Quali possono essere le prospettive nella scuola? All'insegna della ormai tanto
proclamata spending review, inglesismo fastidioso usato per classificare tagli
alla spesa pubblica, molto, anzi troppo spesso lineari e con poca logica
lungimirante, davvero è difficile pensare a prospettive di crescita e innovazione. Nel mondo della scuola, già da qualche anno, si assiste a
riduzioni troppo spinte del budget a disposizione, per far crescere il sistema.
Badate bene, non sto parlando di soldi per i docenti o il personale in genere,
quello è un altro argomento, sul quale peraltro ci sarebbe molto da discutere,
se facessimo confronti con le retribuzioni degli insegnanti del resto d’Europa.
No, sto parlando di investimenti su attrezzature, su materiali didattici, su
monte ore dedicato sia all'aggiornamento del corpo docente, sia a disposizione
per recupero allievi o per percorsi di sviluppo di eccellenze. Già, proprio su
questi percorsi si tolgono risorse, giustificandone la necessità impellente per
far quadrare i conti. Ma che senso ha parlare di sviluppo sostenibile, di
progresso di una civiltà futura tesa al miglioramento delle condizioni socio
economiche, se poi tagliamo sistematicamente i mezzi che servono a formare le
future generazioni? Questo è un tema molto delicato e imprescindibile, per
poter garantire una crescita reale e continua di un popolo. Anche il Trentino,
purtroppo, si sta adeguando a questa fase recessiva in ambito culturale e
scolastico e questo potrebbe innescare percorsi pericolosi, che potrebbero
portare la nostra provincia al di fuori di quella eccellenza che l’ha vista
protagonista negli ultimi decenni. Dobbiamo cercare, con convinzione politica,
di concentrare risorse in questo campo e non distrarle verso percorsi fuorvianti
e poco“redditizi”dal punto di vista della crescita delle nostre generazioni
più giovani. La scuola e la formazione professionale meritano investimenti
significativi e importanti, al pari dell’industria, dell’artigianato e del
turismo; forse anche più di questi settori, poiché senza formazione anch'essi
sarebbero destinati ad una fine mediocre. Non vi può essere sviluppo nei
settori economici se non vi è programmazione di investimenti significativi nella
formazione dei futuri industriali, artigiani e operatori turistici. Se il Trentino che vorremmo saprà mettere in campo risorse, certamente più mirate
evitando sprechi, ma altrettanto certamente più significative, nel mondo della
scuola e della formazione, riusciremo anche a far crescere tutto il resto dei
comparti economici che determinano il progresso di una comunità. Diversamente,
siamo inesorabilmente destinati al declino, sia culturale che economico, senza
alternative. Nuove visioni sono necessarie, nuovi approcci verso il mondo della
scuola, nuove e forti attenzioni sono necessarie per lo sviluppo sostenibile di
un nuovo modello socio economico. E in questo nuovo modello, la scuola e la
formazione devono rappresentare le fondamenta solide sulle quali costruire la
nuova casa trentina, una nuova casa che accolga le innovazioni e che le sappia
usare per una crescita armoniosa di tutti. Programmare un percorso virtuoso negli investimenti è certamente doveroso, ma non possiamo togliere ai nostri giovani la possibilità di crescere, studiando per prepararsi al loro ingresso nel mondo del lavoro; non certo in maniera così pesante e approssimativa, come sta avvenendo in questo periodo. Non possiamo permetterci di commettere questi errori, ne va della crescita di tutte le componenti della nostra società.
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