Trascorsi tre mesi dai referendum, mi viene in mente una riflessione su un tema molto importante e cioè quello della produzione di energia elettrica. Se da una parte la volontà popolare ha negato,per fortuna, lo sviluppo dell'energia nucleare, dall’altra è tuttavia necessario continuare a riflettere sullo sviluppo energetico che il nostro Paese deve programmare. In Italia manca una strategia energetica,manca una programmazione lineare di sviluppo energetico e delle infrastrutture necessarie per il trasporto dell'energia stessa. Mi capita di frequente di girovagare per lo stato per lavoro e,ovunque, rilevo gli stessi problemi. Reti di distribuzione obsolete limitano fortemente il trasporto, introducendo fattori di perdita di rendimento molto elevati. In aggiunta a ciò,vi è un sistema di gestione degli incentivi per le fonti rinnovabili che fa acqua da tutte le parti. Mi spiego meglio. Il Gestore dei servizi energetici (Gse) è l'ente preposto a rilasciare le famose tariffe incentivanti per il settore fotovoltaico. Ebbene, dopo l'emissione del 4°conto energia,nel marzo scorso,da parte di un governo pressapochista come mai si era visto prima,capita sempre più frequentemente che le pratiche di incentivazione abbiano tempi di evasione biblici,oppure che vengano rifiutate per banali formalismi, come la mancanza di un cenno ad una norma sulla modulistica; mancanze peraltro solo di elencazione, perché senza l’applicazione della norma l’impianto non avrebbe potuto nemmeno venir realizzato. Tutte cose non prettamente tecniche, bensì burocratiche, che fino a qualche mese fa venivano gestite dal Gse in ottica di collaborazione con gli operatori del settore,chiedendo semplicemente integrazioni o chiarimenti facilmente trasmissibili via mail. Ora sembra quasi che qualcuno abbia dato direttive diverse al Gse stesso, cioè tali da indurre a disincentivare la prosecuzione degli investimenti in questo settore, tanto sta diventando difficoltoso chiudere una pratica di incentivazione o interfacciarsi con il Gse stesso, dati i tempi di attesa al call center (a volte anche due o tre ore). Ma, se dietro a questo cambio di indirizzo politico,nemmeno poi tanto velato, ci fosse almeno una strategia alternativa di politica energetica,il tutto sarebbe comprensibile;invece ciò non esiste. Non vi è programmazione di sviluppo energetico, non esiste un progetto di ristrutturazione della rete elettrica nazionale, insomma l'Italia non ha un chiaro e ben calcolato piano di sviluppo nazionale nel settore della produzione e trasporto dell'energia. Siamo in balìa di gente che non sa nulla di tutto ciò, non è in grado di sviluppare questi temi e naviga a vista e a caso. Il sistema Italia non è in grado di programmare il futuro e quindi andiamo avanti a caso. Le soluzioni, peraltro, ci sarebbero. Investimenti immediati nello sviluppo di nuove reti elettriche soprattutto nell'area meridionale e manutenzione programmata delle stesse, snellimento delle pratiche gestite dal Gse con ritorno agli indirizzi politici che favoriscano i rapporti tra il gestore e gli operatori, con un regolamento chiaro di applicazione delle regole, programmazione della realizzazione di nuove centrali a biogas, idroelettriche,eoliche e fotovoltaiche,in zone ottimali e gestite correttamente. Tutto ciò non è irrealizzabile, però ci vorrebbero le persone giuste al posto giusto; persone in grado di saper valutare e programmare le corrette strategie politiche da attuale! E soprattutto ci vorrebbe la reale volontà politica di progettare un futuro energetico ecosostenibile e al passo con i tempi moderni. Un sogno utopistico visto il panorama di squallore politico che dobbiamo vedere ai giorni nostri;tuttavia, varrebbe la pena provare ad individuare soggetti del settore che abbiano voglia di provarci; persone che abbiano voglia di entrare a far politica per il reale sviluppo del Paese e non solo per fare presenza in parlamento al servizio di una tessera partitica e,soprattutto, nominati dal proprio segretario. Ma come si fa ad eleggere persone che vorrebbero provare a cambiare le cose, se non le puoi votare, perché non sono candidate dal segretario di questo o quel partito? È un altro grande problema italiano. Uno dei tanti. La politica chiusa in se stessa, sempre le solite facce a governare, a destra e a sinistra, affinché nulla cambi! Il cambiamento della legge elettorale, quindi, potrebbe essere il segnale di cambiamento anche in molti altri settori; potrebbe aprire le porte a persone nuove, preparate, che sappiano progettare anche un nuovo sistema energetico italiano. Ma forse, l’ho già detto, è solo un sogno utopistico…
Marco Ianes
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