Ecco il testo del mio intervento programmatico.
La green economy ha avuto un boom in questi ultimi anni, spinta da molti fattori: i costi energetici sempre più gravosi, il petrolio ed i suoi derivati che costano sempre più; incentivi statali allo sviluppo – settore fotovoltaico per esempio- che ne hanno determinato una speculazione anche smisurata.
Ma per sviluppare la green economy è necessaria anche una mentalità nuova ed un approccio politico diverso, innovativo. Mi piace riportare un esempio concreto, che ho vissuto personalmente e direttamente. Lo scorso anno ho presentato all’amministrazione comunale di Trento un progetto, quasi esecutivo e completo di calcoli ben dettagliati, per la posa di un impianto fotovoltaico presso il palazzetto dello sport della città; ora, permettetemi un pizzico di arroganza sportiva: dato che Trento ha la squadra di volley campione del mondo, d’Europa e d’Italia, pensate che ritorno di immagine sarebbe stato, installare un impianto su una struttura che è vista come il tempio della pallavolo moderna! E pensate che bella cosa sarebbe stata garantire la totale auto-sufficienza della struttura, dal punto di vista energetico; inoltre, le casse comunali così tristemente povere, sarebbero state “aiutate” con lo sgravio dei costi energetici e con gli introiti degli incentivi del conto energia. Ebbene, il progetto giace in qualche cassetto comunale, impolverato e nemmeno considerato. Dunque, come si può parlare di green economy se chi governa non riesce a capire le potenzialità reali di questo settore? Vado oltre e continuo negli esempi concreti; il Trentino ha una percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti, che ha superato abbondantemente il 65% e si avvicina mese dopo mese, al 68-70%; ebbene, i nostri politici stanno per emettere un bando di gara per un inceneritore, per lo smaltimento del residuo indifferenziato, ben sapendo che un inceneritore avrebbe conseguenze disastrose sul turismo e sull’agricoltura trentine, per non parlare della salute di cittadini. Insieme ad altre persone, abbiamo proposto un progetto alternativo, che preveda la lavorazione di questa quota di rifiuti residui, fornendo dati oggettivi in termine di produttività, di risparmio economico ed energetico, di tutela ambientale e della salute. Un progetto che permette di evitare la costruzione di un inceneritore e che chiude il cerchio dei rifiuti in maniera diversa, alzando anche la soglia della raccolta differenziata. In oltre 10 incontri pubblici che abbiamo fatto con la popolazione trentina, nessuno dei nostri rappresentanti politici si è degnato di mettersi a confronto e provare a discutere questa alternativa. Mi chiedo, allora, qual è il reale approccio di questa classe politica alla green economy? Temo davvero che questi personaggi usino questo termine come ritornello per cavalcare una moda e non per cercare di orientare realmente le scelte politico-programmatiche.
Vogliamo parlare di infrastrutture? Bene, non accenniamo alla farsa mediatica del ponte sullo stretto di Messina! Parliamo di linee elettriche!!! Girando per la nostra amata Italia,per effettuare collaudi di impianti, fotovoltaici o eolici o di produzione di energia elettrica in generale, frequentemente mi capita di constatare che il problema reale non è la produzione di per se dell’energia, bensì come trasportarla! Abbiamo linee elettriche, in alcune zone italiane, che sono talmente vecchie o sottodimensionate, che non si riesce a trasportare l’energia che si potrebbe produrre. Altro che ponte sullo stretto, forse sono altre le infrastrutture sulle quali si rendono necessari e urgenti gli investimenti.
Dopo queste riflessioni, che sono dei semplicissimi esempi reali e facilmente individuabili, un po’ in tutto il territorio nazionale, è necessario anche arrivare ad una sintesi che identifichi un percorso di crescita organico e significativo di ciò che deve essere la green economy. Non è sufficiente fare un decreto di regolamentazione degli incentivi sul fotovoltaico, tra l’altro con tutte le incertezze generate nei mesi scorsi da provvedimenti altalenanti che hanno generato una confusione sui mercati enorme.
È necessario e veramente indispensabile predisporre una legge quadro che preveda una regolamentazione di tutti i settori della green economy. Dalla produzione di energia con fonti rinnovabili, allo sviluppo del corretto uso dell’energia, tramite costruzioni edili adeguate; dalla ristrutturazione degli edifici all’insegna del risparmio energetico, allo sviluppo eco-sostenibile della mobilità urbana; dalla gestione dei residui dei rifiuti, passando per la ricerca di sistemi per produrne sempre meno, alla ristrutturazione degli impianti di illuminazione pubblica.
È necessario predisporre opportuni sgravi fiscali, incentivi mirati e prestiti agevolati per sviluppare questo settore; questi investimenti fiscali, rientrerebbero e si sosterrebbero da soli, con maggiori introiti IVA e di tasse sui redditi.
Potrei continuare ancora ad elencare settori che hanno bisogno di essere regolamentati, al fine di ricercare realmente uno sviluppo organico della green economy. Ecco, anche sulla ricerca e sulla formazione dei giovani ci sarebbe qualcosa da dire; una nazione che taglia i sostentamenti a questi settori, è una nazione che non crede in un futuro migliore ed eco-sostenibile. Per crescere in termini di qualità della vita e non solo per far crescere il PIL, io credo che dovremmo davvero credere in questi settori emergenti; noi siamo qui a parlarne, oggi,e siamo tutti convinti che questo settore sia determinante per un corretto sviluppo della nostra società; però non è sufficiente; dobbiamo crescere per arrivare presto nei luoghi dove si può veramente determinare lo sviluppo di una nuova visione generale dell’economia. I modelli tradizionali non stanno più funzionando e lo vediamo tutti; è ora veramente di spingere l’acceleratore su queste nuove frontiere economiche; non possiamo più permetterci di farci guidare silenziosamente e passivamente da chi continua a fare scelte che rispecchiano i vecchi modelli economici. Servono nuove prospettive, nuove idee, portate da nuove persone e da nuovi movimenti. Serve soprattutto fare informazione e formazione. Non sono in grado di farla i nostri politici? Facciamola noi, sul territorio, con incontri pubblici, con proposte di legge, cercando di coinvolgere sempre più persone e movimenti di cittadini, sensibili ad un’idea di sviluppo economico e sociale diverso.
Informazione, divulgando dati e prospettive sulla green economy; ecco,da qui, la necessità di parlarne continuamente e di farne parlare, soprattutto dagli organi di stampa. Formazione, aiutando i giovani -e pure i meno giovani-, ad acquisire una nuova mentalità che si discosti dai modelli di sviluppo legati solo al PIL e alla produttività fine a se stessa. Uno sviluppo eco-sostenibile ha bisogno di una radice forte che deve essere piantata profondamente nella cultura di un popolo; e non solo per sfruttarne gli indubbi vantaggi economici, che sono pure leciti ed auspicabili; ma per guardare anche dalla finestra e poter vedere un po’ più di cielo azzurro e respirare un po’ di aria migliore.
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