"Le idee fanno grandi gli uomini; gli uomini possono rendere grandi le idee, realizzandole!" (Marco Ianes)


sabato 31 marzo 2012

Nuovo attacco alle energie rinnovabili da parte di ENEL e dei grandi gruppi del petrolio!

Da qualche settimana gira voce di un nuovo conto energia, strutturato con pesantissimi tagli agli incentivi e con la predisposizione di un registro di accesso agli stessi per impianti superiori ai 3 Kw. Se ciò fosse vero, potrebbe significare la morte del comparto fotovoltaico in Italia, perché un registro di accesso per impianti piccoli significa un iter lentissimo, che non garantirebbe il ritorno dell'investimento in tempi accettabili. Ancora una volta una politica cieca e sorda, mette a repentaglio uno dei pochissimi settori dell'economia che sta facendo lavorare industrie e aziende e che produce posti di lavoro in un momento di elevatissima recessione generalizzata. Ma chi spinge questo ipotetico nuovo conto energia? Dietro ci sono i soliti attori; Enel in primis, che grazie allo sviluppo delle energie rinnovabili ha visto calare i propri profitti di qualche punto percentuale;solo che questo calo di profitti per pochi, ha dato beneficio a molti piccoli risparmiatori. Poi, le solite lobbies del petrolio e del gas , che vendono meno carburanti per le centrali termoelettriche. Loro voglio continuare a guadagnare, incrementare i propri profitti, a scapito della collettività, che invece desidera sempre più avvicinarsi all'autonomia energetica per un vero risparmio collettivo, sia di risorse energetiche che di denaro. Riporto qui sotto, un articolo apparso ieri su Repubblica, che spiega bene la situazione e chi c'è dietro ai movimenti di un ipotetico e quanto mai realistico (purtroppo) nuovo conto energia! Sarebbe il terzo conto emesso in poco più di un anno, dopo il secondo del 2007; cambiare le regole ogni 4/5 mesi di media, come sta avvenendo in Italia, non garantisce stabilità ai mercati e fa fuggire investitori in un settore che, lo ripeto, è uno dei pochi,attualmente, a produrre reddito per molte famiglie grazie al risparmio energetico su abitazione e posti di lavoro e pure per imprese grazie ad investimenti in risparmio energetico per proprio uso dell'energia auto prodotta. Le lobbies del petrolio e del gas, le multinazionaionali ex pubbliche e ora privatissime cone ENEL, comandano ancora una volta sul futuro di un Paese che appare sempre più ostaggio di un'economia ricca per pochi e, invece, piena di sacrifici per tutti gli altri. I recenti rincari di gas e energia elettrica, sono stati approvati anche per far fronte ai minori introiti di queste lobbies, determinati dalla sempre maggiore evoluzione del sistema energia verso un'autonomia energetica dell'abitazione e della piccola industria. E questo non va bene per i grandi signori delle lobbies, che di fronte ai loro mancati guadagni, se ne fregano del bene comune. Le nuove frontiere del fotovoltaico, però, apriranno gli orizzonti a sistemi di immagazzinaggio dell'energia (STORAGE POWER); queste nuove idee supereranno gli incentivi statali, finalmente, rendendoci liberi di immagazzinare energia dal sole di giorno, per poi sfruttarla di notte; magari svincolandoci dalla rete elettrica! Questo è il futuro della ricerca nel campo fotovoltaico e sta già arrivando. Cosa si inventerenno per frenarlo? Non si sa, ma la fantasia perversa dei lobbisti è infinita e sicuramente la battaglia diventerà aspra e durissima. Comunque, la macchina del progresso energetico è ormai avviata e prima o poi sarà possibile arrivare alla famosa grid-parity, liberando la sostenibilità di un impianto fotovoltaico dal giogo degli incentivi statali; e, quando sarà così, in un futuro molto vicino, anche i lobbisti che sostengono le loro tesi di profitto a scapito del benessere collettivo, verranno inevitabilmente fermati.

TRATTO DA REPUBBLICA:

