Viote: esiste un’alternativa al resort di lusso per
rilanciare l’area ex Caserme.
Nella foto: uno dei rendering del resort di lusso che si vorrebbe realizzare alle Viote.
Un documento-proposta, studiato da alcuni professionisti del
settore alberghiero è stato depositato presso
Trentino Sviluppo, qualche tempo fa. Si tratta di un’idea diversa di sviluppo del monte Bondone, con particolare
riferimento all’area ex caserme. È noto che esiste l’idea di realizzare, in quell’area, un resort di lusso
che porterebbe a ulteriori cementificazioni del Bondone, con un progetto
che definire insostenibile (36 milioni di euro) è essere eleganti.
L’alternativa è stata presentata da un pool di giovani imprenditori, tra
l’altro trentini e non russi o cinesi
come sembra si parli invece per il resort di lusso che viene sostenuto dalla provincia autonoma
di Trento.
Questo progetto alternativo si
pone l’obiettivo di proporre una nuova formula di gestione territoriale che
mira a valorizzare le funzionalità turistiche, economiche, sociali della
montagna traducendole in un progetto sociale per l’occupazione con un
investimento iniziale contenuto nella prospettiva di sostenere lo sviluppo e
gli investimenti futuri con il cash flow generato dalla gestione.
L’obiettivo di questo progetto è di gestire questa struttura, con una
nuova concezione di rete, che mette
come fulcro delle proprie azioni 3 elementi principali: il TERRITORIO, le PERSONE, l’ENOGASTRONOMIA. Seguendo le linee
guida proposte dall’Agenda per il
turismo sostenibile, i cui dettami sulle strategie per la crescita
dell’occupazione obbligano le aziende turistico alberghiere a una maggiore
attenzione al rapporto esistente tra l’ impatto del servizio offerto e le sue
conseguenze sull’ambiente circostante. Così facendo si creerà un indotto che
parte dalla didattica per bimbi e adulti e arriva a una più corretta gestione
dei rifiuti creando maggiori opportunità occupazionali sul territorio.
Ecco le linee guida del progetto presentato, che nemmeno è stato
considerato:
1) Il
rispetto per il territorio utilizzando ciò che già esiste senza dover
costruire nuove strutture ricettive. Il blocco dell’ex Centro di Ecologia
Alpina verrebbe trasformato in
agriturismo, ospitando nella struttura principale gli alloggi e il ristorante;
il resto della struttura verrebbe destinato alla formazione e messo a
disposizione per organizzare eventi legati alla cultura della montagna e del
turismo. Ripristinando le voliere e la serra, destinandole a coltivazione di erbe aromatiche e a serra didattica, recuperando i
vecchi terrazzamenti per la coltivazione di patate e altre verdure e recuperando
i vecchi rifugi in pietra inerbiti dei pastori. Il gruppo di casette per gli
ufficiali che ospitava il comando della FORESTALE PROVINCIALE verrebbe destinato ad alloggi per il
personale o per ospitare le persone diversamente abili.
2) L’integrazione sociale di soggetti
deboli rispetto al mercato del lavoro e nella dimensione sociale proponendo
di valorizzare le potenzialità ambientali, le risorse naturali, i prodotti
locali e, quindi, la storia, che stanno attorno alle caserme. Questo progetto poggia le sue fondamenta sul
presupposto che, laddove esiste una rete sociale di persone che amano e
rispettano il territorio dove vivono e lavorano, automaticamente si ha un
ritorno economico, non dovuto ad azioni speculative, spesso incompatibili con
l’ambiente, ma ad una gestione concertata delle competenze e del territorio,
mirata ad un benessere diffuso, duraturo e condiviso. L’idea guida si condensa
in una dimensione, quindi, nella quale sono contenuti i pilastri portanti citati sopra: l’inserimento lavorativo di
persone disagiate, con contratto stagionale, è l’aspetto distintivo ed
emergente di questo progetto. Questo non mira solamente a dare loro una seconda
opportunità ma anche a fornire loro un lasciapassare certo per il mondo del
lavoro. Gli utenti che verranno reinseriti
potranno diventare il punto di riferimento, un modello per l’Agenzia del
Lavoro da proporre alle aziende della zona operanti nell’ambito della
ristorazione, dell’ agricoltura e della piccola manutenzione del verde ed in
questo senso si potrebbe proporre all’agenzia del lavoro di valutare questo
progetto come esperienza pilota da monitorare e valutare per una riproposizione
in altri territori anche in una prospettiva di una nuova ipotesi contrattuale
per le cooperative sociali del turismo.
3) L’azienda agricola fornirebbe l’agriturismo
di prodotti tipici dell’alta montagna. L’idea è quella di avviare delle colture
particolari come le patate rosse, gli spinaci e gli asparagi di monte e
sfruttando le voliere come serre per erbe aromatiche e piante perenni di
montagna, da vendere ai turisti e ai ristoranti della zona. I pascoli della
piana consentiranno l’allevamento e l’aspetto innovativo sarà l’introduzione di
allevamento di Lama e Alpaca. Tutti i sottoprodotti dalle marmellate, ai sali aromatici,
saranno lavorati in azienda.
Il
progetto, come detto, è stato presentato a Trentino Sviluppo nei mesi scorsi, ma non ha nemmeno avuto
dignità di discussione e non è stato nemmeno resa noto come alternativa da
percorrere.Nell’incontro organizzato dai Verdi del Trentino sulle Viote è
emerso quasi per caso e, convinto della bontà del progetto, mi sono
interfacciato con i promotori, che sono molto amareggiati per non essere stati
nemmeno considerati.
Mi chiedo che
senso possa avere avviare un percorso speculativo come quello del resort di
lusso sul Bondone, un’area non certo appetibile alle persone che mirano agli standard di cui
dovrebbe dotarsi tale risorsa; appare evidente che chi frequenta resorts di
lusso cerca, giustamente e lecitamente, servizi diversi da ciò che si può fornire sul monte Bondone. Un progetto,
invece, come quello esposto qui, permetterebbe di dare alla montagna di Trento
una via di sviluppo sostenibile, in linea con il progetto della recente
adesione alle reti delle riserve.
Sarebbe un progetto sostenibile economicamente e ambientalmente, che potrebbe
generare un collegamento tra tutti gli operatori del Bondone, che
attingerebbero all’agricoltura di montagna a chilometri zero e non subirebbero
una concorrenza che sarebbe devastante con la presenza di un resort di lusso che,
nel tempo, dovrebbe inevitabilmente abbassare i prezzi per sopravvivere,
schiacciando così gli attuali albergatori che, finora, hanno sostenuto
l’economia di questa nostra montagna.
Sono convinto che una prospettiva di sviluppo sostenibile sia davvero
possibile, ma se i presupposti sono quelli di seguire strade assurde come
quella che si sta per intraprendere, davvero non ha senso parlare di autonomia
innovativa. Per dare valore alla nostra autonomia è necessario percorrere
strade che siano credibili e sostenibili; non certo che sponsorizzino percorsi
che sono assolutamente fuori scala.
Marco Ianes – VERDI DEL TRENTINO
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