CRISI ECONOMICA DEL SISTEMA, DELLA RAPPRESENTANZA POLITICA E DEL LAVORO: COME USCIRNE?
Il mio intervento al convegno CGIL del 17/07/2012.
I temi del dibattito odierno rappresentano i problemi quotidiani di tutto il Paese, compreso il nostro Trentino; problemi che troviamo presenti in ogni momento della giornata, in ogni attività e che coinvolgono tutti gli attori della vita sociale ed economica del Paese stesso.
Sono, quindi, temi sui quali è sempre necessario discutere e
analizzare proposte, idee e percorsi da intraprendere per cercare di trovare
risposte sostenibili e, soprattutto, credibili.
Su questi due ultimi termini vorrei soffermarmi un
attimo e proporre qualche riflessione.
Sostenibilità e credibilità.
Il sistema su cui si basa l’attuale economia del Paese, ma
oserei anche dire del mondo intero, così com’ è strutturato, non è più
sostenibile. Al di là delle opinioni personali, questo è diventato un dato
oggettivo e difficilmente confutabile. È un sistema viziato da speculazioni
fortissime su investimenti finanziari che, molto spesso, si rivelano delle vere
e proprie “bolle” che esplodono in mano agli investitori stessi; non a tutti,
ovviamente; coinvolgono i piccoli risparmiatori che si vedono defraudati di
risparmi di una vita e, invece, permettono agli squali della finanza di speculare
ed arricchirsi sempre più; è un sistema non più sostenibile, perché si basa su un modello si sviluppo superato;
si basa sullo sfruttamento delle fonti di energia fossili, che sono in via di
esaurimento e stanno causando danni ambientali pesantissimi e costosissimi; un
modello di sviluppo basato su scambi finanziari che mettono in secondo piano il
benessere dei cittadini e dei lavoratori; un modello di sviluppo che ha al
centro lo sfruttamento delle risorse per il mero profitto di pochi, sfruttando
il lavoro della maggioranza delle gente, costretta, tra l’altro, poi a
dissanguarsi per sostenere il sistema stesso. Siamo in mano alle agenzie di
rating, che guarda caso, regolano i flussi economici del mercato finanziario,
declassando un Paese che si sta dissanguando per tentare di risanare i conti
pubblici. Le stesse agenzie di rating che hanno conflitti di interesse enormi,
dato che forniscono consulenze a moltissimi investitori nei mercati finanziari
che loro stesse dovrebbero tenere monitorati.
Ne è un esempio la crisi economica partita negli Stati Uniti,
con le banche che erogavano mutui a chiunque, senza verificarne l’effettiva
sostenibilità da parte dei soggetti sottoscrittori; questo ha dato l’avvio ad
un effetto domino difficilmente arrestabile. Questo è solo un esempio di mala
finanza, poiché il sistema vero e proprio è basato su meccanismi poco virtuosi,
che incentivano la speculazione finanziaria, per esempio favorendola con
tassazioni che, definire “leggere” è veramente risibile. Si preferisce tassare
il lavoro diretto rispetto alle speculazioni finanziarie!
Che dire, poi, di un sistema che permette a molti evasori
fiscali di esportare denaro in maniera illegittima verso paradisi fiscali e,
poi, predispone scudi fiscali che permettono il rientro di questi denari con
tassazioni assurdamente irrisorie e con la garanzia di impunità per questi
evasori? Quale sostenibilità e credibilità possiamo vedere in un sistema
simile? Potrei citarne un’infinità di esempi come questi, di condoni fiscali
perpetuati negli anni, che sanno di presa in giro per tutte le persone oneste
che lavorano e pagano le tasse;
come possiamo, poi, parlare di sistema sostenibile, quando
abbiamo costi della politica che sono incomprensibili e ingiustificabili?
Guardate, non è una caccia alle streghe, quella di dire che il sistema politico
costa troppo per il nostro Paese; e qui non si tratta di parlare di stipendi o
indennità dei vari rappresentanti
politici; questa voce è solo la punta di un iceberg gigantesco! Sotto la
punta di questo iceberg, ci sono una miriade di costi occulti, quali, ad
esempio, enti inutili che sono sostenuti e tenuti in piedi solamente perché
rappresentano dei bacini di voti perenni per il politico di riferimento, che ne
tiene alta la bandierina. (esempi:Ente nazionale gente
dell’aria, dell’Istituto nazionale per le case degli impiegati dello Stato
costituito nel 1924 o dell’Ente nazionale per l’addestramento dei lavoratori
del commercio (questo per non parlare della Cassa conguaglio zucchero o
dell’Ente Colombo, quello di Genova 1992).
Come possiamo credere ancora in un sistema che permette a
dirigenti pubblici di andare in pensione e il giorno seguente affida incarichi
di consulenza alle stesse persone, con le stesse funzioni di prima? Quale
credibilità può avere un sistema che continua a perpetuare la presenza in
Parlamento, o anche nelle rappresentanze periferiche, delle stesse persone da
15, 20 o 30 anni? Che futuro può dare ad
un paese una classe politica che non sa generare il giusto ricambio
generazionale?
