Tempi di crisi, ma non per tutti!
Siamo in crisi e questo è ormai evidente, detto e ridetto un’infinità di volte. Le risorse per la scuola scarseggiano e quindi docenti ed assistenti tecnici devono arrangiarsi con ciò che resta del materiale degli anni precedenti e, per rinnovare le attrezzature, è necessario e pure giusto, direi, programmare bene tutto, affinché non vi siano sprechi. Tutto giusto in merito al programmare in maniera scientifica le spese, nel passato troppe volte buttate a caso, però, i tagli imposti alla scuola ed alla cultura in generale, sono davvero pesanti.; te ne fai una ragione e dici :”abbiamo sprecato in passato ed ora è arrivato il momento di ottimizzare le spese, in nome di un giusto equilibrio e vista la crisi imperante”.
Poi, una mattina, apri il giornale, in un gesto quotidiano e abitudinario, e leggi che , per la “cultura”,a Trento, si stanziano decine e decine di migliaia di euro per divise di bande e cori, divise agli schutzen e ammennicoli vari! Lì per lì rimani allibito, interdetto e basito; poi, rifletti e monta la rabbia, quella vera, viscerale; ma come, per la scuola e le attività primarie per la formazione dei ragazzi si chiudono sempre più i cordoni della borsa e poi si spendono montagne di soldi per un concetto di cultura che definirei quanto meno “stravagante”. Nulla contro i cori, per carità, nulla contro le loro divise, ma forse le priorità in tema culturale dovrebbero essere diverse; sugli schutzen, invece ho forti perplessità; quale radicamento hanno nella cultura trentina? Non mi sembra che i trentini veraci ( io lo sono, davvero d.o.c.!), sentano così tanto questa appartenenza. Mi sembra davvero uno spreco enorme, inutile e quanto meno fuori tema, in questo grave periodo di crisi. Passano i giorni e, di nuovo apri il giornale e vedi le foto di piazza Dante, bardata in maniera incredibile! Spesa “culturale” circa 150.000 euro! Però in gran parte finanziata dai privati; meno male; però, scusate, ma non capisco; i privati sono a batter cassa dall’ente pubblico perché non ce la fanno a pagare i conti di gestione delle loro aziende, non sanno come far quadrare i bilanci e poi, trovano i soldini per queste iniziative. Proposta: perché non creare un “fondo cultura” gestito in maniera trasparente e utile, nel quale le aziende possano far confluire contributi per la cultura, quella vera, però? È un’idea balzana, provocatoria se volete, ma sicuramente in tempi di crisi, ottimizzare le risorse è essenziale; naturalmente, poi, tali risorse dovrebbero essere trasferite al mondo della cultura di base, quella cioè che forma la cultura della conoscenza, dell’apprendimento di regole e competenze dei futuri cittadini, che sono i nostri figli. Lo spreco di risorse è sempre da condannare, ma in questo periodo nero deve essere assolutamente abolito, per rispetto di tutte le attività essenziali alla crescita culturale di un paese ( la scuola lo è ancora?); attività che, sempre più sono soggette a tagli drastici. Mi spiace, ma non posso condividere questa gestione allegra di fondi, pubblici e privati, per una cultura che definisco “estranea” alle reali necessità della società civile. Con buona pace delle divise varie e pseudo monumenti culturali. Forse, chi gestisce la cassa dovrebbe riflettere un po’ di più, prima di staccare assegni a sostegno dell’insostenibile, visti i tempi che corrono.
Marco Ianes – Italia dei Valori Trentino.
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