Lavoro,ambiente,economia,politica,Trentino,autonomia,sviluppo sostenibile,ecologia,energia,scuola e formazione,sport.
"Le idee fanno grandi gli uomini; gli uomini possono rendere grandi le idee, realizzandole!" (Marco Ianes)
martedì 22 dicembre 2015
COP21, ovvero grande accordo effimero! Leggi qui.
COP21, ovvero grande accordo effimero! Leggi qui:
dal FATTO QUOTIDIANO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/mianes/
lunedì 21 dicembre 2015
Ancora sul trilinguismo! Perplessità sui reali contributi agli aggiornamenti.
Oggi, la PAT ha liquidato il voucher per il corso di aggiornamento all'estero in lingua inglese. Ho preso euro 933,49 al netto delle ritenute. Va bene, io ci credo nel portare avanti l'aggiornamento dei docenti per il CLIL, ma mi chiedo perchè, a fronte di una spesa ben superiore ( circa 1500 euro tra aereo, alloggio e corso di due settimane; escluso il vitto che posso anche considerare di pagarmelo e, ovviamente le spese personali), si rimborsi solo una parte, per giunta tassando il rimborso! Ma chi ci crede siamo solo noi insegnanti oppure la PAT intende davvero investire SERIAMENTE in aggiornamenti? No, perché se uno ci deve anche rimettere soldi, la prossima volta ci penso molto attentamente! Qundici giorni di corso durante le mie ferie, NON PAGATI, aereo, vitto, alloggio e corso solo parzialmente rimborsati, esame prima e dopo per poter accedere al voucher, tenere il registro dei corsi effettuati...ma chi me lo fa fare? Mah...davvero ci ripenserò in futuro!
venerdì 11 dicembre 2015
Trilinguismo, insegnanti impegnati e la provincia latitante...
Sono un docente impegnato nel progetto trilinguismo, molto spinto dal governo provinciale. Sto seguendo, con molto interesse, lo sviluppo del sistema CLIL.
Credo che, se ben organizzato e con docenti ben preparati, si possa davvero dare un serio contributo alla crescita dei nostri ragazzi, nel tentativo di far capire loro che le lingue straniere possono essere un mezzo nuovo e diverso per apprendere discipline non linguistiche e crescere culturalmente.
Il progetto trilinguismo di cui la nostra Provincia si vanta di essere sostenitrice, e il progetto CLIL ne è una componente fondamentale, deve però essere sostenuto seriamente, con finanziamenti congrui alla realtà; ma, soprattutto, si deve dare anche la necessaria credibilità a tale progetto.
Allora, mi chiedo quale credibilità possa avere un progetto se gli insegnanti che hanno sostenuto, a proprie spese di tempo e di denaro, un corso di 2 o 3 settimane all’estero in periodo estivo, e ancora non hanno ricevuto il rimborso del voucher previsto, dopo ben quattro mesi dalla presentazione delle spese e dopo aver sostenuto e superato gli esami previsti per il riconoscimento! Che credibilità può avere un progetto che prevede un aggiornamento degli insegnanti all’estero, da effettuarsi con sola parziale copertura delle spese sostenute? Sì, perché è bene chiarire che il voucher, ammesso che arrivi a questo punto, copre solo una parte delle spese sostenute. Solitamente, e io lo posso confermare avendo lavorato diversi anni anche per aziende private del settore industriale, i corsi di aggiornamento sono interamente sostenuti dalle aziende stesse. Così non è per la Provincia, che ti chiede di aggiornarti, ti chiede di credere ad un percorso e poi ti dice che ti copre le spese solo in parte. E questo passi pure, purché almeno quella parte finanziata arrivi! I dubbi cominciano a serpeggiare tra i docenti visto che, contattando il servizio preposto, pare che prima di febbraio o marzo i soldi di rimborso non ci vengano erogati, mentre ci era stato detto che al massimo nel mese di novembre saremmo stati rimborsati! Bella partenza per il progetto trilinguismo, proprio una piena e totale iniezione di fiducia verso gli insegnanti che hanno deciso di mettersi in gioco! Sarà la solita politica degli annunci? Sarà che, alla fine, a crederci siamo solo noi, docenti pazzi che si sono messi in gioco accettando la sfida lanciata in pompa magna dal presidente Rossi?
lunedì 23 novembre 2015
Serata informativa sulla TAV/TAC ,che si terrà a Mattarello mercoledì 25 novembre ore 20:30.
