"Le idee fanno grandi gli uomini; gli uomini possono rendere grandi le idee, realizzandole!" (Marco Ianes)


lunedì 29 dicembre 2014

AUTONOMIA IN PERICOLO? SERVE INNOVAZIONE! Dal giornale "TRENTINO" del 28/12/2014

 AUTONOMIA IN PERICOLO? SERVE INNOVAZIONE!
Dal giornale "TRENTINO" del 28/12/2014


Caro direttore,
mi inserisco nel dibattito  da voi avviato, anche in considerazione di alcuni interventi di questi   giorni, che mi hanno fatto riflettere.
Penso, ad esempio, all’intervento di Paolo Mazzalai che, giustamente, evidenzia alcuni aspetti di come dovremmo essere per ambire ad un’autonomia ancora sostenibile e credibile.
E proprio di sostenibilità e credibilità, quindi, vorrei qui parlare.
Ritengo che debba essere indispensabile cominciare a proporre percorsi realmente innovativi per rilanciare la nostra economia, vie innovative per riaprire la laboriosità delle nostre piccole-medie imprese, che stanno soffrendo molto la carenza  di una programmazione politico-economica che vada oltre la semplice gestione amministrativa del patrimonio che abbiamo.
Penso, come reale proposta innovativa, alla creazione d percorsi di finanziamento virtuosi , nell’ambito del recupero edilizio del patrimonio esistente e alla promozione di filiere nel campo energetico che possano sollecitare i mercati dell’impiantistica legata all’edilizia stessa.
Un piccolo esempio pratico, se mi permette, lo suggerisco volentieri, poiché non mi piace parlare solamente per dire che dovremmo fare meglio, bensì vorrei anche indicare una reale e concreta via perseguibile molto facilmente e a costi davvero contenuti.
Pensiamo, ad esempio, ai costi che le nostre imprese e pure i privati cittadini, debbono sostenere per l’approvvigionamento dell’energia elettrica, indispensabile per qualsiasi attività.
Potremmo, per dare un senso alla nostra autonomia  e per dimostrare che la sappiamo gestire bene per uno sviluppo economico sostenibile, promuovere un fondo di sostegno agli interventi di realizzazione di impianti fotovoltaici, micro eolici e micro idroelettrici, con lo scopo di favorire la realizzazione di tali impianti non per sfruttamento ai fini della vendita di energia, bensì solo per il fabbisogno  energetico della struttura  che lo vuole realizzare. Tale fondo si sosterrebbe automaticamente con il gettito fiscale che genererebbe, facendo lavorare imprese installatrici che pagano le tasse e incassano l’IVA dal cliente; il 90% di tali tasse restano sul territorio e, quindi, una parte di esse potrebbero essere impiegate per sostenere il fondo di cui accennavo. Ciò genererebbe lavoro per le nostre imprese, che si troverebbero magari a dover  assumere personale, creando quindi possibilità di impiego, magari giovanile ; inoltre, si fornirebbe  energia a costi ridotti a chi ne ha la necessità  e introiti fiscali per le casse provinciali.
Strutturando un percorso virtuoso di tal tipo, il metodo potrebbe essere esteso anche ad altri ambiti, quali il recupero edilizio del patrimonio storico che abbiamo, oppure in altri settori quali l’alberghiero, che in alcune zone del nostro Trentino  abbisogna di interventi di ristrutturazione e riqualificazione per dare un’offerta migliore ai turisti.
Qui ho solo dato un cenno ad una proposta reale e operativa su ciò che potremmo fare per  rendere credibile e sostenibile la nostra autonomia, che non  può essere fatta solo da statuti e regolamenti, ma deve essere anche motore di forze nuove , laboratorio all’avanguardia di percorsi innovativi  che devono segnare nuove prospettive per uno sviluppo sostenibile realmente credibile.
Diversamente, l’autonomia fine a se stessa, per il semplice governo del quotidiano, non risulta davvero più comprensibile, anzi diventa attaccabile da chi, per invidia o per fini politici oscuri,  la denigra e la vede solo come strumento per dare benefici a pochi “eletti”; noi sappiamo che non è così, ma dobbiamo essere credibili e dimostrare con i fatti che la nostra autonomia è davvero importante. Solo con percorsi virtuosi e innovativi possiamo smentire coloro che ci vedono come privilegiati; diversamente, siamo destinati a perdere davvero questa nostra preziosissima forma di governo che, purtroppo, non sempre siamo in grado di meritare.

sabato 13 dicembre 2014

Centrali a biomasse: non tutto è chiaro.



