"Le idee fanno grandi gli uomini; gli uomini possono rendere grandi le idee, realizzandole!" (Marco Ianes)


domenica 29 aprile 2012

Greenpeace Italia anticipa al Fatto Quotidiano il suo rapporto su Enel, basato sulle ricerche della fondazione olandese SOMO e della European Environmental Agency (EEA). Investimenti minimi nelle nuove rinnovabili, sostegno anacronistico al carbone e nucleare all’estero



Su "Il Fatto Quotidiano" si trova un interessante documento relativo alla gestione di ENEL delle centrali a carbone. Mi chiedo come sia possibile che una società privata (ENEL è una S.P.A.) possa dettare legge a ministri e rappresentanti pubblici in tema di gestione del settore energia, in Italia. Infatti, manca un vero e proprio piano energetico nazionale, redatto senza interesse delle varie lobbies, ma che tenga conto di sviluppo eco-sostenibile e, soprattutto, di vera valorizzazione delle risorse naturali italiane: sole e vento! Carbone, petrolio e gas lo dobbiamo importare a costi altissimi, per elevati rendimenti economici di pochi attori, che poi riescono ad insinuare nella coscienza popolare, il fatto che le energie rinnovabili siano determinanti per gli incrementi recenti delle tariffe in bolletta. Con la complicità di un certo tipo di stampa, che vive grazie alla pubblicità sui propri giornali, proprio di questi attori che influenzano negativamente l'opinione pubblica. Però la verità è un'altra: le energie da fonti rinnovabili rappresentano il futuro ambientale, economico e di reale sviluppo del nostro Paese; se chi ci governa capisce questo ( e lo sanno già!), ma soprattutto se si capisse che le strade della ricerca e dello sviluppo in questo settore porteranno benefici per tutti, si riuscirà a trovare una delle strade che porteranno all'uscita della crisi attuale; non certo l'unica via, ma sicuramente uno dei percorsi da intraprendere per poter far ripartire la macchina industriale e produttiva italiana. Non è solo una questione di incentivi o meno; sicuramente c'è stata speculazione su un sistema incentivante nato male (guarda caso, però, ne hanno largamente approfittato proprio multinazionali come ENEL o similari); però, ora che ENEL stessa si è accorta che i propri profitti calano perché anche i piccoli produttori (perfino i piccoli privati su propria abitazione)possono accedere ad energia a costo quasi zero,vi è una forte spinta al taglio delle incentivazioni, per limitare i collegamenti in rete di tali impianti di auto-produzione. Non a caso, inoltre, ora l'energia costa di più la sera, proprio perché durante il giorno le energie rinnovabili contribuiscono a generare il fabbisogno nazionale, riducendo i consumi di altre materie prime. Come al solito, prevalgono gli interessi di pochi attori economici, rispetto al bene collettivo. Il tutto mascherato da oneri in bolletta cammuffati e attribuiti alle fonti rinnovabili; però aumentano petrolio, gas e carbone. Perchè di questo non si parla nell'incidenza dei costi in bolletta? Nuove strategie e pianificazioni energetiche devono essere attuate; ma chi deciderà su ciò, dovrebbe avere a cuore l'interesse generale, con una visione in prospettiva di crescita del sistema energetico italiano, valorizzando le risorse naturali a costo zero che abbiamo; ora non è così, poiché chi dirige il tutto, a vari livelli, ha interessi diretti o indiretti con i principali gestori privati e, quindi, se vuole conservare il posto che occupa, deve soggiacere ai diktat di questi attori del settore energetico. A scapito del bene collettivo e per il bene di pochi. Nulla di nuovo sotto il sole italiano!

Dal Fatto Quotidiano: 