Segnalo a tutti la serata informativa sulla TAV/TAC ,che si terrà a
Mattarello mercoledì 25 novembre ore 20:30.
La
serata è stata organizzata da OIPA, associazione ONLUS, dopo vari tentativi di
coinvolgere la circoscrizione di Mattarello, che ha glissato più volte la
disponibilità.
Ma
non solo, ha di fatto impedito l’accesso alle sale pubbliche, non concedendole
in uso per un evento pubblico, tanto che abbiamo dovuto noleggiare , a
pagamento, la sala presso l’Hotel Adige, come noterete sul volantino.
La
serata presenterà il progetto, con un’analisi tecnica dei tracciati proposti ed
evidenzierà le grandi criticità che spingono molti cittadini a protestare.
La
serata vuole portare un po’ di chiarezza e conoscenza alla cittadinanza, senza
polemiche, ma solo con analisi oggettive e dati.
La
cittadinanza è invitata, per apprendere cosa significhi questo grande progetto.
mercoledì 18 novembre 2015
giovedì 12 novembre 2015
TAC/TAV: opera devastante per il nostro Trentino.
Posto di blocco alle Novaline - Trento.
La strada per la località Novaline, a ridosso della città di
Trento, è immersa nei vigneti e nei boschi; un panorama mozzafiato.
Nei giorni
scorsi, una trivella ha iniziato a lavorare, per effettuare i primi carotaggi
di campione per quella che sarà una delle opere più devastanti che il Trentino
si troverà a subire: il treno ad alta capacità, la TAC!
La chiamano così,
invece di TAV, forse per cambiare il nome
che evoca altre situazioni di impatti ambientali e proteste associate, tipo
val di Susa. Questo inizio dei lavori è partito in sordina, senza alcuna
comunicazione da parte della politica locale; provincia e comune non si sono
degnate di avvisare la popolazione, non hanno creato quel necessario canale di
informazioni per avvisare la popolazione di questi primi carotaggi. Ma alcuni
cittadini trentini si sono associati in comitati, per protestare contro questa
nuova opera devastante per il territorio trentino. Centinaia di chilometri in
galleria, che attraversano le montagne da Verona al Brennero, intercettando
falde acquifere di importanza vitale per le floride campagne trentine, che
producono alcuni tra i migliori vini del pianeta. Tagliando montagne al cui
interno scorrono fiumi che alimentano laghi secolari, che rischiano
modificazioni pericolose o addirittura il prosciugamento, la TAC rischia di
essere costruita nel pieno disinteresse dei cittadini trentini, che vengono
tenuti all’oscuro da una politica poco trasparente. Nella perizia idrogeologica
della provincia di Trento, documento ufficiale di analisi del territorio,
legata a questo progetto, si pone in evidenza il rischio di intercettazione di
molte falde acquifere, soprattutto nell’area di Besenello, comune della piana
dell’Adige (http://www.notavtrentino.it/documenti/ridrgeo01.pdf).
Ma se, da una parte, c’è una latitanza della politica, che
certo non brilla per trasparenza verso gli elettori, vi è pure un certo
attivismo da parte di alcuni cittadini, che in questi giorni stanno creando un
vero e proprio presidio nella zona dei carotaggi; il presidio vuole richiamare
l’attenzione sul problema degli impatti ambientali che tale opera avrà sul
Trentino, ma anche svegliare la cittadinanza ignara e apatica di Trento e
dintorni, sui grandi investimenti di risorse pubbliche che tale opera prevede;
milioni di euro per un’opera devastante che stravolgerà l’assetto orografico
dell’asta dell’Adige. Investimenti che vedono coinvolti molti soggetti dell’economia trentina: le
istituzioni in primis, dove la provincia di Trento è sostenitrice e socia di
R.F.I. e partecipa in prima persona alla realizzazione di tale opera (http://www.ferroviabrennero.provincia.tn.it/quesiti_ricorrenti/pagina7.html).