Sono stato all'assemblea a Novaledo, promossa dal comitato locale, per ascoltare il tema proposto dal professor Corti, relativamente alle centrali a biomasse.
Condivido l'analisi che ha fatto il professore, in merito al combustibile che tale centrale dovrebbe bruciare per produrre energia elettrica e termica a servizio dell'azienda Menz e Gasser. Ma, vorrei qui riflettere su alcuni aspetti in generale su queste centrali. La centrale a biomassa può, in via generale, bruciare combustibili solidi di varia provenienza e proprio qui è il nocciolo della questione. Se parliamo di materiali di tipo legnoso, abbiamo combustioni che provocano emissioni di CO2 e di particolato vario che hanno determinate caratteristiche in termini qualitativi e quantitativi come metalli pesanti e diossine molto contenute; chiaro che, in casi specifici come la Valsugana, ove le emissioni generali sono già oltre i limiti accettabili, calare un ulteriore fonte di emissione che può essere paragonata all'incremento di traffico di circa 50.000 vetture al giorno, risulta insostenibile! Però, voglio anche sollevare un'altra questione delicata, che mi lascia molto perplesso su queste tipologie di impianti. L'ex ministro all'ambiente Clini (ora agli arresti domiciliari, sic!) ci ha lasciato in eredità un fardello pesantissimo che ha aperto la strada a combustioni di "biomasse" che definire anomale è davvero un eufemismo. Mi spiego meglio: il residuo dei rifiuti, quello che resta dopo la raccolta differenziata, può essere trattato per creare un prodotto noto come CSS (combustibile solido secondario); ebbene, dopo questo trattamento, il CSS non è più rifiuto, ma diventa biomassa, naturalmente per decreto. Da qui, il collegamento con le centrali a biomassa è presto fatto.
Guardando in prospettiva è plausibile capire che, stando su una centrale come quella proposta a Novaledo che brucerà 600 q.li/giorno, localmente non sarà sempre possibile soddisfare l'approvvigionamento del combustibile legnoso per il semplice fatto che il legno ci mette più tempo a ricrescere che a bruciarlo; quindi, la logica conseguenza sarà che, tali tipologie di centrali, con modesti ulteriori investimenti, potrebbero essere convertite ad altre "biomasse", quali proprio il CSS! Il risultato potrebbe essere che ci troveremo ad avere piccoli inceneritori sparsi sul territorio, legittimati da un decreto che ha elevato a biomassa ciò che, invece, di biologico non ha nulla.Ma la conseguenza ancora più grave è nel fatto che, queste tipologie di centrali/piccoli inceneritori, non sono soggetti alla stessa tipologia di controlli di un inceneritore tradizionale che brucia rifiuti, bensì hanno parametri di controllo molto più permissivi. Stiamo avviando un processo incredibilmente pericoloso; se, da una parte, abbiamo fatto la scelta di non percorrere la strada dell'incenerimento dei rifiuti, ora rischiamo di imboccarne una ancora peggiore; con il CSS che la provincia intende produrre al posto dell'inceneritore, deliberato nel recente quarto piano rifiuti, si potrebbe creare il combustibile "supplente" alle varie centrali a biomassa che stanno spuntando come funghi nel nostro territorio (Cembra, Novaledo...). E la cosa preoccupante è che, queste comparazioni, sfuggono ai più, occultate in maniera silenziosa alla cittadinanza. Molti comitati stanno sorgendo per capire e limitare lo sviluppo delle centrali a biomassa, ma ancora pochi stanno prendendo coscienza degli scenari futuri che potrebbero nascere in Trentino; pensiamo alla nostra bioagricoltura, alla nostra biodiversità e, in primis, alla nostra salute; con questi sistemi stiamo compromettendo tutto. In merito alla necessità di energia, legittima da parte di chi produce ( chi scrive qui si occupa di energia da 30 anni!), è bene sapere che la possibilità di avere energia a costi ridotti rispetto agli attuali, è molto spesso perseguibile e ottenibile con altri metodi; il percorso delle centrali a biomasse sta in piedi solamente grazie agli incentivi generati dalla produzione di energie rinnovabili, anche qui definite tali solo da decreto. Se tali incentivi non esistessero, una centrale a biomassa non la costruirebbe mai nessuno per auto prodursi l'energia! Se davvero crediamo che tali percorsi siano ecosostenibili, siamo completamente fuori strada e ci accingiamo ad avviare un processo che ci porterà a dequalificare gravemente il nostro ambiente e la nostra qualità della vita. Riflettiamo bene se davvero è una strada da percorrere, perché i rischi collegati a tali impianti sono molto elevati; in termini di credibilità sull'agricoltura biologica, per esempio, mi spiegate come sia possibile sostenere aziende che fanno tali scelte, se poi sono collocate in aree dove ci saranno questi veri e propri micro inceneritori? Come faremo a far passare per biologici  prodotti generati in queste aree? Riflettiamo seriamente anche su questi aspetti, prima di avviare percorsi pericolosi irreversibili.

Marco Ianes - coportavoce VERDI DEL TRENTINO 

mercoledì 10 dicembre 2014

SLOI, politica e ambiente...che faremo?


 
In queste ultime settimane si sente spesso parlare dell’area ex SLOI-CARBOCHIMICA; anche il TG2 ha recentemente portato alla ribalta il problema dei siti inquinati nell’area Trento Nord.