Viviamo momenti duri e, per molte aziende e lavoratori, non
ci saranno grandi prospettive di miglioramento a breve tempo; si continua a
prelevare dalle tasche della gente comune, dimenticandosi che esistono
possibilità diverse per reperire denaro utile per il risanamento dei conti
pubblici e per investimenti credibili e sostenibili. Non troverei nulla di
scandaloso , ad esempio, in una tassa patrimoniale equilibrata; non una tassa
di classe, ma una tassa sui patrimoni; non è reputata scandalosa nemmeno da chi guida il settore industriale, ma perché quindi
non viene considerata? Troverei degno di un Paese che si definisce civile, dare
forza e vigore ad una lotta all’evasione fiscale credibile e sostenibile; per
esempio confrontando i tenori di vita di alcuni personaggi con la loro
dichiarazione dei redditi e trovare i motivi, magari anche giustificabili, di
una divergenza così evidente. Oppure definendo parametri di tassazione equa sui
proventi finanziari, magari detassando, invece, i proventi dal lavoro primario,
quello cioè che determina il sostentamento delle famiglie.
Investire su formazione e ricerca, dovrebbe essere uno dei
punti cardine di un sistema di sviluppo che torni a mettere al centro il
benessere dei cittadini, il lavoro serio e dignitoso per i cittadini; siamo invece
schiavi dello spread e dobbiamo rincorrere un debito pubblico che è ormai
perennemente fuori controllo.
Questa crisi che imperversa, però, ha portato a galla anche
alcune possibilità per intraprendere percorsi diversi e più virtuosi,
nell’ambito della sostenibilità e della credibilità. Penso, ad esempio, al
settore industriale della green economy; di questo settore sento parlare
positivamente tutti gli esponenti politici, di tutti i colori e di qualsiasi
provenienza; però, nei fatti, assistiamo ancora al sostentamento del vecchio
modello economico, che sostiene le lobbies del petrolio e del gas, le grandi
multinazionali del settore energetico che vogliono mantenere il controllo sullo
sviluppo di questo nuovo modello, limitandolo e calmierandolo, per poterlo gestire
a proprio uso e profitto.; ( esempio: Enel che critica
gli incentivi al fotovoltaico, poiché ha accusato introiti minori per il
settore vendita energia del 4-5%, salvo averne sfruttato la convenienza con
ENEL GREEN POWER, tramite la costruzione di grandi centrali a terra,
incentivate dal 2° conto energia: tutto bene finché ci guadagnano loro, ma
quando è il semplice cittadino ad avere la possibilità di prodursi l’energia,
si trovano mille ostacoli burocratici per limitare o ritardare le connessioni
in rete degli impianti privati). Anche qui un modello di gestione che denota un
grande conflitto di interesse: il più grande distributore e venditore di
energia italiano che è anche il gestore della rete a cui devo collegare la
maggior parte degli impianti di produzione!
E siamo ancora alla credibilità di questa politica, che a
parole vuole sostenere la green economy, ma nei fatti continua a perpetuare
incentivi a chi produce energia con l’incenerimento dei rifiuti, incentivi a
chi usa fonti fossili, che al nostro paese costano tantissimo, poiché siamo
costretti ad importarle. M i soffermo su un piccolo esempio pratico: quale
credibilità può avere un Paese che, nel
giro di un anno e mezzo ha emesso 3 rivisitazioni del sistema di incentivazione
per lo sviluppo del fotovoltaico? Parliamo di rivisitazioni strutturali, non di
piccoli ritocchi. Ditemi come è possibile per le aziende, programmare
investimenti in un progetto di
rivalutazione energetica, senza una stabilità di riferimento legislativo?
Ebbene, ecco qui che torna il concetto di credibilità di ciò che politicamente
un Paese vuole fare per uno sviluppo sostenibile; zero credibilità per gli
investitori, scarsi investimenti che si traducono in posti lavoro persi o non
incrementati, in un settore che, invece, sarebbe in forte sviluppo e
rappresenterebbe davvero un percorso nuovo dal punto di vista della
sostenibilità economica e ambientale. Si vuole sostenere la green economy, ma
non si parla di progettazione del rinnovamento della rete elettrica nazionale,
vero tallone di Achille del nostro sud! Abbiamo impianti eolici incentivati,
nel sud Italia, che sono costretti a lavorare al 40-50% della loro
potenzialità, perché nelle zone in cui sono stati installati, le linee
elettriche sono obsolete o inadeguate; e qui, possiamo introdurre lo sviluppo
delle infrastrutture; quali infrastrutture sviluppare in Italia? Ma certamente
il ponte di Messina, che risolve i nostri problemi!! In un paese che si
definisce avanzato e sviluppato, manca un vero e proprio piano energetico
nazionale, che preveda il risanamento delle infrastrutture, investimenti seri e
ben calibrati sull’uso e l’incentivazione delle fonti di energia rinnovabile
(eolico,fotovoltaico, idroelettrico, biomassa….); un sistema energetico che ci
permetta di limitare e calare sensibilmente la dipendenza dalle fonti fossili,
con ovvi benefici anche per il nostro ambiente.