Sabato 7 novembre, alcuni manifestanti hanno forzato il posto di blocco,
andando ad occupare simbolicamente la trivella dei carotaggi; le forze
dell’ordine, presenti in numero enorme, hanno ritenuto di usare anche i
lacrimogeni per tentare di allontanare i manifestanti, tra i quali vi erano
donne con bambini piccoli, che certo non
rappresentavano minacce particolari; spropositata la reazione delle forze
dell’ordine, certamente. Alcuni ragazzi sono riusciti ad salire sulla trivella,
occupandola fino a sera in segno di protesta. Angoscianti le recenti
dichiarazioni della giunta provinciale, attraverso l’assessore Mauro Gimozzi
nella trasmissione Filo Diretto di Trentino TV di lunedì 9 novembre, nella
quale dichiara:” …nulla è deciso; si fanno i carotaggi per vedere se l’opera è
fattibile e poi si deciderà!”. Queste frasi di circostanza servono, ovviamente,
per calmare gli animi e indurre i cittadini a pensare che davvero nulla sia
deciso; ma le cose proprio così non sono, visto che ci sono già attive
partecipazioni societarie, da parte della provincia stessa, nell’opera.
Intanto, il presidio continua, le attività delle associazioni di liberi
cittadini che non credono in questi modelli di sviluppo insostenibili sono tese a creare consapevolezza nella
cittadinanza, divulgando informazioni che, invece, i rappresentanti politici
istituzionali si guardano bene dal divulgare e discutere. Molto meglio tacere,
lasciar cadere nell’oblio la protesta, evitare il confronto. Così il cittadino
medio rimane ignaro di ciò che stanno scavando sotto i suoi piedi; evitare il
confronto è una strategia vecchia, additare i movimenti no-TAV in maniera
semplicistica, come persone violente, che non cercano il dialogo, è solo voler
offuscare il vero problema: quest’opera s’ha da fare solo per interessi di
pochi, non certo per il bene comune. Se così non fosse, aspettiamo i politici
locali ad un confronto aperto, dove si possano mettere in tavola seriamente
tutti i pro e i contro e poi decidere per il meglio. Sempre che sia ancora
possibile decidere, come asserisce l’assessore provinciale Gilmozzi. Se,
invece, tutto è già deciso, in forma occulta e misteriosa come temo,
aspettiamoci davvero proteste molto più vivaci…Val Susa docet!
Intanto, comunque, per richiamare l’attenzione pacificamente
sul problema, a Trento sabato 14 novembre in piazza Dante alle 14:30 i comitati
no TAV indicono una pacifica manifestazione di protesta; sarà possibile capire
perché questi comitati protestano, sarà possibile capire perché la TAV viene
costruita e perché non tutela gli interessi dei beni comuni. Nell’attesa che le
istituzioni si degnino di un confronto serio e sincero!
Alcuni ragazzi hanno forzato il posto di blocco, occupando la trivella in segno di protesta.
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Ugo Rossi
sabato 17 ottobre 2015
Si chiude una porta, se ne aprono altre...
Era il primo di gennaio del 2001,
quando una nuova partita IV.A., associata al mio nome e alla mia professione
di perito industriale iscritto all’albo, entrava nel mondo dell’imprenditoria
individuale, nel mondo degli “esercenti arti e professioni”.
Quel lontano giorno, avviai la mia
attività di progettista di impianti tecnologici, dopo oltre quindici anni di
lavoro subordinato come tecnico in diverse aziende e con ruoli anche di prestigio.
L’esperienza accumulata nella manutenzione industriale in una nota azienda
mineraria, che purtroppo ora non è più attiva, unita ad altre esperienze come
direttore tecnico di un’impresa di impianti elettrici e come consulente tecnico
commerciale per un noto grossista di materiali elettrici trentino, mi hanno
permesso di conoscere profondamente il settore elettrico-elettronico e il mondo
industriale. Da qui l’idea di partire con due nuove avventure: l’insegnamento
e, contemporaneamente, l’esercizio della libera professione. Il primo mi ha
permesso, e mi permette tuttora, di trasmettere le mie esperienze ai futuri
elettricisti, mentre il secondo è stato lo stimolo per intraprendere lavori
che, a volte mi hanno entusiasmato davvero. Molti gli ambiti in cui ho avuto
occasione di operare, molte le persone che ho conosciuto, anche in paesi
diversi. Dalle automazioni realizzate per molte cave di inerti, alle progettazioni
di alcuni siti produttivi, con elevati contenuti di automazione industriale. Alberghi
di elevato contenuto tecnologico, ricordo 5 o 6 anni fa un noto albergo della
città, progettato con un sistema domotico che all’epoca era all’avanguardia,
oppure sistemi di produzione di energia tramite fonti rinnovabili, a servizio
di siti produttivi, per soddisfare il fabbisogno energetico aziendale,
riducendo gli sprechi e ottimizzando i consumi con profonde analisi dei tempi e
metodi di produzione, a volte anche trovando contrasti con il management
interno, che non capiva i benefici di cambi di metodi anche radicali, salvo poi
riconoscere saggiamente che le nuove vie intraprese liberavano risorse per
reinvestimenti o, semplicemente, per utili da suddividere con i soci.