Per chi, come me, ha vissuto quasi 10 anni vicino al sito Sloi (ho lavorato in uno stabilimento adiacente ove ora c’è un magazzino all’ingrosso e lì abitavo pure), con moglie e due bambini, parlare di queste zone risveglia ricordi di paure e timori davvero ben compresi solo in questi ultimi anni, poiché all’epoca, ignari di tutto, vivevamo nella zona senza sapere nemmeno i rischi a cui eravamo così vicini. I miei figli giocavano nei piazzali confinanti l’attuale recinzione, o quel che resta di essa, dello stabilimento SLOI; ora rabbrividisco al pensiero di tali ricordi. Ma tant’è, la mia giovane vita coniugale di allora non prevedeva una conoscenza approfondita della situazione, come oggi; non che, a dire la verità, qualcuno dell’ente pubblico si sia mai preoccupato di informarmi o di informare la popolazione in generale. 
 
 Ecco, su questo punto mi piacerebbe capire perché i cittadini debbano restare sempre all’oscuro di tutto ciò che riguarda l’ambiente, gli inquinamenti delle zone in cui vivono; se informazioni ci sono, esse vengono sempre portate alla luce da comitati di cittadini o da pochissime forze politiche di minoranza, che fanno dell’ambientalismo una ragione di vita. E sono associazioni di cittadini o piccole forze politiche che danno fastidio, molto fastidio ad una politica che è sempre stata cieca e sorda a qualsiasi possibilità di predisporre progetti di sviluppo realmente rispettosi dell’ambiente. La zona di Trento Nord non è esente dal menefreghismo generale di gran parte dei politici che si sono susseguiti alla guida delle nostre istituzioni, cittadine e provinciali. 
 
Sono quasi 40 anni che il sito è in giacenza come sta ora, con le sue rogge che contengono inquinanti di elevatissimo pericolo, con i terreni che presentano inquinamento altissimo per decine di metri, in profondità. Avremmo avuto l’occasione diverse volte, quando c’erano soldi in abbondanza, per bonificare almeno le rogge, che sono di competenza provinciale, ma siamo sempre stati presi da mille altri interessi, da prospettive di sviluppo dedite al costruire palazzi maestosi, piuttosto che mirare alla bonifica di acque che mettono a serio rischio le falde acquifere della collettività. 
 
Già, perché tali bonifiche non portano voti, portano solo rogne! Rogne dettate dai disagi di lavori che prevedono scavi, rimozioni, drenaggi e ripristini delle rogge note come l’Adigetto, per esempio, che percorre la città attraverso il centro storico e poi lungo viale Sanseverino; rogne, anziché i voti di coloro che, invece, possono sostenerti se dai loro risorse per costruire nuovi quartieri, per esempio; non importa se restano cattedrali nel deserto, importa che hai accontentato amici che poi ti saranno grati e ti ricompenseranno con il consenso! Già, il consenso! Ma ora, che le risorse scarseggiano e che pure la gente sta prendendo coscienza che la bonifica si deve fare, sembra che anche la politica si stia muovendo. 
 
Naturalmente, sembra, poiché si dice che la provincia stia preparando un piano, che dovrebbe partire nel 2015, dopo le elezioni, naturalmente! :“Non vorrete mica mettere sottosopra la città durante la campagna elettorale?” mi disse un nostro politico famoso, qualche mese fa! Perché si crede che la gente trentina sia talmente sprovveduta da non accettare qualche disagio a fronte della certezza di mettere in sicurezza l’ambiente in cui vive? Ecco, quando la politica fa questi ragionamenti, perde in partenza. E la gente si allontana dalle urne. 
 
 Chissà se la bonifica partirà realmente, vedremo per quanto riguarda le rogge; per i terreni il discorso è un pochino più complesso, poiché di proprietà di privati; e, in questo momento di crisi edilizia, a nessuno viene in mente di sfruttare quei terreni; prima di dare il benestare per ulteriori lotti edificabili, comunque, il comune di Trento, deve prestare attenzione a che la zona venga bonificata per intero e non a singoli lotti, come qualche speculatore edilizio aveva paventato e richiesto. 
 
Anche questa partita sarà gestita dopo le prossime elezioni comunali. Sperando che chi siederà in consiglio comunale  e in giunta possa guidare con sapienza e, soprattutto, nell’interesse del bene comune, la partita urbanistica della città. Una partita tutta da rivedere, tutta da riprogettare; non certo con il pressapochismo di questi ultimi anni.  La speranza è che i cittadini, quei pochi che voteranno purtroppo, abbiano la coscienza di andare a votare leggendo i programmi di partiti e candidati  e scelgano davvero persone all’altezza; ovviamente se anche i partiti sapranno garantire un ricambio all’altezza, che sia generazionale, ma anche qualitativo. E, su questo, ci giochiamo davvero la credibilità politica di poter governare la città di Trento.

È necessario cambiare metodo di fare politica; ma, temo davvero di essere un povero illuso, visto che spesso mi sento tacciare di ambientalismo idealista. Ma non può essere solo idealismo voler progettare una città che sia rispettosa dell’ambiente, che miri a dare risposte ai problemi di sicurezza, di vivibilità urbana a 360 gradi per  tutti i cittadini. Ebbene, mi tengo le mie illusioni e spero che, in futuro, Trento possa davvero avere persone in grado di dare seguito a progetti sostenibili davvero. 
 