La domanda posta – COME USCIRNE?- non ha certamente una facile risposta e,qui,
non si può certo pretendere di dare risposte esaustive e nemmeno si può ambire
ad avere la classica bacchetta magica che tira fuori dal cilindro la soluzione
a tutti i problemi; tuttavia, alcuni temi fondanti per rigenerare un percorso
vecchio e stantìo, ci sono e sarebbe bene cominciare davvero a valorizzarli.
-
Sviluppo
reale della Green economy: in questo settore entrano una serie di attività che,
molto spesso, vengono confuse solamente con lo sviluppo del settore
fotovoltaico o eolico; ebbene, in questo macro settore, entrano una serie di
filiere industriali che potrebbero davvero essere il nuovo motore di una nuova
e piccola rivoluzione industriale, che
potrebbe mettere in campo nuovi percorsi di investimento, nuovi posti di
lavoro, con conversioni industriali di stabilimenti che, in questo momento ,
sono a rischio di chiusura; penso, ad esempio allo sviluppo delle nuove
tecnologie di gestione dei rifiuti, dove si prevede il quasi totale reimpiego
delle componenti essenziali dei vari materiali : plastiche, carta e cartone,
metalli…; queste nuove industrie potrebbero aprire le porte ad una gestione
eco-sostenibile del problema rifiuti.
-
Sviluppo
di un sistema fiscale che premi le attività imprenditoriali ed i lavoratori che
sono in regola con il fisco e penalizzi fortemente gli evasori fiscali; non ci
può essere impunità per chi evade le tasse; ma questo deve diventare un momento
culturale importante: il concetto che pagare le tasse è necessario per lo
sviluppo e la crescita del paese, deve essere coltivato anche nella formazione
scolastica di ogni cittadino; per contro, però, è necessario ridare fiato a chi
le tasse le paga veramente, cominciando ad alleggerire la tassazione,
permettendo così alle famiglie di riappropriarsi di una capacità di acquisto
adeguata;
-
Ridare
credibilità alla politica: e questo è davvero un nodo cruciale per il nostro
Paese. È necessaria una nuova legge elettorale che permetta l’elezione diretta
dei rappresentanti politici; i cittadini devono sapere che faccia hanno gli
amministratori ai quali affidano la gestione del Paese; inoltre, è davvero
vincolante, per la credibilità della politica, limitare il numero di mandati, a
tutti i livelli; si eviterebbero fenomeni di accentramento del potere e si
favorirebbe la crescita e lo sviluppo di giovani leve.
Ovviamente, questi sono solo alcuni spunti sui quali dovremo
lavorare tutti, indistintamente; chi non crede in questi percorsi nuovi o,
peggio, fa finta di crederci, coltivando l’idea di proseguire imperterrito sui
vecchi sentieri, dimostra di non aver capito che siamo arrivati davvero molto vicini
al baratro; risalire la china sarà possibile, ma solamente con metodi nuovi e
diversi, con una politica realmente credibile e sostenibile, fatta di fatti e
non promesse vacue.
Ci sono molte realtà che stanno cercando di proporre sistemi
diversi, percorsi nuovi per una politica credibile e sostenibile; non è facile
trasmettere nuovi concetti, nuove idee, nuovi percorsi; non è facile
coinvolgere le persone , che sono molto amareggiate e letteralmente schifate da
questa politica per nulla credibile; non è facile divulgare queste nuove
possibilità e questi nuovi percorsi, anche perché, molta stampa non da spazio a
idee diverse e a persone non schierate con chi regge il timone di questa nave
alla deriva. Molta stampa percepisce contributi dal sistema e, quindi, deve
anch’essa prestare attenzione a chi dare spazio; ma, per fortuna, ci sono mezzi
che possono arrivare alla gente comune, quali il web o, anche più
semplicemente, i vecchi e tradizionali banchetti in piazza; raggiungendo la
gente e parlando tra di noi, semplici cittadini, forse potremo dare un valido
contributo ad un cambio di modello di sistema che è sempre più necessario ed
essenziale. E, questa, contrariamente a quanto sostengono molti politicanti di
mestiere, non è anti-politica, ma la vera politica al servizio dei cittadini.
La nuova strada è in salita, tortuosa e impervia, ma
solamente percorrendo questa strada, sarà possibile ristrutturare un Paese che
appare destinato ad un declino inesorabile, guidato da una classe politica che
ha perso ogni contatto con la realtà e con i propri cittadini.
Marco Ianes - Trento
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