Sono stati quindici anni intensi,
dove ho visto nascere una filiera importante delle energie rinnovabili, quella
del settore fotovoltaico, che ha fatto crescere come i funghi progettisti e
piccole imprese, che sono poi naufragate nei debiti generati dalla chiusura
della filiera stessa da parte di governi miopi che hanno incentivato
enormemente il settore all’inizio, drogando il mercato, salvo poi togliere
tutto in un colpo solo! Altre sarebbero state le politiche sostenibili di
questo settore, magari evitando le assurde incentivazioni spropositate degli
anni 2007-2011, spalmandole più equamente su un ventennio, così si sarebbe
davvero consolidata una nuova filiera produttiva; ma, tant’è, siamo in Italia,
paese delle speculazioni, dove le buone idee vengono sfruttate solo finché
rendono alle multinazionali e poi, quando potrebbero diventare benefiche per
tutti, si stroncano.
Oltre quindici anni di attività
intensa, dove non sono certo mancati i problemi comuni a tutti i soggetti che
fanno impresa: mancati pagamenti, esposizioni con le banche, lavori persi per
un soffio…ma anche tante soddisfazioni di vedere compiute opere nate dall’ingegno
e dal confronto tra professionisti di vari settori. E queste sono le cose belle che devono essere
ricordate, e che ricorderò sempre.
Ora, dopo oltre quindici anni di
attività, il 30 settembre scorso, ho “chiuso
bottega”! Ma perché? Questa la domanda che molti miei carissimi clienti, amici
direi, mi hanno posto. Perché dopo un periodo così lungo, alla soglia dei 50 anni, ho deciso di prendermi “il mio tempo”!
Mi dedicherò solo all’insegnamento, altro mio amore lavorativo. Troppe le
incombenze burocratiche da sostenere, sempre meno il tempo da poter dedicare
alla progettazione vera e propria e all’aggiornamento tecnico professionale.
Studi di settore, burocrazia eccessiva nelle pratiche a corollario di un
qualsiasi intervento di costruzione e riqualificazione, controlli esasperati
sulla contabilità per stare attenti a non sbagliare qualcosa e non pagare sanzioni,
clienti che non pagano e che devi rincorrere senza tutele da parte della giustizia
italiana. Ora ho detto basta, penso di aver dato abbastanza. Lascio l’attività
professionale per scelta di vita, per avere tempo per me stesso, per poter
riprendere a studiare e ad aggiornarmi tecnicamente, per poter insegnare al
meglio quello che ho imparato in oltre trent’anni di lavoro.
Grazie a tutte le aziende che
hanno riposto fiducia in me, grazie a tutti i colleghi professionisti con i
quali ho collaborato; a tutti i miei migliori auguri per il proseguimento delle
vostre attività.
Io vi aspetto tutti a scuola, all’Enaip
di Villazzano, dove mi dedicherò ancor di più per tenere vivi i rapporti con le
aziende, affinché la scuola sia sempre più vicina la mondo del lavoro. Sarò lì,
a insegnare ai ragazzi, sarò lì ad accogliere proposte per seminari informativi
e momenti di confronto tecnico.
Grazie a tutti, lo studio tecnico
Omega di per.ind. Marco Ianes ha chiuso la porta. Altre porte si aprono…
Good bye and good luck!
lunedì 12 ottobre 2015
Novaledo, protesta contro la centrale a biomassa. Una centrale solo per profitto!
Foto: la protesta a Novaledo, venerdì 9 ottobre, ha portato i comitati a mettere una bandierina per ogni bambino di Novaledo, sotto il monumento dei caduti e sotto la sede del Municipio. Simbolicamente, protestando per il forte attacco alla salute pubblica che tale centrale porterebbe.