La speranza non deve mai morire, ma deve alimentare tutti per ricercare le vie migliori per il bene comune. Cominciando a valorizzare il territorio in cui viviamo, magari proprio ridando valore a quei luoghi, come l’area di Trento Nord, che ora sono un’onta per il nostro Trentino autonomista. Situazioni che minano il valore stesso della nostra autonomia, se sfruttate dai nostri detrattori a livello nazionale. 
 
Sta a noi dimostrare che l’autonomia ce la meritiamo, progettando un futuro diverso dalla mediocrità e dalla solita routine. Difficile, ma dobbiamo crederci e provarci.
Marco Ianes – Trento

domenica 7 dicembre 2014

180 secondi, per lanciare un cambio di sistema.

Siamo al centro dell'attenzione politica e sempre sotto attacco; lo siamo perché abbiamo possibilità che altri non hanno, o anche perché chi le ha, a differenza di noi, le ha usate in maniera molto discutibile. Tuttavia, per valorizzare la nostra autonomia e preservarla da continui attacchi demagogici, inopportuni e privi di alcun fondamento logico, dobbiamo essere noi i primi a farci promotori di iniziative e percorsi innovativi. Lo facciamo, certamente! Ma non abbastanza e, forse, tra di noi, possiamo anche dirci sinceramente che non lo facciamo sempre al meglio!

Abbiamo eccellenze nel campo della ricerca scientifica, ma spesso ci perdiamo su come valorizzare i contenitori e coloro  che devono guidare queste istituzioni, anziché ragionare sui contenuti e sui ritorni economici e di sviluppo che tali eccellenze potrebbero dare o, magari danno già.

In tutti i nostri programmi politici proponiamo una visione ecosostenibile del Trentino, proiettata verso il recupero del patrimonio edilizio esistente, ma poi nei fatti andiamo a cercare percorsi di sfruttamento del territorio che prevedono ulteriori costruzioni di resort di lusso, in project financing, ma sempre invasivi; siamo qui a discutere di turismo sostenibile e speriamo che le condizioni meteo ci dicano che domani la temperatura si abbassi per poter innevare le nostre piste! 

Parliamo di promuovere i nostri prodotti agricoli di elevatissimo apprezzamento internazionale e poi ci perdiamo nell'uso di pesticidi tradizionali che minano alla nostra credibilità di agricolture biologiche in via di sviluppo.

Abbiamo una raccolta differenziata dei rifiuti che rappresenta un vanto nazionale per quantità e qualità e siamo qui a parlare di costruire impianti di combustibile solido secondario, da bruciare, che andranno quindi a gravare ulteriormente sullo stato del nostro ambiente, altamente delicato per i concetti legati alla bioagricoltura e alla biodiversità.

Ecco, forse manchiamo di una programmazione lineare e coerente su questi temi, che tutti riconosciamo come importanti, ma che poi, nei fatti, passano in secondo piano e diventano quasi fastidiosi se riportati alla ribalta da chi, invece, ne fa motivo di serio impegno politico. 

Una conversione ecologica del Trentino, reale e fattiva, che non rimanga una sterile programmazione politica, si rende davvero necessaria. Si stima, a livello nazionale, che uno sviluppo sistemico nel solo campo delle energie rinnovabili, possa portare un incremento di oltre 150.000 posti di lavoro! Facciamo le debite proporzioni alla nostra realtà e proviamo a strutturare percorsi politici coerenti con ciò che, programmaticamente, ci diciamo da anni. 

Sappiamo benissimo che questi argomenti sono considerati secondari rispetto ai gravi problemi che stiamo vivendo in questo periodo: scarsità di lavoro, aziende in fortissima crisi, depressione economica che cresce anziché regredire, il tutto condito con una disaffezione dalla politica da parte della gente, un allontanamento da tutto ciò che riguarda la politica che non fa che peggiorare la situazione già di per se seria e grave.

Ma la politica, quella vera  che,  con i “180 secondi  per un’idea del Trentino”, vuole rappresentarsi  nella sua veste migliore, con dibattiti franchi e sinceri, propositivi e anche critici, deve cercare risposte e proposte diverse. Non è più possibile trovare soluzioni con metodi che appartengono agli stessi sistemi che sono stati causa di questa crisi. 

Cambiare approccio per la ricerca delle soluzioni ai problemi non è solo necessario, ma doveroso. Non possiamo più pensare di risolvere i problemi della grave crisi che, per esempio, ha colpito il settore dell'edilizia, predisponendo piani di lottizzazioni ulteriori per costruire nuovamente; per esempio, possiamo prendere in considerazione, invece, la  riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, con la ricerca di sistemi integrati di risparmio energetico; qualcosa abbiamo avviato, ma non ancora in maniera profonda e radicale, ma solo per tamponare situazioni di stallo.

