"Le idee fanno grandi gli uomini; gli uomini possono rendere grandi le idee, realizzandole!" (Marco Ianes)


giovedì 30 ottobre 2014

Biomasse, ambiente, energia e Trentino.

La centrale a "biomassa" di Cembra; ma cosa esce dal camino?

Cosa uniscono le parole biomassa, ambiente ed energia al nostro territorio, il Trentino?Molte cose per la verità, ma andiamo per gradi; cos’è una biomassa? La DIRETTIVA EUROPEA 2009/28/CE definisce la biomassa come “frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica   provenienti dall’agricoltura, dalla silvicoltura  e dalle industrie connesse,   comprese pesca e acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani”. Nel D.M. 6  luglio 2012  “Nuovi incentivi alle rinnovabili”,  viene inserito un elenco di questi materiali e si trova davvero di tutto; ne citiamo alcuni alquanto anomali in termini di biodegradabilità: pneumatici fuori uso, limatura e trucioli di materiali plastici,  materiali isolanti a matrice plastica, residui di plastiche e gomme generiche. Potrei continuare con l’elenco ufficiale di materie che di biologico inteso come “naturale” hanno davvero poco a che vedere.  Ecco dunque la riflessione legata all’ambiente: non si capisce come sia possibile credere di tutelare l’ambiente bruciando  queste biomasse, definite tali solo per decreto, quando invece sono materiali che, se combusti, provocano emissioni di diossine e miscele chimiche dannose per le coltivazioni  e gli allevamenti, quindi per i cibi che mangiamo, oltre anche ad incrementare l’inquinamento atmosferico e quindi l’aria che respiriamo. E il legame con l’energia? Certo, la combustione di tali materiali porta a generare energia termica ed elettrica; quali, però, i rendimenti di tali macchine? Davvero molto bassi, come tutti i cicli produttivi dati dalla combustione; percentuali che oscillano tra il 30 e il 40% di rendimento; che significa? Che le perdite date dalla produzione di energia sono talmente elevate che, se non esistessero gli incentivi statali per queste fonti “rinnovabili”, nessuno penserebbe di generare energia con questi sistemi! E il Trentino che c’entra? La nostra provincia ha da tempo deciso di lasciare la strada dell’incenerimento dei rifiuti, grazie alla perseveranza dei cittadini che hanno creduto nella raccolta differenziata; però, ecco nascere nuove idee e nuove prospettive di piccoli inceneritori occultati sotto il sistema delle centrali a biomasse. Dunque il sistema funziona così: si costruiscono centrali a biomasse per bruciare i residui legnosi dell’agricoltura e della lavorazione del legno, avviando così la procedura di incentivazione dell’energia, grazie al decreto sopra citato; poi, il residuo dei rifiuti della raccolta differenziata sarà trattato dalla provincia per diventare CSS (combustibile solido secondario, derivato da plastiche, gomme e rifiuti vari); ecco trovato il collegamento; niente inceneritore gigante, ma  piccole centrali a biomasse sparse per il territorio trentino, che bruceranno i residui legnosi, ma potranno anche bruciare i residui di rifiuti, come dall’elenco che ho sopra esposto; veri e propri piccoli inceneritori, fuori dalla visibilità abnorme del mega impianto che si voleva costruire, lontani da sguardi indiscreti, avviati silenziosamente, come per esempio è avvenuto in questi giorni a Cembra, dove nel silenzio generale e davvero con poca trasparenza, è stata avviata la produzione di energia da biomassa nella nuova centrale sita proprio nel comune di Cembra! Ma cosa si brucia? Cosa si brucerà? Quali saranno gli impatti sull’ambiente, sulle coltivazioni di uve pregiate per i nostri vini, sulla salute degli ignari cittadini che sono all’oscuro di tutto? Non è dato sapere! Top secret e  dati irreperibili. Questi nuovi percorsi di combustione dei materiali, definiti biologici per decreto, sono quanto di più subdolo si potesse inventare, per imbrogliare  la gente; definire questi impianti sostenibili  in quanto utilizzatori di fonti rinnovabili è davvero di una falsità inaudita! Che cosa c’è di rinnovabile nel bruciare gomme e plastiche? Sembra che anche in Trentino stia partendo una stagione di sviluppo delle centrali a “biomasse, con la possibilità futura che le stesse possano bruciare quel famoso CSS che la provincia si  ostinerebbe a voler realizzare tramite l’insediamento di un sito produttivo per trattare il residuo dei rifiuti; ecco quindi svelato l’arcano del percorso di chiusura del  ciclo dei rifiuti in Trentino; piccoli inceneritori disseminati nei vari territori, avviati nel silenzio quasi assoluto, alla chetichella e senza clamore; ma quali saranno gli sviluppi ambientali di un territorio vocato alla produzione di vini pregiati, di mele rinomate in tutto il mondo? Quale sarà il futuro dei cittadini  che si troveranno a respirare, davvero ignari, un’aria altamente inquinata, ma che sarà ritenuta salubre per decreto? È finita la stagione delle proteste contro gli inceneritori, ma sembra che siano in atto strategie ben diverse e assai più subdole, per percorrere le strade del profitto a scapito della tutela ambientale e della salute pubblica. Pensare male è peccato, ma purtroppo molte volte ci si azzecca!  

