Leggo sui giornali, sempre più frequentemente, prese di
posizione varie e interessamenti sulle centrali a biomasse. Ci sono alcune cose
sulle quali è necessario fare chiarezza, per evitare di cadere nella banalità,
che molto spesso, purtroppo, prevale.
Dunque, le centrali a biomassa sono centrali a combustione;
ne deriva che, qualsiasi prodotto si bruci, vi sono delle emissioni in aria di particelle che sicuramente non
sono favorevoli all’ambiente circostante e ad una buona salute pubblica. Il
legislatore, europeo e a scendere i vari stati membri, hanno assegnato dei
valori limite a queste emissioni, ritenendo che tali valori “di legge”, possano essere tollerabili per la
salute e per l’inquinamento. Sono valori ponderati che, però, non tengono conto
di un fattore importante: il contesto ove viene calato un impianto a biomassa. Naturalmente, un altro fattore
importante riguarda anche ciò che si brucia; vi è differenza abissale tra
bruciare biomassa legnosa (e anche qui c’è distinzione tra legno e legno) e
derivati dai rifiuti (CSS).
Facciamo qualche esempio, per rendere l’idea; se un comune
decide di attivare un impianto a biomassa legnosa e realizza una rete di
teleriscaldamento, con l’obiettivo di eliminare le caldaie domestiche a legna
del paese, molto probabilmente si scoprirebbe che tale intervento è a favore dell’ambiente e migliorerebbe la qualità dell’aria della
zona. Se, invece, un privato, realizza
una centrale a biomassa di grandi dimensioni, per esempio per produrre vapore
per il proprio stabilimento, tale impianto si aggiunge alle fonti di emissione
esistenti, aggravando la situazione; in questo caso la situazione diventa grave
se la zona, per esempio, è già al limite accettabile, anche e la centrale in se
stessa rispetta i limiti di emissione di legge.
Vi è, poi, un’altra considerazione da valutare: un conto
sono i limiti imposti dalla legge, un conto sono le opportunità di
realizzazione di tali impianti. Molto spesso le seconde non vengono nemmeno
considerate e, anzi, ritenute fastidiose, poiché mettono in campo analisi che
vanno oltre il profitto di pochi, a scapito del bene collettivo.
Nel nostro Trentino sta prendendo piede la strada dell’uso
delle centrali a biomasse legnose, però con approcci che non sono assolutamente condivisibili; a
Novaledo si vuole costruire una centrale a servizio di un privato, che ha
bisogno certamente di energia, ma tale insediamento andrà ad aggravare una
situazione già seriamente pericolosa, in
una zona che sta già pagando un dazio
molto alto grazie al traffico veicolare e alle acciaierie di Borgo che
sono a qualche chilometro. A Cembra, invece, si è realizzata una centrale a
biomassa per produrre energia elettrica e termica; la prima per venderla alla
rete, la seconda per riscaldare due
palazzi; ma da aprile a settembre che si fa di questa energia termica? La
trasparenza certo non impera in quel di Cembra, visto che la sindaca non ha
ritenuto necessario mettere a disposizione i dettagli dell’impianto dopo la
richiesta avanzata in comunità di valle. Questo impianto non pare avere le
caratteristiche di bene pubblico, bensì sembra soddisfi le
esigenze di un’impresa che ha voluto realizzare un a struttura di produzione di
energia elettrica per monetizzare, cosa peraltro lecita secondo le normative
vigenti. Penso che altri possano essere i sistemi per dare alle nostre aziende e alle nostre
comunità, energia a costi più contenuti; puntare sul reale risparmio
energetico, sulle reali fonti rinnovabili, quali sole, vento e acqua sarebbero
le reali strade da intraprendere.
Non voglio demonizzare le centrali a biomassa, ovviamente a
legna; tuttavia per lo stato italiano anche il CSS (combustibile da rifiuti) è
classificato come biomassa, ma personalmente questa la ritengo una delle più
grandi menzogne italiane; però voglio
segnalare che è vincolante sapere dove
vengono realizzate queste centrali e determinarne gli scopi, che
devono essere di bene comune. Non si può ragionare solamente con i limiti dati
dalle normative vigenti, è troppo
restrittivo e riduttivo, nonché rischioso per la salute di tutti. Ecco perché ne parleremo il 7
febbraio, in un seminario al teatro del
centro professionale ENAIP di Villazzano; per fare chiarezza e discuterne con
apertura mentale. Tutti sono invitati, se si vuole capire veramente e non fare semplice demagogia. Avremo tecnici
a favore, medici per l’ambiente e un noto chimico di fama internazionale che, invece, ci spiegheranno gli aspetti
negativi. Per fare chiarezza, sempre più necessaria.
Marco Ianes - Trento
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