Una conversione ecologica a tutto campo, coerente prevede iniziative coerenti: 

- progettualità a lungo termine: guardiamo avanti al futuro con occhi diversi, cominciando a fare formazione e informazione; formazione alle giovani leve, che non hanno una visione rosea del loro futuro; informazione alle aziende, molto spesso ancora lontane da quel necessario aggiornamento tecnico e progettuale che permetterebbe loro di uscire dal pantano dell'attuale crisi; troppo spesso mi trovo a vedere aziende arroccate su sistemi di lavoro legati a dinamiche che non sono più sostenibili, perché non trovano più spazio nel mercato globale.

 - progettualità dinamica: sfruttare le eccellenze nel campo della ricerca che abbiamo sul territorio, per individuare percorsi innovativi nel campo della digitalizzazione, dell'energia, dell'agricoltura biologica, dell'edilizia sostenibile. Legare i centri di ricerca anche al mondo della scuola e non trattarli in maniera disgiunta.

Infine, progettualità politica: benissimo trovarsi in queste occasioni, per parlare,  per confrontarsi e criticarci; ma è nelle sedi dei partiti che dobbiamo far tornare la gente; dobbiamo riaprire la programmazione  di educazione alla politica, coinvolgendo i giovani  veramente; ma non possiamo farlo cercando tesseramenti eccellenti in vista delle prossime scadenze elettorali, non possiamo farlo con metodi che hanno la sola visione immediata di alzare le percentuali di consenso nel breve tempo. Necessario recuperare il senso vero della politica per il bene comune, se vogliamo far tornare a votare la gente, se vogliamo far tornare la gente a parlare di politica, a vivere la politica.

Necessario che la politica trovi qualche via per “smitizzarsi”; non è possibile sentire parlare di tagli alla sanità, alla scuola, alla ricerca e poi apprendere che, chi fa politica percepisce redditi al di fuori di ogni ragionevole incarico di responsabilità.

Torniamo con i piedi per terra, parliamo con la gente, ma soprattutto impariamo ad ascoltare le necessità e, soprattutto, anche le indicazioni che le parti sociali e tutti gli attori economico-culturali ci suggeriscono; solo così riusciremo    a ripartire veramente.

”Follia  è fare sempre le stesse cose,  aspettandosi risultati diversi”; lo diceva un certo Albert  Einstein e, forse, cambiare metodo ora è  davvero indispensabile.

lunedì 24 novembre 2014

Lettera aperta alla consigliera Manuela Bottamedi.


