"Le idee fanno grandi gli uomini; gli uomini possono rendere grandi le idee, realizzandole!" (Marco Ianes)


mercoledì 11 marzo 2015

Viote: esiste un’alternativa (occultata) al resort di lusso per rilanciare l’area ex Caserme.


Viote: esiste un’alternativa al resort di lusso per rilanciare l’area ex Caserme.

Nella foto: uno dei rendering del resort  di lusso che si vorrebbe realizzare alle Viote.
 
Un documento-proposta, studiato da alcuni professionisti del settore alberghiero è stato depositato  presso Trentino Sviluppo, qualche tempo fa. Si tratta di un’idea diversa  di sviluppo del monte Bondone, con particolare riferimento all’area ex caserme. È noto che esiste l’idea  di realizzare, in quell’area, un resort  di lusso   che porterebbe a ulteriori cementificazioni del Bondone, con un progetto che definire insostenibile (36 milioni di euro) è essere eleganti. L’alternativa è stata presentata da un pool di giovani imprenditori, tra l’altro trentini e non russi o cinesi   come sembra si parli invece per il resort di lusso  che viene sostenuto dalla provincia autonoma di Trento.

Questo progetto alternativo  si pone l’obiettivo di proporre una nuova formula di gestione territoriale che mira a valorizzare le funzionalità turistiche, economiche, sociali della montagna traducendole in un progetto sociale per l’occupazione con un investimento iniziale contenuto nella prospettiva di sostenere lo sviluppo e gli investimenti futuri con il cash flow generato dalla gestione.

L’obiettivo di questo progetto è di gestire questa struttura, con una nuova concezione di rete, che mette come fulcro delle proprie azioni 3 elementi principali: il TERRITORIO, le PERSONE, l’ENOGASTRONOMIA. Seguendo le linee guida proposte dall’Agenda per il turismo sostenibile, i cui dettami sulle strategie per la crescita dell’occupazione obbligano le aziende turistico alberghiere a una maggiore attenzione al rapporto esistente tra l’ impatto del servizio offerto e le sue conseguenze sull’ambiente circostante. Così facendo si creerà un indotto che parte dalla didattica per bimbi e adulti e arriva a una più corretta gestione dei rifiuti creando maggiori opportunità occupazionali sul territorio.

Ecco le linee guida del progetto presentato, che nemmeno è stato considerato:

1)      Il rispetto per il territorio utilizzando ciò che già esiste senza dover costruire  nuove strutture ricettive. Il blocco dell’ex Centro di Ecologia Alpina  verrebbe trasformato in agriturismo, ospitando nella struttura principale gli alloggi e il ristorante; il resto della struttura verrebbe destinato alla formazione e messo a disposizione per organizzare eventi legati alla cultura della montagna e del turismo. Ripristinando le voliere e la serra, destinandole a coltivazione di erbe  aromatiche e a serra didattica, recuperando i vecchi terrazzamenti per la coltivazione di patate e altre verdure e recuperando i vecchi rifugi in pietra inerbiti dei pastori. Il gruppo di casette per gli ufficiali che ospitava il comando della FORESTALE PROVINCIALE  verrebbe destinato ad alloggi per il personale o per ospitare le persone diversamente abili.

2)       L’integrazione sociale di soggetti deboli rispetto al mercato del lavoro e nella dimensione sociale proponendo di valorizzare le potenzialità ambientali, le risorse naturali, i prodotti locali e, quindi, la storia, che stanno attorno alle caserme.  Questo progetto poggia le sue fondamenta sul presupposto che, laddove esiste una rete sociale di persone che amano e rispettano il territorio dove vivono e lavorano, automaticamente si ha un ritorno economico, non dovuto ad azioni speculative, spesso incompatibili con l’ambiente, ma ad una gestione concertata delle competenze e del territorio, mirata ad un benessere diffuso, duraturo e condiviso. L’idea guida si condensa in una dimensione, quindi, nella quale sono contenuti i pilastri portanti  citati sopra: l’inserimento lavorativo di persone disagiate, con contratto stagionale, è l’aspetto distintivo ed emergente di questo progetto. Questo non mira solamente a dare loro una seconda opportunità ma anche a fornire loro un lasciapassare certo per il mondo del lavoro. Gli utenti che verranno reinseriti  potranno diventare il punto di riferimento, un modello per l’Agenzia del Lavoro da proporre alle aziende della zona operanti nell’ambito della ristorazione, dell’ agricoltura e della piccola manutenzione del verde ed in questo senso si potrebbe proporre all’agenzia del lavoro di valutare questo progetto come esperienza pilota da monitorare e valutare per una riproposizione in altri territori anche in una prospettiva di una nuova ipotesi contrattuale per le cooperative sociali del  turismo.

3)      L’azienda agricola fornirebbe l’agriturismo di prodotti tipici dell’alta montagna. L’idea è quella di avviare delle colture particolari come le patate rosse, gli spinaci e gli asparagi di monte e sfruttando le voliere come serre per erbe aromatiche e piante perenni di montagna, da vendere ai turisti e ai ristoranti della zona. I pascoli della piana consentiranno l’allevamento e l’aspetto innovativo sarà l’introduzione di allevamento di Lama e Alpaca. Tutti i sottoprodotti dalle marmellate, ai sali aromatici, saranno lavorati in azienda.

Il progetto, come detto, è stato presentato a Trentino Sviluppo   nei mesi scorsi, ma non ha nemmeno avuto dignità di discussione e non è stato nemmeno resa noto come alternativa da percorrere.Nell’incontro organizzato dai Verdi del Trentino sulle Viote è emerso quasi per caso e, convinto della bontà del progetto, mi sono interfacciato con i promotori, che sono molto amareggiati per non essere stati nemmeno considerati.
Mi chiedo che senso possa avere avviare un percorso speculativo come quello del resort di lusso sul Bondone, un’area non certo appetibile   alle persone che mirano agli standard di cui dovrebbe dotarsi tale risorsa; appare evidente che chi frequenta resorts di lusso cerca, giustamente e lecitamente, servizi diversi da ciò che si può  fornire sul monte Bondone. Un progetto, invece, come quello esposto qui, permetterebbe di dare alla montagna di Trento una via di sviluppo sostenibile, in linea con il progetto della recente adesione alle reti delle riserve.  Sarebbe un progetto sostenibile economicamente e ambientalmente, che potrebbe generare un collegamento tra tutti gli operatori del Bondone, che attingerebbero all’agricoltura di montagna a chilometri zero e non subirebbero una concorrenza che sarebbe devastante con la presenza di un resort di lusso che, nel tempo, dovrebbe inevitabilmente abbassare i prezzi per sopravvivere, schiacciando così gli attuali albergatori che, finora, hanno sostenuto l’economia di questa nostra montagna.  Sono convinto che una prospettiva di sviluppo sostenibile sia davvero possibile, ma se i presupposti sono quelli di seguire strade assurde come quella che si sta per intraprendere, davvero non ha senso parlare di autonomia innovativa. Per dare valore alla nostra autonomia è necessario percorrere strade che siano credibili e sostenibili; non certo che sponsorizzino percorsi che sono assolutamente fuori scala.

 

 

Marco Ianes – VERDI DEL TRENTINO

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