Nel decreto “DESTINAZIONE ITALIA”, si annida un pericoloso sistema di riconoscimento e “amnistia pagata” verso i soggetti che hanno determinato la nascita dei cosiddetti “SIN”, Siti di interesse nazionale, vere e proprie bombe ecologiche in quanto ad inquinamento ambientale. In tale decreto si permette ai soggetti inquinatori , specificato al comma 5, di accedere a percorsi di riqualificazione del sito, con accesso a sgravi fiscali e contributi pubblici, purché il sito sia stato inquinato prima del 2007. Inoltre, in caso di programmazione di interventi di riqualificazione, oltre ai sopraccitati benefici, il soggetto inquinatore e ora “investitore”, vedrebbe cadere ogni altro onere di carattere sanzionatorio.
Il percorso indicato nel decreto suscita indignazione immediata, se si pensa al concetto che gli inquinatori sono stati quasi sempre società con scarsa attenzione all’ambiente e hanno sfruttato tali siti lasciandoli in pericolosissime condizioni ambientali e di forte rischio per la salute pubblica (questa non è un’opinione, ma è indicato nel documento che identifica i SIN sul territorio nazionale). Ma l’indignazione cresce ulteriormente se si aggiunge il fatto che, gli stessi soggetti, avranno ora la possibilità di godere di ulteriori margini di incremento economico, godendo di contributi pubblici e sgravi fiscali per bonificare il sito da loro stessi inquinato; in aggiunta a ciò, potranno godere ulteriormente di tali siti per edificare o convertire la zona in siti produttivi . Oltre alla spontanea indignazione, vi è però un aspetto importante da non sottovalutare; uno studio dell’ufficio legale della Camera dei Deputati, fatto sul decreto “Destinazione Italia”, in merito a tale provvedimento, evidenzia la forte possibilità di lesione del principio europeo “chi inquina, paga” , sancito nelle direttive europee; tale lesione porrebbe l’Italia, inevitabilmente, in infrazione e quindi farebbe generare un’ulteriore sanzione nei confronti del nostro Paese. Sarebbe una beffa ulteriore per tutti i cittadini, che hanno subìto la presenza di questi siti altamente inquinati e ora si vedrebbero pure vessati dall’attribuzione di contributi pubblici agli inquinatori, sgravi fiscali per gli stessi che godrebbero di ulteriori profitti e, dulcis in fundo, pagherebbero una sanzione salata; il tutto con i soldi dei contribuenti!
Anche a Trento esiste un SIN! L’area SLOI-CARBOCHIMICA, a Trento Nord, è presente nell’elenco dei siti di interesse nazionale (SIN) e quindi pure noi abbiamo questo tipo di problema. Su questo sito si è parlato e discusso molti anni, ma giace ancora lì, nel pieno abbandono e nel totale disinteresse di comune e provincia, che non sanno cosa fare. La situazione di stallo che si è creata in questi decenni è stata tenuta addormentata per evitare di alzare il coperchio della pentola ma ora, con questo decreto che molto probabilmente sarà ,purtroppo, convertito in legge a breve dal Parlamento, è probabile che si risveglino interessi economici molto forti. La preoccupazione che dovrebbe interessare tutti noi trentini è proprio quella di stare attenti a chi prenderà in mano la situazione, di vegliare se i soldi pubblici, i nostri soldi pubblici, saranno usati correttamente per restituire alla cittadinanza un luogo altamente inquinato, in maniera sicura e vivibile, con trasparenza e con senso del “bene comune”. Il pericolo forte e reale è che si inneschino anche qui percorsi poco virtuosi, premianti solo per coloro che hanno inquinato, che vedrebbero vincere, ancora una volta, i loro interessi speculativi dopo aver infranto le leggi. Alla politica spetta la responsabilità di correggere il decreto in Parlamento, anche se sembra molto difficile, poiché sembrano prevalere ignoranza sul tema (pochi deputati sanno leggere nel decreto tali atrocità) e interessi di parte che sostengono anche certi politici romani, quelli che invece hanno letto molto bene il decreto stesso. Ma in Trentino, se è vero che siamo autonomi e se è vero che possiamo e vogliamo fare meglio, saremo capaci di dare un percorso politico coerente con il concetto di “chi inquina, paga”? Speriamo che, almeno qui, contributi e benefits agli inquinatori siano radicalmente banditi. L’immobilismo dimostrato finora non è certamente di buon auspicio, ma gli interessi in gioco diverranno tali da costringere la politica ad analizzare anche qui questi problemi; e qui, vedremo il vero volto ambientalista del Trentino green che dipingono a livello nazionale; cioè vedremo davvero se ci sarà tutela dell’ambiente e, soprattutto , vero senso del bene collettivo. Infine, un appello ai nostri parlamentari trentini: a Roma, portate in evidenza tale devastante percorso che si vuole convertire in legge. Ne va del buon nome dell’Italia, ne va della credibilità di un Paese che sembra sempre più tutelare interessi economici di pochi, a scapito del bene collettivo. Siate portavoce di una visione davvero nuova, portate il pensiero del Trentino realmente virtuoso e che crede davvero in politiche diverse. Se volgiamo credere davvero in un futuro migliore, non possiamo far passare tali provvedimenti fuori da ogni senso logico, ma soprattutto anche fuori contesto europeo.
Marco Ianes – Portavoce VERDI DEL TRENTINOL'area SIN a Trento Nord.
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