 
Lettera aperta alla consigliera Manuela Bottamedi.
Cara Manuela,
immagino che avrai ricevuto tante di quelle lettere, pacate alcune, un pochino meno molte altre; sono qui, oggi, a scriverti pure io, dopo averti conosciuta personalmente alcuni mesi fa, in occasione di alcuni  incontri che ci hanno visti  condividere molte riflessioni politiche, dopo la tua elezione in consiglio provinciale.
Mi ricordo che abbiamo parlato di gestione dei rifiuti, tema a  noi molto caro, criticando ambedue le scelte fatte nel passato dalla politica incenetorista,  supportata proprio dal partito che ora ti appresti a vivere come tua nuova “casa” politica; ricordo che mi dicesti anche che era:” impossibile solo pensare di dialogare con questa maggioranza, perché troppo chiusa su schemi vecchi   e non certo politicamente corretti e sostenibili” (cito qui, testuali tue parole che ho annotato sul mio taccuino di appunti che prendo sempre in ogni incontro, come mi ha insegnato a fare un grande verde, mio caro amico Marco Boato, appartenente proprio a quella politica che criticasti così duramente).
Ricordo, inoltre, che in un confronto molto sereno tra di noi, ma altrettanto franco e diretto, mi dicesti chiaramente che “condividevi tutti i propositi  dei programmi dei Verdi”, ma che non avresti mai capito come tale partito potesse sostenere una coalizione di centro sinistra autonomista che si trova a disagio con gli stessi temi avanzati da noi! Che verve, che grinta avevi  nel  contrastare le mie risposte, nelle quali asserivo che la scelta di stare nella maggioranza attuale era dettata da precise scelte logiche, a loro volta dettate dal fatto  che stare all’interno di un gruppo di lavoro non significa appoggiare tutte le scelte, bensì offre l’opportunità di essere ascoltati, a volte con grande difficoltà, da tutti i partners, nel tentativo di portare qualcosa da cambiare a percorsi politici spesso irti e difficoltosi. Ma tu, fiera e decisa, mi dicesti che ciò non era possibile, che era necessario sostituire tutto di ciò che era e ciò che è!
Non ho mai approvato  un atteggiamento così chiuso, tipico del movimento che rappresentavi fino a qualche tempo fa, convinto che il dialogo politico, pur nella diversità di appartenenza partitica e ideologica, fosse l’essenza basilare della democrazia che deve sempre essere garantita; ti dissi, molto chiaramente, che qualora avessi cambiato idea, una porta aperta al dialogo, tra noi che avevamo gli stessi principi ambientalisti e di tutela del bene di tutti sopra al bene di interessi privati, l’avresti sempre trovata; ma tu, molto gentilmente, mi rispondesti che, per rispetto di chi ti aveva eletta, pur non avendo più le condizioni di stare con loro, saresti rimasta a lavorare come indipendente. Scelta coraggiosa e che ritenni rispettosa davvero di un equilibrio politico considerevole.
Oggi sono basito; la scelta che hai fatto, di accasarti in un partito che non rappresenta tipicamente gli ideali ambientalisti,  gli ideali  di tutela e salvaguardia degli animali  e che a suo tempo è stato strenuo sostenitore  di una politica dei rifiuti che sosteneva l’inceneritore, ti mette in una posizione di credibilità compromessa verso tutto ciò che ci eravamo detti su questi temi. Davvero non capisco; non tanto la scelta di cercare una nuova casa, bensì  la casa che hai scelto! Nulla da dire sul PATT, peraltro nostro partner di coalizione e che ha la sua visione politica storica; un partito degno di assoluto rispetto, ma che certo non si può dire possa raccogliere gli stessi “modus operandi” che tanto osannavi e professavi fino a qualche settimana fa. Tant’è, la scelta tu l’hai fatta in piena e assoluta libertà giuridica, per carità; ma mi rimane il quesito politico: perché il PATT ? Che senso logico ha, in ragione degli argomenti che discutevamo qualche mese fa? Proprio non capisco, mi risulta davvero difficile capire il senso politico. O, forse, comincia a maturarmi qualche idea, meno nobile  rispetto agli argomenti condivisi un tempo;  mi rimane l’amarezza, davvero sincera e profonda, di aver sbagliato a valutare la tua posizione di distacco dalla coalizione come posizione di principio; forse, era solo una posizione di attendismo per il miglior offerente. E, ovvio, non potevamo certo essere noi!
Il tempo è galantuomo e dirà molto presto chi aveva ragione; se il PATT nell’intercettare i tuoi voti consiliari ora, al fine di mettere in difficoltà il partner “più grande” , oppure tu a cercare consensi in un’area che certo non ti appartiene e che, come è accaduto a qualche tuo predecessore, ti farà pagare elettoralmente tale scelta in futuro; a meno che, il tuo trasformismo  non sia del tutto esaurito e si completi ulteriormente, con la negazione di tutti quei principi ambientalisti di cui andavi tanto fiera fino a qualche tempo fa. A questo punto non mi stupirei proprio di nulla!
Vedi, ho avuto pure io la necessità di cambiare partito qualche anno fa; l’ho fatto fuori da posizioni raggiunte  (peraltro mai ottenute, forse non sono all’altezza); però  ho cercato di dare coerenza e continuità al percorso politico, lasciandomi coinvolgere da una forza politica che, certo, non garantiva visibilità facile; ma, la tua scelta mi risulta incomprensibile, davvero; anti etica verso chi ti ha votato, che rappresentava proprio l’opposizione  al partito in cui hai deciso di aderire; politicamente suicida per te, perché ti porterà ad un’esclusione certa di tutti e due i mondi che hai scelto; quello precedente e quello attuale.
Ti lascio con un saluto e con l’augurio che, almeno, tu possa ancora ricordare gli argomenti a cui dicevi di tenere  e, per i quali, tanto ci eravamo appassionati anche a parlare di un’ipotetica e illusoria collaborazione in previsione delle prossime comunali a Trento. Facesti tanto rumore per nulla anche allora, sollevando un polverone tra gli ex tuoi elettori? O forse, stavi già seminando il terreno per il tuo passaggio di bandiera e pure di sponda? Non lo sapremo mai…
Marco Ianes – coportavoce VERDI DEL TRENTINO

domenica 23 novembre 2014

“MENO RIFIUTI MEGLIO E’” SERATA INFORMATIVA 25 NOVEMBRE GARDOLO 20:30


MARTEDI 25 NOVEMBRE – ORE 20:30 -
SALA SEDIE NERE  CIRCOSCRIZIONE DI GARDOLO – PIAZZALE  GROFF
“MENO RIFIUTI MEGLIO E’”
SERATA INFORMATIVA A CURA DEI VERDI DEL  TRENTINO.
La cittadinanza è invitata a partecipare, per portare idee, critiche e ascoltare proposte.

Marco Ianes - Trento

domenica 16 novembre 2014

Biomasse, ambiente ed energia in Trentino. Si parte da Cembra.

