"Le idee fanno grandi gli uomini; gli uomini possono rendere grandi le idee, realizzandole!" (Marco Ianes)


giovedì 21 gennaio 2010

Un punto dell'economia: la riduzione delle tasse

Pubblico una riflessione interessante del prof. Sandro Trento, noto economista e docente presso la nostra università.
Se volete, potete anche ascoltarlo linkando sul video.
Un punto dell'economia: la riduzione delle tasse.
Nelle scorse settimane il governo Berlusconi si è lanciato nella sua tipica politica di promesse. Ha promesso che avrebbe ridotto le aliquote da 5 a 2, passando ad una situazione con una da 22% e una del 33%. Nell'arco di pochi giorni abbiamo scoperto che, come al solito, si trattava di una promessa, e quindi ha fatto marcia indietro.Non è la prima volta. Ad ottobre il governo aveva preannunciato, nel corso del convegno nazionale del consiglio dell'artigianato, che avrebbe abbolito l'Irap, una tasse che le piccole imprese odiano molto. Anche quella fu una promessa.E' dal 1994 che Berlusconi promette di ridurre le tasse, riempiendo le città italiane con grandi manifesti con scritto “Meno tasse per tutti”. In realtà, nel 2009 la pressione fiscale è arrivata al suo massimo storico, parliamo del 44% del PIL. Apprendiamo continuamente che aumentano i balzelli e le tasse, proprio oggi scopriamo che il governo ha appena introdotto una nuova tassa sui personal computer, sui decoder, sulle pen drive e su tutti gli strumenti digitali che possono servire per registrare musica e video. Le tasse non stanno diminuendo, semmai stanno aumentando.La domanda che possiamo porci è: è possibile immaginare di tagliare le tasse senza ridurre la spesa pubblica? Va ricordato che il governo Berlusconi è stato capace di far aumentare il debito pubblico italiano di dieci punti percentuali, nell'ultimo anno, passando dal 105% del PIL al 115% nel 2009.I signori del governo lanciano promesse su ridurre le tasse senza spiegare come avrebbero voluto finanziare questa riduzione. Parliamo di una cifra complessiva dell'ordine di 20-25 miliardi di euro, una cifra enorme. La domanda vera è: come si potrebbe immaginare di fare una riforma del genere senza ridurre la spesa pubblica? Se non si facesse tramite una riduzione della spesa pubblica la situazione sarebbe quella di un ulteriore aumento, in via permanente, del debito pubblico, rischiando di portare il Paese verso la bancarotta finanziaria, cioè preannunciare uno scenario simile a quello dell'Argentina.Forse in questo momento non è indispensabile immaginare una riforma delle aliquote nella direzione annunciata da Berlusconi. La vera emergenza è quella di accrescere il potere d'acquisto per le famiglie più povere. Gli interventi che sarebbero necessari in questo momento dovrebbero essere orientati a ridurre le tasse solo per le famiglie più povere.La seconda emergenza, sulla quale abbiamo richiamato l'attenzione varie volte, è quella di consentire a tutti i lavoratori e i giovani senza lavoro di avere un indennità di disoccupazione adeguata, mettendo tutti su un piano di parità di fronte alla crisi in corso, una riforma degli ammortizzatori sociali. Queste sono le priorità per l'Italia dei Valori. Il resto sono favole e promesse da parte di un governo che oramai ha una credibilità pari a zero.

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