Blue
economy: Trentino motore di sviluppo sostenibile.
Non
passa giorno in cui non si apprendano notizie relative alla grave crisi
economica e finanziaria, la quale costituisce un problema molto grave e serio,
che compromette il benessere di tutti e la dignità di molti, che perdono il
lavoro in età avanzata o, come per molti giovani, non riescono nemmeno ad
avviarsi in un’attività lavorativa. Unitamente a questa grave crisi, siamo in
presenza di un’altrettanto grave deficit ecologico, che accumula continuamente
punti negativi. Ma le due cose, sono strettamente legate tra loro; il modello
economico finanziario attuale, basato principalmente sulla combustione fossile
per ricavare energia per la produttività, sta arrivando alla saturazione e,
oltre alla già menzionata crisi, ci lascia in eredità un pesante fardello di
malessere ambientale; è malata l’economia mondiale, ma è altrettanto malato il
nostro mondo, con il suo ambiente deturpato e svilito dall’azione antropica,
messa in campo in questi decenni. È la comunità scientifica stessa a dare
queste indicazioni, non è solamente una semplice opinione di ambientalisti
“estremisti” che, a detta di molti sostenitori dell’attuale sistema, sono dei
visionari utopici che vogliono un mondo perfetto e comodo, ma senza rifiuti e
senza inquinamenti. Questa, però rappresenta una descrizione errata di chi
opera nell’ambientalismo, poiché identifica percorsi ormai superati, di
estremismo esistente, forse, all’inizio del percorso ambientalista; se, però,
qualche decennio fa, si poteva anche credere a questa definizione di
“estremismo ambientalista”, ora, con i dati alla mano e con le analisi
economiche e ambientali, quindi con i numeri reali, la definizione diventa
anacronistica, poiché decenni fa, quei “visionari impazziti”, prevedevano una
recessione irreversibile legata ad una crescita smisurata e ad uno sfruttamento
delle risorse naturali spropositato. Quindi li possiamo ora definire, passatemi
il termine un pochino caricaturale, “profeti ambientalisti”. L’economia
mondiale negli ultimi sessant’anni è cresciuta a ritmi notevolissimi; il
prodotto globale lordo mondiale ha raggiunto i 69.000 miliardi di dollari nel
2008; nel 1950 esso era di soli 6.600 miliardi di dollari; è chiaro che non è
pensabile di poter sostenere una continua e inarrestabile crescita
all’infinito. L’economia della crescita a tutti i costi non è più sostenibile e
da questo concetto si parte per rifondare un sistema diverso, per imboccare
strade alternative e innovative. Siamo partiti, alcuni anni fa, con lo sviluppo
della green economy, che ha visto l’uso delle fonti di energia rinnovabili, dal
fotovoltaico all’eolico, a volte usati in maniera speculativa, poiché la mala
politica ne ha incentivato l’uso a beneficio delle multinazionali, più che dei
cittadini; la green economy ha rappresentato un passo importante, tuttavia
dettato dalla necessità di inseguire la tutela ambientale, cercando di produrre
energia per lo sviluppo industriale in maniera più sostenibile e meno
impattante; molto spesso la green economy ha messo in campo percorsi virtuosi,
ma mirati a contenere le emissioni inquinanti, oppure ad avere energia pulita e
a costi più ridotti. Tutti passi evolutivi importanti, ma non sufficienti a
cambiare radicalmente il percorso economico. Diventa necessario spingerci
oltre, con coraggio e determinazione, verso un percorso ancora più innovativo,
denominato blue economy. La blue economy affronta le problematiche della
sostenibilità al di là della semplice conservazione: lo scopo non è investire
di più nella tutela dell’ambiente ma di spingersi verso la rigenerazione
affinché tutti possano beneficiare dell’eterno flusso di creatività,
adattamento e abbondanza della natura. La Blue Economy nell'ipotesi più moderata
può essere considerata un’evoluzione della Green Economy, in realtà è qualcosa
di più e di diverso.È un sistema di pensiero e di azione complesso in cui la
dimensione economica della proposta parte sempre dal livello sociale e globale
della condizione della persona, sia dei paesi dove avviene la produzione, sia
dei paesi ove avviene il consumo di beni prodotti. Uno dei beni per i quali non
abbiamo limiti è la nostra creatività ed è su questa che ci dobbiamo basare per