Un morto al giorno, 366 l’anno per la precisione. Sono quelli riconducibili all’inquinamento prodotto dalle centrali a carbone dell’Enel secondo la proiezione della Fondazione Somo per Greenpeace Italia. Applicando i parametri dell’Agenzia Europea per l’Ambiente alle emissioni in atmosfera delle centrali della compagnia ex pubblica emerge che “le morti premature associabili alla produzione di energia da fonti fossili di Enel per l’anno 2009 in Italia sono 460. I danni associati a queste stesse emissioni sono stimabili come prossimi ai 2,4 miliardi di euro. La produzione termoelettrica da carbone costituisce una percentuale preponderante di questi totali: a essa sono ascrivibili 366 morti premature (75%), per quell’anno, e danni per oltre 1,7 miliardi di euro (80%)”. Un responso implacabile che la Fondazione ha trasmesso all’Enel ricevendo, purtroppo, risposte molto elusive.
“Lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili unito alla perdurante stagnazione della domanda di energia elettrica sta rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali, mettendo a rischio la possibilità di tali impianti di rimanere in esercizio”. L’ha dichiarato un mese fa Paolo Colombo, presidente dell’Enel, seguito a ruota dall’amministratore delegato Fulvio Conti, che ha chiesto di “correggere le forme di incentivi per le fonti rinnovabili” calibrando meglio i sussidi nel prossimo decreto allo studio del governo nazionale, per “dare impulso ad altre filiere”.
Il mondo sta cambiando, la produzione di energia è sempre più diffusa e decentrata, ma l’Enel non vuole mollare: il suo vecchio mondo, quello delle grandi centrali a gas, carbone, uranio, olio combustibile deve essere preservato. “Enel è entrata a gamba tesa sul tema dell’incentivazione alle rinnovabili – ha dichiarato a Repubblica.it il senatore del PD Francesco Ferrante – . Le cose sono due: o si tratta di disinformazione o di una sorta di confessione di chi guarda al passato e ha paura del futuro”.
Per Greenpeace Italia non ci sono dubbi: Enel ha paura delle rinnovabili perché è ancorata al passato o si affida a tecnologie di dubbia efficacia. “Se si eccettua l’idroelettrico, che in Italia è semplicemente un’eredità di investimenti passati e in altre regioni, come in America Latina, è collegato a progetti potenzialmente ad alto impatto ambientale, gli investimenti di Enel nelle rinnovabili sono minimi, specialmente in Italia ed Europa, dove la riduzione delle emissioni di Co2 è affidata al nucleare o a improbabili tecnologie come la cattura e sequestro del carbonio (Carbon Capture Storage o CCS)”, ha dichiarato Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia.
Nel suo rapporto, che ilfattoquotidiano.it ha ottenuto in anteprima, Greenpeace non si limita a puntare il dito, come ha già fatto più volte in passato, sul mix energetico “anacronistico” di Enel, ma analizza per la prima volta i costi esterni delle centrali Enel a carbone e petrolio. “Si tratta dei costi per l’ambiente, l’agricoltura e la salute dei cittadini. Sono voci di costo che non compaiono nei bilanci, perché la società non li paga. A pagare è però l’ecosistema nel suo complesso”.
Greenpeace fa riferimento a un rapporto della fondazione olandese SOMO, che uscirà nei prossimi mesi, e allo studio della EEA (European Environmental Agency), l’agenzia per l’ambiente dell’Unione Europea, uscito nel novembre del 2011. Lo studio dell’EEA individua i 20 impianti di produzione di energia più inquinanti in Europa. In Italia il primato spetta alla centrale a carbone Federico II di Brindisi, gestita dall’Enel, i cui costi esterni (calcolati dall’EEA) ammontavano a 707 milioni di euro nel 2009: una cifra che supera i profitti che Enel ottiene dalla centrale. “E’ un gioco pericoloso, che non vale la candela”, continua Onufrio. “I profitti sono ottenuti con un prezzo altissimo per l’ambiente e la salute”. Greenpeace Italia ha esteso la metodologia utilizzata dallo studio dell’EEA a tutte le centrali a carbone gestite da Enel in Italia ed è arrivata a conclusioni preoccupanti: “I costi esterni delle centrali a carbone sono di 1,7 miliardi di euro – oltre il 40% dell’utile che Enel ha ottenuto a livello consolidato, in tutto il mondo, nel 2011”, si legge nel rapporto. “Se alle attuali centrali si dovessero aggiungere quelle di Porto Tolle e Rossano Calabro – che potrebbero presto essere convertite da olio a carbone – i costi esterni potrebbero toccare la quota di 2,5 miliardi di euro all’anno, suddivisi in costi per la salute, danni alle colture agricole, costi da inquinamento dell’aria e da emissioni di Co2”.
Al termine del rapporto, Greenpeace chiede ad Enel di effettuare al più presto una valutazione dei costi esterni delle centrali a combustibili fossili, riportando i risultati all’interno del bilancio di sostenibilità. Tra i quesiti rivolti ad Enel non mancano i riferimenti al progetto per la centrale a carbone di Galati, in Romania, “in un’area già colpita da decenni di inquinamento dell’industria pesante rumena” e alla centrale Reftinskaya GRES, nella regione di Ekaterinburg, in Russia, che sarebbe stata accusata di “violazioni di norme ambientali” da parte delle autorità locali. Altre domande riguardano i reattori nucleari Cernavoda 3 e 4, che Enel gestisce in Slovacchia e il progetto Baltic NPP a Kaliningrad, in Russia, per la costruzione di un nuovo reattore nucleare.
Alcune delle domande di Greenpeace sono state inoltrate alla società dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica (Banca Etica) azionista “critico” di Enel dal 2007. Enel sarà tenuta a rispondere entro il giorno dell’assemblea, prevista per lunedì 30 aprile. Tra gli azionisti saranno presenti, oltre alla Fondazione di Banca Etica, anche il vescovo guatemalteco Alvaro Ramazzini – delegato dai Missionari Oblati – e l’attivista colombiano Miller Armin Dussan Calderon, professore dell’Università Surcolombiana e presidente di Assoquimbo, associazione dei comitati locali colombiani che presidiano il territorio contro la costruzione della diga Enel di Quimbo in Colombia. Ramazzini e Calderon porteranno in assemblea la voce delle popolazioni del sud del mondo impattate dai progetti idroelettrici della compagnia italiana. L’assemblea potrà essere seguita online sul sito del Fatto Quotidiano e su Twitter (#nonconimieisoldi e #azionisticritici). 
 di Marco Atella e Andrea Di Stefano