Novaledo è un paesino della Valsugana, in Trentino. Non è un
luogo molto noto, poiché non rientra nel circuito del turismo tipico di questa
provincia. Tuttavia, in questi giorni assurge alle cronache locali molto
frequentemente, poiché molti cittadini sono preoccupati per l’imminente e
possibile costruzione di una centrale a biomassa, a servizio di una grande e
nota realtà produttiva della zona, una fabbrica di marmellate famosa, la Menz e
Gasser. L’azienda ha avviato la
procedura di richiesta autorizzativa, ottenendola, per installare una centrale a biomassa
legnosa, per produrre energia termica
per il proprio ciclo produttivo e energia elettrica da rivendere alla rete, con
lo scopo di incamerare i forti incentivi che vengono riconosciuti a queste
tipologie di centrali elettriche, classificate come fonti rinnovabili. Ho già
scritto, qualche tempo fa, un articolo esplicativo su questo tema (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/18/centrali-a-biomasse-un-altro-percorso-che-di-sostenibile-non-ha-nulla/1782864/)
spiegando che molte centrali a biomassa non starebbero in piedi economicamente
senza incentivi. Il punto, però, non è la centrale a biomassa in quanto tale,
bensì per quale motivo viene realizzata e se serve ad un bene collettivo o solo
per lucro. Mi spiego meglio: la Valsugana è una zona che sta subendo un elevato
inquinamento ambientale, dovuto ad un traffico veicolare intenso, alla presenza
di un’acciaieria che determina moltissimi problemi ambientali; aggiungere una
nuova fonte di emissione di polveri sottili in questa zona già compromessa,
preoccupa non poco la popolazione locale.
La centrale in questione non andrebbe a coprire il fabbisogno energetico
della popolazione, magari realizzando una rete di teleriscaldamento e non
sostituirebbe la miriade di stufe e stufette che contribuiscono non poco
all’inquinamento locale, bensì sarebbe aggiunta a queste ultime. Ecco perché
diventa insostenibile in questo contesto. Ecco perché la gente protesta,
preoccupata per la salute dei propri figli.
L’azienda che vorrebbe installare nel proprio stabilimento
questa centrale a biomassa, rappresenta una realtà di riferimento per
l’occupazione locale, garantendo posti di lavoro e indubbio prestigio alla
zona. Ha identificato, in questo investimento, una via per abbattere i costi
energetici della propria produzione. Scelta legittima, ma non ha considerato il
contesto in cui si cala tale realizzazione tecnica. Un luogo già fortemente
compromesso da situazioni già al limite, in fatto di presenze di nanopolveri.
Nascono i comitati locali, che avviano una protesta, una battaglia per esortare
l’azienda a rivedere tali scelte tecniche, che destano grandi timori per la
salute pubblica. Non vi è astio, da parte dei comitati, nei confronti
dell’azienda, ma molti cittadini della zona sono preoccupati dall’inevitabile
incremento di polveri sottili che tale nuova centrale determinerebbe. E la
provincia di Trento? L’ente pubblico ha ribadito più volte che, dove fosse
presente il metano, non avrebbe incentivato la costruzione di centrali a
biomassa, in quanto ritenute non compatibili con il territorio. Ma gli
investimenti industriali vanno sostenuti, perciò via lo stesso ai contributi a questa azienda che,
indubbiamente, sta investendo sul territorio per ampliare lo stabilimento ,e
questo è positivo, ma lo fa perseguendo una strada che non è sostenibile per la
zona. Una centrale a biomassa, fatta per incamerare gli incentivi dal GSE per
la produzione di energia elettrica, si parla di circa 1.600.000 euro lordi
annui, ma che brucerà quasi 19.000
TON/anno di legna, si dice proveniente dalla zona, ma la zona non ha la
sostenibilità per dare tanto combustibile per molti anni. E allora cosa si
brucerà nel futuro? La via futura
potrebbe essere la combustione di CSS (COMBUSTIBILE SOLIDO SECONDARIO), che
verrà fabbricato dalla provincia di Trento a fine ciclo dei rifiuti? Il CSS è
diventato “biomassa” per decreto, una centrale a biomassa è, costruttivamente,
simile ad un inceneritore, il prodotto verrà creato in loco o a pochi
chilometri. L’intreccio tra i percorsi è solo una congettura, per ora, ma una centrale
a biomassa, per rendere, deve bruciare e se la legna finisce, cosa brucia? Per
ora il CSS non è un obiettivo di tale centrale, ma nel tempo potrebbe diventare
davvero una valida alternativa in caso di carenza di legna. La provincia si
scarica dei rifiuti, che diventano “biomassa”, l’azienda trova l’alternativa
alla carenza di legna locale. Forse la gente ha ragione a preoccuparsi , in
questa valle che soffre già di elevate situazioni di inquinamento ambientale.
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