introdurre innovazioni che non portino solo nuove tecnologie, ma anche e
soprattutto nuovi modelli economici che tengano conto della decrescita dei
rendimenti marginali della produttività degli attuali sistemi di produzione. La
Blue Economy non si basa solo sull’innovazione, ma anche su nuovi modelli
produttivi che cambiano il nostro modo di guardare alla produzione, alla
distribuzione e ai consumi. I prodotti migliori devono essere anche i più
economici.Ciò che acquistiamo deve contribuire alle esigenze fondamentali di
tutti, i prodotti e i servizi che acquistiamo regolarmente devono contribuire
alla costruzione di un capitale umano e creare nuovi posti di lavoro. È un
approccio completamente nuovo, fresco, di cui abbiamo urgente bisogno. Oggi
tutto quello che i governi e le dirigenze riescono ad immaginare sono austerità
e tagli dei costi. Ma questo non è possibile. Dovremmo evolvere, come fa la
natura, dalla penuria alla sufficienza e all’abbondanza. La natura evolve
sempre verso l’abbondanza. E noi in un momento di crisi riusciamo solo a
pensare a fare meno, mentre dovremmo trasmettere alla gente il messaggio di
fare di più con quello che abbiamo. Questo è il messaggio che viene dalla
natura. La natura è un incredibile fonte di ispirazione, perché ci mostra che
col tempo, usando soluzioni creative, è sempre possibile evolvere verso il meglio.
Se parliamo di materie prime, non esistono scarti o inquinamento. O meglio, ciò
che è scarto per qualcuno è sempre materia prima, fonte di energia per qualcun
altro.In questo modo, ci rendiamo conto che possiamo sfruttare a cascata
nutrienti, energia e materiali. La natura continua a semplificare il modo in
cui produciamo e consumiamo. Pensiamo a quanti apparecchi oggi abbiamo che non
servono. La natura ci insegna come farne a meno. Questo è un approccio nuovo e
che ci apre a nuove prospettive. La natura è basata prima di tutto su un
sistema a cascata interconnesso e ci insegna a fare molto di più con meno, ad
eliminare anche quello che ci sembra indispensabile come le pile, filtri,
sistemi osmotici e tutte quelle apparecchiature che continuiamo a utilizzare e
gettare via.Il concetto stesso di rifiuto è un'invenzione umana. Nei sistemi
naturali nessuno produce qualcosa che non serve a nessuno. L’economista e
imprenditore Gunter Pauli, nel suo libro “Blue economy, 10 anni, 100
innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro” analizza molto bene il percorso,
con proposte industriali legate ai processi biologici della natura; un esempio
pratico: studiando il modo in cui i sistemi naturali generano energia in modo
efficiente, si potrebbe ridurre la domanda energetica di 10 o 20 volte,
riducendo così la necessità di produrre energia sfruttando le miniere di
carbone, quindi contribuendo anche ad abbassare l’inquinamento atmosferico. Ci
affanniamo a succhiare elettricità dalla rete senza renderci conto che
ottimizzando i consumi, con scelte radicali sui sistemi di produzione e
utilizzo, si potrebbe garantire percorsi virtuosi, che innescherebbero nuove
possibilità di sviluppo sostenibile. Da qui, noi ecologisti e civici verdi
europei, vogliamo partire per lanciare un programma di innovazione, di speranza
e di progresso; un programma dove l’antico pensiero ambientalista, che molti
associavano a freno fastidioso per uno sviluppo basato sulla perenne crescita,
diventa ora probabilmente l’unico percorso realmente perseguibile, per uscire
da una crisi globale e irreversibile, di sistema e strutturale, che certo non
sta risparmiando nemmeno il nostro Trentino; nel programma di governo abbiamo
chiesto al nostro candidato presidente Ugo Rossi, di inserire progettualità
innovativa, mirata a percorsi virtuosi strettamente legati ai concetti della
blue economy, che il Trentino, terra all’avanguardia in fatto di ricerca e
sviluppo, ha l’obbligo di percorrere, per il proprio futuro e per dare anche un
impulso esemplare alla nazione; siamo sempre stati indicati come artefici di
progresso e innovazione; ora,possiamo diventare sempre più un punto di
riferimento per tutto il paese e per l’Europa; siamo obbligati a farlo, per un
Trentino migliore, autonomo ed europeo.
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