mercoledì 11 aprile 2012

Rinnovabili elettriche e conto energia FV, ecco cosa cambierà

Rinnovabili elettriche e conto energia FV, ecco cosa cambierà.

Fonte: www.qualenergia.it

Presentati oggi nel tardo pomeriggio, il quinto conto energia fotovoltaico e il decreto sull'incentivazione delle altre rinnovabili elettriche che avranno un notevole impatto sull'Italia delle energie pulite. Ci sono tagli per tutti e l'obbligo di registro anche per impianti relativamente piccoli. Una sintesi a caldo delle principali novità.

Presentati oggi nel tardo pomeriggio, il quinto conto energia fotovoltaico e il decreto sull'incentivazione delle altre rinnovabili elettriche. Due documenti che avranno un grosso impatto sull'Italia delle energie pulite. Ora, a caldo – appena usciti dalla conferenza stampa di presentazione – sintetizziamo gli elementi salienti dei due provvedimenti, che prima di finire in Gazzetta dovranno passare per l'Autorità per l'energia e la Conferenza Unificata Stato-Regioni.

La volontà politica dietro alla riforma è già stata ben spiegata nel comunicato diffuso poco fa dal ministero e dalle parole di Passera in conferenza stampa: si rivede al rialzo, portandolo dal 26 al 32-35%, l'obiettivo per le rinnovabili elettriche previsto dal Piano di azione nazionale (PAN), che peraltro si sta già per superare, ma si vuole tenere sotto controllo la crescita delle rinnovabili gestire il peso degli incentivi: dagli attuali circa 9 miliardi/anno (8,1 mld senza contare le assimilate da CIP6) non si vuole andare oltre ai 12 miliardi anno al 2020, “mentre con il sistema attuale saremmo avviati verso i 15 miliardi annui” è stato detto nel corso della conferenza stampa.

Altra direttrice politica è spostare il mix verso le fonti con i migliori rapporti costi-benefici (per l'occasione è stata rispolverata la famosa curva di McKinsey del 2009) e verso le tecnologie con maggiori ricadute sulla filiera economica del Paese: stando alle stime ministeriali (vedi grafico) questo vuol dire togliere di più al FV, il cui volume d'affari resterebbe ancora solo per il 50% entro i confini nazionali, e meno ad altre fonti come geotermia e biomasse, la cui filiera è per l'80-90% italiana.

Infine, attraverso meccanismi di competizione (aste) e governo dei volumi (registri), si tenta di tenere sotto controllo il settore, che ha visto riduzioni dei costi delle tecnologie che spesso non sono stati valutati con attenzione e per tempo da chi ha deciso l'entità.

