green economy”, che potrebbero creare nuovi posti di lavoro
e prospettive di lunga durata.
Un decreto “sblocca Italia" che, per la parte energetica, sicuramente
presenta molte ombre e poche, davvero poche luci; mi risulta difficile credere
in un governo che acclama gradi cambiamenti, che vuole incentivare lo sviluppo
“green”, che vuole proporre nuovi posti di lavoro e nuovi percorsi per lo
sviluppo economico e,poi, per contro, decreta come prioritarie per lo sviluppo
energetico italiano campagne di trivellazioni per la ricerca di
idrocarburi che, ammesso che vengano trovati, avranno costi elevatissimi sia
per la realizzazione degli eventuali impianti di prelievo e raffinazione, sia
per la gestione ambientale.
Ancora una volta prevalgono i proclami, ma nulla di nuovo sotto il “sole”
italiano, che perde un’altra occasione per lanciare una vera ripresa
economica. Difficile davvero pensare di cambiare prospettive, in un Paese
arenato su percorsi insostenibili; se davvero si vuole crescere, è necessario
cambiare radicalmente e anche “dolorosamente”, come ha detto Renzi qualche
giorno fa; ma, non è ben chiaro per chi debbano essere i dolori! Non certo per
le solite multinazionali petrolifere che continueranno a godere dell’appoggio
di un governo che sta letteralmente tradendo tutte le aspettative.
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