lunedì 27 ottobre 2014

Scuola,soldi,politica...

Leggo sui giornali, in questi giorni, che l’assessore Olivi dichiara che la provincia autonoma di Trento sta orientando sempre più gli investimenti nei settori di ricerca e scuola. Penso che questa sia una lodevole intenzione, perché invece, se si riferisce a fatti già compiuti, mi chiedo dove si  prendano i dati per supportare tali affermazioni. Vivo nel mondo della scuola da quindici anni e ogni momento che passa assisto attonito al calo pauroso di disponibilità economiche per aggiornamenti dei docenti, per approvvigionamento materiali didattici, per viaggi d’istruzione e perfino per i materiali di consumo più banali ed immediati.
Allora permettetemi la domanda: ”Dove finiscono tutti i soldi che la provincia stanzia per la scuola?”; gli stipendi dei docenti e del personale ausiliario sono fermi da diversi anni, quindi non sono certo serviti per dare aumenti, le strutture scolastiche sono in degrado  perenne e molte sono in attesa di interventi di ristrutturazione da decenni, qualcuna presentando anche qualche rischio di sicurezza per qualche grande struttura; inoltre, il parco macchine di molti centri di formazione professionale è rappresentato dagli stessi macchinari che vedevo io, giovane allievo, oltre 30 anni fa!!! Abbiamo classi sempre più numerose, alcune volte addirittura oltre i 25 allievi, situazione didatticamente improponibile, ma decisa da chi di insegnamento capisce poco o nulla; ebbene, in molte di queste classi non abbiamo nemmeno gli strumenti per tutti, ma spesso, solamente per 20/22 persone; e questi sono fatti verificabili ogni giorno nelle nostre scuole; inoltre spesso i supporti informatici, che dovrebbero essere all’avanguardia per far crescere i nostri giovani, sono invece rappresentati da computer talmente vecchi che ci mettono alcuni minuti solamente per avviarsi; per non parlare degli aggiornamenti software che non vediamo da anni!  Ora, per cortesia, possiamo sapere dove sono tutti questi soldi che si dice vengano stanziati per la scuola? Noi insegnanti gradiremmo vedere i fatti concreti e non sentire dichiarazioni inutili e fuorvianti. Andate a farvi un giretto per le varie scuole, professionali, licei, medie, elementari; parlate con i docenti che vivono in prima linea la programmazione e la gestione, soprattutto nelle aree tecniche, e ascoltate cosa vi possono raccontare; forse, ancora una volta, si riscontrerà l’enorme distanza tra la politica e la vita reale.

venerdì 17 ottobre 2014

Monte Bondone, rilancio della solita politca.