Ma vediamo le novità principali, cioè quelle del decreto sulle rinnovabili elettriche diverse dal FV e poi quelle del quinto conto energia fotovoltaico.

I nuovi incentivi per le rinnovabili elettriche entreranno in vigore dal primo gennaio 2013 e, secondo gli schemi ministeriali, dovrebbero contenere la spesa entro un limite di 5-5,5 miliardi di E/anno, partendo dai circa 3,5 mld attuali. Nel grafico le riduzioni di incentivo indicative previste per le varie fonti:



A questi tagli si aggiungono le nuove procedure di accesso agli incentivi: gli impianti sopra i 5 MW di potenza (20 MW per geotermia e idroelettrico) dovranno farlo tramite un sistema di aste. Per quelli tra i 50 kW e 5 MW l'accesso sarà subordinato all'iscrizione al registro nel quale verrà data precedenza secondo determinati criteri (data di iscrizione, minor potenza, ecc.). Solo gli impianti sotto i 50 kW di potenza saranno esonerati dall'iscrizione al registro, ma la potenza installata da questi andrà comunque ad erodere il tetto di risorse economiche destinate ad ogni tecnologia per il registro dell'anno successivo. Nel grafico sotto i tetti indicativi previsti.


Stessi principi troviamo anche nel quinto conto energia per il fotovoltaico, che entrerà in vigore dopo il primo luglio al superamento della soglia dei 6 miliardi di spesa per gli incentivi: cosa che ci si aspetta accada tra luglio e ottobre, visto che attualmente abbiamo passato i 5,6.

Anche qui vediamo l'introduzione dei registri, con l'obiettivo di contenere il mercato entro i 2-3 GW l'anno e di non far superare la soglia di spesa di 6,5 miliardi (questo nuovo conto energia dunque potrà incentivare per soli 500 milioni l'anno). Dovranno iscriversi al registro tutti gli impianti sopra ai 12 kW. La priorità verrà data secondo criteri particolari: taglia, intgrazione, etc (qui la lista). Anche qui le installazioni la potenza installata in impianti non soggetti a registro (dunque sotto ai 12 kW) andrà comunque ad erodere il tetto di potenza incentivabile per ogni tecnologia per il registro per l'anno successivo.

Infine qui sotto trovate le riduzioni indicative che il quinto conto energia porterà agli incentivi per il fotovoltaico. Dovrebbero restare alcuni premi come quelli per gli impianti a concentrazione o con caratteristiche innovative.

Nei prossimi giorni seguiranno ulteriori dettagli.

Marco Ianes

venerdì 6 aprile 2012

Salviamo il futuro delle rinnovabili: manifestazione a Roma il 18 aprile

Il 18 Aprile in piazza per le energie pulite

Ore 11:00

Piazza Montecitorio, Roma

Le fonti pulite stanno cambiando il sistema energetico italiano con vantaggi che diventano sempre più evidenti in termini di produzione (che ha raggiunto il 26,6% rispetto ai consumi elettrici nel 2011), di riduzione delle spese legate al protocollo di Kyoto, di creazione di oltre 100mila nuovi posti di lavoro, ma anche economici complessivi per il Paese e oggi anche di riduzione del costo dell’elettricità nel mercato elettrico all’ora di picco grazie al solare e all’eolico.

Questa prospettiva è in pericolo, proprio perché sta mettendo in crisi i grandi gruppi energetici e gli impianti di produzione di energia elettrica da carbone, petrolio e gas. E’ in corso una campagna mediatica che sta mettendo in luce solo i rischi e gli impatti in bolletta di questa crescita e non gli enormi vantaggi per il Paese, i cittadini e le aziende da una prospettiva di investimento in un modello energetico pulito, efficiente, distribuito. Purtroppo, invece di approvare i decreti attuativi per le rinnovabili termiche e quelle elettriche (fotovoltaico escluso) che si attendono da settembre, ora si parla di tagli radicali degli incentivi per il fotovoltaico con un, nuovo, quinto conto energia e di limiti e tagli per tutte le altre fonti. Soprattutto, si vuole mettere tetti annui di spesa, aste difficilmente efficaci e registri per ogni tipologia di impianto che non sia domestico, togliendo ogni certezza agli investimenti.