Biomasse, ambiente, energia e Trentino.                                      
Cosa uniscono le parole biomassa, ambiente ed energia al nostro territorio, il Trentino?  Molte cose per la verità, ma andiamo per gradi; cos'è una biomassa? La DIRETTIVA EUROPEA 2009/28/CE definisce la biomassa come "frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica   provenienti dall'agricoltura, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse,   comprese pesca e acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani". Nel D.M. 6  luglio2012  "Nuovi incentivi alle rinnovabili",  viene inserito un elenco di questi materiali e si trova davvero di tutto; ne citiamo alcuni alquanto anomali in termini di biodegradabilità: pneumatici fuori uso, limatura e trucioli di materiali plastici,  materiali isolanti a matrice plastica, residui di plastiche e gomme generiche. Potrei continuare con l'elenco ufficiale di materie che di biologico inteso come "naturale" hanno davvero poco a che vedere.  Ecco dunque la riflessione legata all'ambiente: non si capisce come sia possibile credere di tutelare l'ambiente bruciando queste "biomasse", definite tali solo per decreto, quando invece sono materiali che, se combusti, provocano emissioni di diossine e miscele chimiche dannose per le coltivazioni e gli allevamenti, quindi per i cibi che mangiamo, oltre anche ad incrementare l'inquinamento atmosferico e quindi l'aria che respiriamo. E il legame con l'energia? Certo, la combustione di tali materiali porta a generare energia termica ed elettricama  lo sapete  che le perdite date dalla produzione di energia con tali sistemi  sono talmente elevate che, se non esistessero gli incentivi statali per queste fonti "rinnovabili", nessuno penserebbe di generare energia con questi sistemi?
E il Trentino che c'entra? La nostra provincia ha da tempo deciso di lasciare la strada dell'incenerimento dei rifiuti, grazie alla perseveranza dei cittadini che hanno creduto nella raccolta differenziata; però, ecco nascere nuove idee e nuove prospettive di piccoli inceneritori occultati sotto il sistema delle centrali a biomasse. Dunque il sistema funziona così: si costruiscono centrali a biomasse per bruciare inizialmente iresidui legnosi dell'agricoltura e della lavorazione del legno, avviando così la procedura di incentivazione dell'energia, grazie al decreto sopra citato; poi, il residuo dei rifiuti della raccolta differenziata sarà trattato dalla provincia per diventare CSS (combustibile solido secondario, derivato da plastiche, gomme e rifiuti vari); ecco trovato il collegamento; niente inceneritore gigante, ma  piccole centrali a biomasse sparse per il territorio trentino, che bruceranno i residui legnosi, ma potranno anche bruciare i residui di rifiuti, come dall'elenco che ho sopra esposto; veri e propri piccoli inceneritori, fuori dalla visibilità abnorme del mega impianto che si voleva costruire, lontani da sguardi indiscreti, avviati silenziosamente, come per esempio è avvenuto in questi giorni a Cembra, dove nel silenzio generale e davvero con poca trasparenza, è stata avviata la produzione di energia da biomassa nella nuova centrale sita proprio nel comune di Cembra! Ma cosa si brucia? Cosa si brucerà? È di venerdì 14 novembre un incontro pubblico, che definirei promozionale più che informativo, dell'amministrazione locale, supportata dallo staff tecnico che ha realizzato l'impianto che  parla solo di cippato di alta qualità. Promozionale dicevo, perché i relatori erano tutti di parte dell'impresa esecutrice e perché mancava un relatore esperto di problemi della salute, quale un medico, per esempio; quindi incontro monco e privo di contradditorio.  Però alcuni quesiti sorgono: per una centrale della potenza di circa 600 Kw, come quella installata, servono circa 5.500 TON/ANNO di combustibile; dove si prenderanno questi cippati se è vero che si vuole averli a  chilometro zero? E ,  un domani che il cippato richiesto sarà scarso, da dove proverranno i combustibili?  E quanti camion saliranno a Cembra, ogni giorno, per i rifornimenti? Quali saranno gli impatti delel emissioni (CO2, AZOTO, NITRATI E POLVERI SOTTILI) sull'ambiente , sulle coltivazioni di uve pregiate per i nostri vini, sulla salute degli ignari cittadini che sono all'oscuro di tutto? A queste domande non si  vuole rispondere, ma prima o poi verranno a galla in maniera inesorabile. Qualcuno ha poi detto che il bilancio di CO2 è pari a zero, perché la pianta che viene bruciata emette la CO2 che ha immagazzinato nella sua vita; verissimo, ma qui si commette una truffa matematica molto subdola: la pianta ci mette anni o addirittura decenni ad immagazzinare la CO2 che la fa crescere, ma la restituisce in pochi secondi durante la combustione; quindi il saldo non è proprio pari a zero se rapportato all'ambiente esterno, ma lo è solo riferito alla vita della pianta; ecco svelato un altro trucchetto per abbindolare la gente e far credere che gli inquinanti emessi non esistono! Questi nuovi percorsi di combustione dei materiali, definiti biologici per decreto, sono quanto di più subdolo si potesse inventare, per imbrogliare  la gente; definire questi impianti sostenibili  in quanto utilizzatori di fonti rinnovabili è davvero di una falsità inaudita! Se, poi, si aggiunge anche che il CSS, viene elevato a "fonte rinnovabile", siamo davvero all'imbroglio totale; che cosa c'è di rinnovabile nel bruciare gomme e plastiche  o loro residui? Sembra che anche in Trentino stia partendo una stagione di sviluppo delle centrali a "biomasse", con la possibilità futura che le stesse possano bruciare quel famoso CSS che la provincia si  ostinerebbe a voler realizzare tramite l'insediamento di un sito produttivo per trattare il residuo dei rifiuti; ecco quindi svelato l'arcano del percorso di chiusura del  ciclo dei rifiuti in Trentino; piccoli inceneritori disseminati nei vari territori, avviati nel silenzio quasi assoluto, alla chetichella e senza clamore; ma quali saranno gli sviluppi ambientali di un territorio vocato alla produzione di vini pregiati, di mele rinomate in tutto il mondo? Quale sarà il futuro dei cittadini che si troveranno a respirare, davvero ignari, un'aria altamente inquinata, ma che sarà ritenuta salubre per decreto? È finita la stagione delle proteste contro gli inceneritori, ma sembra che siano in atto strategie ben diverse e assai più subdole, per percorrere le strade del profitto a scapito della tutela ambientale e della salute pubblica. Pensare male è peccato, ma purtroppo molte volte ci si azzecca! 
Marco Ianes co-portavoce VERDI DEL TRENTINO – docente di elettrotecnica e settore energia.
 

sabato 8 novembre 2014

Inceneritore, PD trentino e bugie...