 Sul rilancio del monte Bondone si è detto e fatto di tutto.Per esempio, cito i "patti territoriali"di qualche anno fa, che hanno messo a disposizione fondi molto significativi a cui hanno avuto accesso anche strutture che con il Bondone vero e proprio nulla o poco avevano a che fare. Comunque, molte strutture della montagna hanno rinnovato le loro proposte, investendo giustamente in questo strumento per proporsi sul mercato turistico.
Ora, resto alquanto perplesso su ciò che la provincia, attraverso le sue società controllate vorrebbe realizzare, peraltro da come leggo sui giornali, senza nemmeno interpellare sindaco, giunta e consiglio della città a cui farebbe capo l'intervento. Penso, come molti trentini, che l'investimento in un resort di lusso nell'area ex caserme del monte Bondone, sia una scelta fuori da qualsiasi logica, sia economica, sia di tutela e rispetto del territorio. Dal punto di vista economico mi chiedo quali tempi di rientro dell'investimento si prevedono, dato che il turismo in Bondone è in crisi da decenni; mi chiedo anche come si possa pensare di creare un resort esclusivo, quando in tutto il mondo si stanno abbassando i prezzi di accesso alle strutture,complice una crisi generalizzata che costringe le masse a tagliare sulle vacanze, inevitabile che, con il tempo, il resort sarebbe costretto ad abbassare i prezzi a livelli di servizi standard, distruggendo così le già difficili economie di chi sul monte opera da decenni; strano che gli albergatori locali questo non lo pensino.
Inoltre, e non è poco, mi preoccupa l'impatto ambientale di una struttura così elitaria, che chiederà nuove colate di cemento per parcheggi e accessi; altra devastazione sul monte Bondone, come peraltro si è già visto con l'orribile intervento effettuato alle Viotte. Ma che ne è del progetto "parco del Bondone"? Non è certo questa la via da perseguire per riqualificare un'area cittadina di elevato pregio biologico, che invece potrebbe attirare molti più turisti sulle strutture già esistenti, se venissero seriamente progettati investimenti promozionali dell'ecosistema che esiste in Bondone. Meno soldi, spesi sicuramente meglio, tutela reale del territorio e salvaguardia di chi opera economicamente sul Bondone da diversi decenni. Ma sembra che il sindaco sia d'accordo, invece, sulla strada "innovativa" di ciò che pare essere l'ennesima speculazione, come peraltro si sta dimostrando un'altra "via innovativa" che ci hanno venduto come tale e che si chiama quartiere delle Albere. Se questi sono i modi della nuova politica di rilancio dell'economia in Trentino, mi rimangono serie e profonde perplessità sul continuare a lavorare politicamente con queste alleanze. Rifletteremo seriamente, su tutto ciò....

mercoledì 15 ottobre 2014

NOT e sanità trentina: che confusione e pressapochismo!

COMUNICATO STAMPA
I Verdi del Trentino prendono atto che la magistratura ha deliberato il rifacimento della gara relativa al NOT.
Su tale argomento è indispensabile chiarire che la magistratura ha messo in evidenza lacune gravi nella gestione della predisposizione della gara d’appalto e nella sua gestione.
Le lacune gravi derivano dalla superficialità con la quale la questione è stata gestita; non è possibile che chi debba gestire gare pubbliche, peraltro così importanti, commetta errori di tale misura, inserendo nella commissione esaminatrice figure professionali che, per legge, erano in partenza già non utilizzabili. Rimaniamo sconcertati dal fatto che si attribuisca la colpa ai ricorsi presentati, quando si dovrebbe sapere fin dall’inizio come gestire la partita.
Il NOT, che già nel nome rappresenta una negazione, mette in luce già dall’avvio delle prime procedure molte contraddizioni sulla gestione del sistema; se, chi gestisce la partita, commette questi errori formali senza esserne nemmeno cosciente, ci chiediamo come potranno essere gestite tutte le altre situazioni, a partire dalla nuova commissione esaminatrice, dalle nuove offerte e, poi, dalla gestione vera e  propria dei cantieri e della conduzione finale. Forse sarebbe necessario rivedere il sistema sanitario provinciale in generale, costruendo una reale riforma che prenda in considerazione la necessità di costruire un colosso simile, che reputiamo davvero difficilmente sostenibile in tempi di scarse risorse come questi; anche il ricorso al project financing rimane un grosso dubbio ; lasciare  la gestione in mano a cordate di privati potrebbe risultare molto pericoloso per il bene collettivo.  Crediamo che la costruzione di un nuovo ospedale, se veramente necessario,  debba essere parte integrante di una profonda revisione sanitaria del nostro sistema, condotta con i metodi della concertazione e della progettazione allargata; non certo con le diatribe politiche a cui assistiamo in queste settimane, peraltro a mezzo stampa e senza alcun passaggio di condivisione della coalizione del centro sinistra autonomista,  che sembra essere sempre più ristretta ai soli tre partiti di governo molto  litigiosi tra loro, con sistematica esclusione anche delle altre forze politiche che, peraltro, l’hanno sostenuta in campagna elettorale.
Auspichiamo passaggi di condivisione a breve, sul tema sanitario , al fine di lavorare per il bene collettivo e non per puri consensi di partito, come sembra apparire da ciò che accade in queste settimane.