Il mondo delle rinnovabili, le imprese nate in questi anni, gli oltre 100mila nuovi occupati, le associazioni di settore e ambientaliste scendono in piazza per contrastare questa prospettiva. Non è accettabile che decisioni di questo genere vengano prese senza un confronto trasparente e una seria analisi costi/benefici. Soprattutto, noi pensiamo che le rinnovabili debbano essere al centro del futuro energetico dell’Italia.

SOS Rinnovabili invita tutti a mobilitarsi, manifestando il 18 aprile a Roma e diffondendo l’iniziativa quanto più possibile.

martedì 3 aprile 2012

Ecco cosa costa il fotovoltaico ad una famiglia italiana: massimo 1,25 E/mese!!! Cosa paghiamo in bolletta?Inceneritori,petrolio,gas...

In merito all’incidenza dei costi del fotovoltaico sulla bolletta, è bene chiarire come è composta, in Euro, la componente “fonti da energia rinnovabile e assimilate”. Riporto qui alcuni dati, facilmente verificabili cercando un po’ tra i meandri dei dati, anche a volte occultati ad arte da chi vuole lanciare messaggi roboanti per sostenere tesi a favore della produzione energetica termoelettrica o, peggio, riportare in discussione il nucleare, che abbiamo bocciato democraticamente un anno fa con un referendum popolare.

L’associazione per le energie rinnovabili (APER) ha condotto uno studio con dati assolutamente dimostrabili e verificabili; ecco di seguito quanto realmente il cittadino deve sostenere gli incentivi dedicati alle fonti rinnovabili.

Considerando una bolletta media di 425 E/anno si può vedere come 31 E siano destinati alle voci A3, A2 e MCT. Dietro queste sigle si nascondono varie spese che nulla hanno a che vedere con le fonti rinnovabili:

- 5,2 E sono destinati allo smantellamento delle centrali nucleari. Considerato che le 4 centrali italiane sono state “spente” nel lontano 1987, si può facilmente intuire quale sia l’enorme spreco di denaro anno dopo anno per la messa in sicurezza e la gestione (impossibile) del problema scorie;

- 2,8 E vengono regalati alla grandi imprese energivore, come cementifici e acciaierie, per fornire loro energia a basso prezzo. L’Unione Europea ha già multato varie volte il nostro Paese perché questa è una pratica di concorrenza sleale;

- 8,4 E vengono destinati alle cosiddette “assimilabili” ovvero all’energia prodotta bruciando i rifiuti (inceneritori) e gli scarti dei processi di raffinazione del petrolio. In 9 anni sono stati spesi 33 Miliardi di Euro per sovvenzionare questa energia, altamente inquinante e fonte di gravissime patologie.

- Rimangono quindi meno di 15 Euro all’anno, pari a 1.25 Euro/mese, di fondi realmente spesi per le rinnovabili e solo parte di questi fondi vanno al fotovoltaico.

Dunque, ecco rivelati i veri costi del fotovoltaico sulla bolletta!!! Vi sembra davvero che possano incidere così significativamente sugli aumenti che ci propinano?

Questi dati sono reali e, come diceva tempo fa il ministro Romani che il 7% in bolletta è per pagare gli incentivi è vero; si dovrebbe però spiegare che questo 7% è suddiviso per sostenere le fonti rinnovabili, ma anche le centrali a carbone, la costruzione degli inceneritori e questo dato si può facilmente vedere sul sito governativo AEEG.

Se nei prossimi mesi la bolletta sarà più pesante non sarà certo per colpa del fotovoltaico ma dell’andamento del prezzo del petrolio al quale il prezzo dell’energia è strettamente legato: di contro se avessimo avuto una maggiore potenza installata da fonti rinnovabili, tale dipendenza sarebbe molto ridotta.

Si dimentica poi di ricordare che il settore fotovoltaico produce gettito per le casse dello Stato e allo stesso tempo la distribuzione di incentivi ad impianti medi e piccoli significa tenere la ricchezza sul territorio.