Il boom nella produzione di energia rinnovabile, arrivata ormai a coprire oltre un quarto del fabbisogno nazionale di elettricità, unito a consumi ormai da anni stabili o in calo, rende sempre più mariginale la necessità di produrre energia dalle centrali tradizionali, costringendole a lavorare a scartamento ridotto, con pesanti ripercussioni sulla loro redditività.
A lanciare quello che per i grandi produttori di energia è un allarme rosso è il presidente dell'Enel Paolo Andrea Colombo. "Lo sviluppo delle rinnovabili, unito alla stagnazione della domanda, sta rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali, mettendone a rischio la possibilità di rimanere in esercizio", ha lamentato oggi Colombo.
Le ultime conferme di come sta irreversibilmente cambiando il sistema di produzione e distribuzione dell'energia è arrivata non più tardi dell'altro ieri dal rapporto Comuni Rinnovabili di Legambiente 2. "Dal 2000 ad oggi 32 TWh da fonti rinnovabili si sono
aggiunti al contributo dei vecchi impianti idroelettrici e geotermici: è qualcosa di mai visto,
che ribalta completamente il modello energetico costruito negli ultimi secoli intorno alle fonti fossili, ai grandi impianti, agli oligopoli", si legge nel dossier.
Una lettura che non è ormai solo degli ambientalisti. Quanto è accaduto negli ultimi anni, spiegava il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, fa sì che ci sia "poco spazio per altre grandi centrali termoelettriche e questo impatta sul monopolio energetico nazionale". "Ma ormai questo - concludeva Clini - è lo schema sul quale stiamo lavorando". E allo stesso incontro anche il rappresentante di un'istituzione tradizionalmente cauta e conservativa come l'Autorità per l'energia ammetteva per bocca del suo presidente Guido Bortoni che "il paradigma è cambiato e il mondo dell'energia così come l'abbiamo conosciuto fino al 2008 non tornerà mai più".
Il problema, agli occhi dell'Enel, è che quel mondo prevedeva una serie di impianti costati fior di investimenti ma che per essere redditizi hanno bisogno di produrre a ritmi ormai ampiamente superflui. In termini numerici a dare un'indicazione del fenomeno è l'ex consigliere di amministrazione di Enel G. B. Zorzoli, oggi presidente della sezione italiana dell'International Solar Energy Society, in un'intervista al sito Qualenergia. "Questi (impianti,
ndr) per ripagarsi dovrebbero funzionare circa 4-5mila ore l'anno, invece ne stanno funzionando, quando va bene, 3mila. Il ridotto uso dei cicli combinati si traduce anche in miliardi di metri cubi di gas in meno, con un innegabile vantaggio in termini ambientali e di bilancia dei pagamenti, ma con un danno economico per chi vende gas".
Queste centrali servono infatti ormai sempre più come stabilizzatori della produzione, per dare continuità alla quantità di energia immessa in rete a fronte della inevitabile variabilità nella produzione da rinnovabili (legata alla quantità di sole e vento). Un compito che in un futuro sempre meno lontano dovrebbe essere svolto dalla cosiddetta "rete intelligente" (la
smart grid) e dai sistemi di accumulo e back up.
Un'evoluzione che Enel conta di rallentare (è stata anche oggetto di un duro scontro nei mesi scorsi con Terna 3) andando innanzitutto a rivedere il conto energia che nelle sue diverse versioni ha sino ad oggi fatto da volano a questa rivoluzione. Per questo Colombo ha invocato una "razionalizzazione degli incentivi" che consenta una maggiore efficienza, che "eviti gli sprechi inutili e garantisca lo sviluppo selettivo dei progetti". "Tenuto conto dell'emergenza finanziaria - ha detto intervenendo alla Terza Conferenza del diritto dell'energia del Gse - è ragionevole attendersi un'adeguata ridefinizione dei meccanismi incentivanti".

La riformulazione del conto energia (con il varo della sua quinta edizione), i nuovi incentivi per le rinnovabili extra fotovoltaico e quelli per le rinnovabili termiche sono in queste ore allo studio del governo 4 e stando alle prime indiscrezioni i provvedimenti andrebbero a colpire duramente il settore. Sul fatto che le concessioni fatte fino ad oggi siano state troppo generose, soprattutto alla luce del crollo dei prezzi dei moduli solari, è ormai opinione condivisa. L'orientamento politico iper punitivo mostrato sino ad ora dal governo (di "storuture insostenibili e da correggere" ha parlato anche oggi il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera) spaventa però gli operatori del comparto, alimentando più di un sospetto sul fatto che possa essere in qualche maniera ispirato proprio dagli interessi dei grandi gruppi come Enel. Emblematico, al riguardo, il giallo della bozza 5 circolata nei giorni scorsi e attribuita direttamente a un
ghost writer di Enel. Circostanza seccamente smentita dall'azienda, senza però convincere l'autore della denuncia, il senatore del Pd Francesco Ferrante.
"Anche oggi - afferma il parlamentare democratico - Enel entra a gamba tesa sul tema dell'incentivazione alle rinnovabili, collegando lo sviluppo delle rinnovabili alle difficoltà incontrate sul mercato dalla produzione di energia elettrica da fossili. Le cose sono due: o si tratta di disinformazione o di una sorta di confessione di chi guarda al passato e ha paura del futuro. Sono comunque dichiarazioni gravi, a cui rispondiamo con argomentazioni fondate, ad esempio con l'autorevole studio dell'Università Bocconi diffuso proprio oggi, che stima i benefici netti delle Fer (fonti rinnovabili elettriche,
ndr) al 2030 in 79 mld € nei prossimi vent'anni, suddivisi tra maggiore occupazione, mancato import combustibili fossili, export netto dell'industria e riduzione del prezzo di picco dell'energia".

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