Marco Ianes e Lucia Coppola – portavoce Verdi del Trentino

giovedì 9 ottobre 2014

Ma che senso ha spendere 44 milioni euro così?

#bibliotecatrento #trento Ma ha senso costruire una biblioteca che costa 44 milioni di Euro (i primi ovviamente, poi i costi lieviteranno come sempre avviene nelle opere pubbliche), quando si stanno tagliando risorse alla scuola, si tagliano risorse alla sanità, la gente a destra e a manca perde il lavoro? Non stiamo parlando di un'altra cattedrale nel deserto? Ma questi soldi, dato che ci sono, non possiamo spenderli per la scuola, per esempio? Ma no, va là, sprechiamoli ancora per la zona Albere, sprechiamoli ancora per una struttura che grida già all'inutilità!!!

domenica 5 ottobre 2014

Centrale a biomassa in Valsugana: nuovo pericolo per la salute pubblica.

Apprendiamo che in Valsugana c'è in atto un progetto di realizzazione di una centrale a biomassa, a servizio di uno stabilimento industriale di proprietà della Menz e Gasser, pregiata azienda di confetture alimentari.
Pur coscienti del fatto che i costi energetici industriali  sono sempre più elevati, siamo dell'opinione che, percorrere la strada di produrre energia tramite combustione, sia sempre una via errata.
Molteplici sono i motivi della nostra perplessità, anche e soprattutto per la location di tale nuova fonte di emissione: la Valsugana, zona già fortemente compromessa dalla presenza di siti inquinanti quali l'acciaieria di Borgo, solo per citarne un esempio. La centrale a biomassa che l'azienda vuole realizzare non è esente da emissioni tossiche e  pericolose; con il concetto di biomassa si vuole far passare l'idea che,bruciando residui del ciclo del legno come parrebbe nelle intenzioni dichiarate dall'azienda stessa, l'impatto ambientale sia praticamente nullo. Ebbene, ciò è assolutamente falso e fuorviante. Qualsiasi combustione produce diossine e residui di microparticelle che interagiscono con la qualità dell'aria che TUTTI respiriamo. Il problema, poi, si pone anche sotto un altro aspetto, molto più sottile; qualora il combustibile definito "biomassa" sia di natura diversa da quello dichiarato finora, cioè di origini vegetali, si avrebbe un ulteriore decadimento della qualità dell'aria, con conseguente aumento del rischio tumori e malattie varie per la cittadinanza.  Mi riferisco a quel famoso CSS (combustibile solido secondario), derivato dal trattamento dei rifiuti, che la provincia di Trento vorrebbe realizzare in uno stabilimento a Trento, per chiudere il ciclo dei rifiuti. L'associazione viene spontanea: la PAT realizza la materia prima (CSS) e le aziende che usano la "biomassa" lo utilizzano; il tutto con l'etica ecologica d'ufficio,dato che il CSS viene qualificato al pari della biomassa, dai regolamenti vigenti, come fonte rinnovabile (sic!). Davvero un bel passo avanti per l'ambiente trentino, sempre più gestito in maniera affaristica da una politica davvero poco attenta ai reali risvolti sulla salute generale dei cittadini. Mi pare poco percorribile una via di valorizzazione di queste forme alternative di energia, che definire "rinnovabili" è davvero assurdo. Siamo pienamente cosciente del fatto che trovare fonti di energia a costi sostenibili sia essenziale per le aziende, ma certe strade "mascherate" da ambientaliste non possono più essere sostenute. Davvero vogliamo credere alla bassa incidenza sulla nostra qualità ambientale e di vita di tali centrali a combustione? Continuare a perseguire tali vie non può essere intensificato come progresso e, men che meno, come via innovativa. Di rinnovabile non c'è nulla, c'è solo il solito interesse economico a discapito del bene collettivo e pure della sicurezza di tutti. Spiace che la politica locale liquidi con semplicità e superficialità tali aspetti fondamentali della qualità della vita. Ambientalisti a parole lo sono tutti, ma quelli veri sono davvero preoccupati di questi percorsi; e quelli veri sono rimasti fuori dai giochi politici e possono solo provare a risvegliare le coscienze, sperando in un futuro più sostenibile davvero.

Marco Ianes co portavoce Verdi del Trentino.