Secondo Asso Energie Future lo sviluppo dell’energia solare costerà 1,7 euro a famiglia in bolletta elettrica. Il dato smentisce evidentemente quanto sostenuto nella valutazione dei costi delle rinnovabili fatte dal GSE, in cui si prospetta una stangata sulle bollette a causa dell’alto costo degli incentivi. Inoltre, l’obiettivo di avere 8000 megawatt installati entro il 2020 è mediocre, basti pensare che la Germania punta a installare 52.000 megawatt e a oggi ne ha già installati 18.000 megawatt, introducendo anche un percorso di smantellamento del nucleare.

Nel 2020 il fotovoltaico ha portato nelle casse dello Stato circa 50 miliardi di euro e ingloberà tra i 210 mila e i 215 mila nuovi addetti nei prossimi 9 anni per un costo globale di 1,7 euro per famiglia. Dunque, già subito si potrebbero risparmiare 3 miliardi di euro se tutto il papocchio delle assimilate fosse estrapolato dalle rinnovabili, come sostiene Francesco Ferrante (PD):

“Tra gli oltre 3 miliardi di euro non destinati alle rinnovabili che hanno gravato sulle bollette elettriche degli italiani nel 2010 vi sono ben 285 milioni che sono destinati all’eredità nucleare; oltre 1,2 miliardi di euro per il famigerato CIP6, che, seppur in esaurimento, ancora nel 2010 incentivava le cosiddette assimilate, un incentivo al fossile in verità. Inoltre sono da conteggiare le agevolazioni che riguardano le Ferrovie dello Stato, e che lo scorso anno ammontavano a 355 milioni di euro. Tutti oneri, questi, che più correttamente dovrebbero essere sostenuti dalla fiscalità generale, e non in proporzione ai consumi elettrici.”

Davvero credete ancora alla bufala che sia il fotovoltaico con i suoi incentivi, a far crescere la bolletta? Se così credete, allora documentatevi meglio, per capire cosa state pagando veramente in bolletta!

Quinto Conto Energia: scontro Clini-Passera su taglio incentivi legato a riduzione bollette

Quinto Conto Energia: scontro Clini-Passera su taglio incentivi legato a riduzione bollette

01.04.2012: La definizione del futuro Conto Energia rischia di creare un conflitto interno al governo tra il ministro dell’ambiente Corrado Clini e il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera. Secondo quanto riferito da Il Sole 24 Ore, la materia del contendere è l’intenzione del ministro Passera di legare il piano di riduzione degli incentivi all’idea che esso contribuirà a ridurre il peso delle bollette elettriche, come annunciato dal ministro in diverse occasioni. Secondo Clini, invece, la riduzione degli incentivi per le energie rinnovabili non contribuirà affatto a ridurre le tariffe dell’elettricità, essendo piùttosto altri gli oneri impropri da ridurre sulle bollette come il CIP 6, i contributi per il nucleare e gli sconti concessi alle acciaierie. Il ministro Clini ha sottolineato come non sia corretto evidenziare solo i costi delle rinnovabili, senza constestualmente ricordarne i benefici come la diminuzione del picco diurno della domanda e l’incremento del prodotto interno lordo e del gettito fiscale. Nei giorni scorsi, lo stesso ministro Clini ha emesso un comunicato stampa per comunicare che il quinto Conto Energia «sarà pronto a breve» e che punterà su installazioni di piccola taglia e sull’autoconsumo residenziale e industriale, «favorendo l’integrazione del solare con l’efficienza energetica e sostenendo l’innovazione tecnologica». Anche nel comunicato stampa il ministro ha ricordato il meccanismo virtuoso messo in atto dalle energie rinnovabili: «Per esempio, mentre pesano sulle bollette, al tempo stesso con un meccanismo opposto le fonti pulite di energia abbassano il costo del chilowattora e soprattutto riducono il fabbisogno di combustibili fossili, che sono d’importazione, con un vantaggio netto sulla bilancia dei pagamenti del Paese».

Fonte: Ministero dell’ambiente, Il Sole 24 Ore; sintesi: PHOTON

www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-04-01/energia-governo-divisoincentivi-151239.shtml?uuid=Abj9BUHF

www.minambiente.it/home_it/showitem.html?item=/documenti/comunicati/comu

nicato_0339.html&lang=it

Il comunicato stampa in formato integrale è disponibile anche nell’archivio di Photon, al seguente link:

http://www.photon-online.it/newsletter/document/63195.pdf