Ho letto, a pagina 18 del giornale L'ADIGE di oggi l'intervista al consigliere Salvati, storico rappresentante del PD. Vorrei evidenziare un paio di osservazioni; la prima riguardo la diga di Valda, che rappresenterebbe un'opera devastante per la valle di Cembra, talmente impattante da mettere a serio rischio le attività rurali che, a fatica, vengono mantenute in loco e impediscono lo svuotamento di una valle verso la città; assurda e fuori scala per il territorio in questione! La seconda dichiarazione mi ha letteralmente fatto sobbalzare sulla sedia! Ma stiamo parlando dell'inceneritore che il PD stesso, Salvati in prima fila, sosteneva a piè sospinto, rimosso dalle intenzioni politiche locali solamente per l'attivismo di pochi piccoli partiti (Verdi e IDV), di molte associazioni quali Nimby e Coordinamento Trentino Pulito? Lo stesso inceneritore che TUTTO il PD trentino ha unanimemente sostenuto e votato in vari passaggi consiliari? A rispetto della verità, il consigliere Salvati abbia almeno la compiacenza di non mistificare la storia! L'inceneritore non si è fatto grazie ai movimenti ambientalisti, grazie ai cittadini che hanno lavorato duro per la raccolta differenziata, ma soprattutto grazie al fatto che non esistevano più gli incentivi economici che lo rendevano sostenibile economicamente. Ricordo ancora le forti e pesanti critiche subite, anche dal consigliere Salvati, quando giravo a presentare l'alternativa all'inceneritore, in svariate serate; ricordo la maestria di Salvati nel tentare di sostenere la scelta di un inceneritore a Trento. Ora, che venga a dirci che è in parte merito suo se non lo si fa più, è offensivo e irriverente verso tutti coloro che si sono davvero impegnati contro questo scempio. Abbia almeno il buon gusto di tacere di fronte a tali argomenti, o quanto meno non tenti di distorcere la realtà!
Marco Ianes - VERDI DEL TRENTINO, membro di coordinamento trentino pulito.

giovedì 30 ottobre 2014

Biomasse, ambiente, energia e Trentino.

La centrale a "biomassa" di Cembra; ma cosa esce dal camino?

Cosa uniscono le parole biomassa, ambiente ed energia al nostro territorio, il Trentino?Molte cose per la verità, ma andiamo per gradi; cos’è una biomassa? La DIRETTIVA EUROPEA 2009/28/CE definisce la biomassa come “frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica   provenienti dall’agricoltura, dalla silvicoltura  e dalle industrie connesse,   comprese pesca e acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani”. Nel D.M. 6  luglio 2012  “Nuovi incentivi alle rinnovabili”,  viene inserito un elenco di questi materiali e si trova davvero di tutto; ne citiamo alcuni alquanto anomali in termini di biodegradabilità: pneumatici fuori uso, limatura e trucioli di materiali plastici,  materiali isolanti a matrice plastica, residui di plastiche e gomme generiche. Potrei continuare con l’elenco ufficiale di materie che di biologico inteso come “naturale” hanno davvero poco a che vedere.  Ecco dunque la riflessione legata all’ambiente: non si capisce come sia possibile credere di tutelare l’ambiente bruciando  queste biomasse, definite tali solo per decreto, quando invece sono materiali che, se combusti, provocano emissioni di diossine e miscele chimiche dannose per le coltivazioni  e gli allevamenti, quindi per i cibi che mangiamo, oltre anche ad incrementare l’inquinamento atmosferico e quindi l’aria che respiriamo. E il legame con l’energia? Certo, la combustione di tali materiali porta a generare energia termica ed elettrica; quali, però, i rendimenti di tali macchine? Davvero molto bassi, come tutti i cicli produttivi dati dalla combustione; percentuali che oscillano tra il 30 e il 40% di rendimento; che significa? Che le perdite date dalla produzione di energia sono talmente elevate che, se non esistessero gli incentivi statali per queste fonti “rinnovabili”, nessuno penserebbe di generare energia con questi sistemi! E il Trentino che c’entra? La nostra provincia ha da tempo deciso di lasciare la strada dell’incenerimento dei rifiuti, grazie alla perseveranza dei cittadini che hanno creduto nella raccolta differenziata; però, ecco nascere nuove idee e nuove prospettive di piccoli inceneritori occultati sotto il sistema delle centrali a biomasse. Dunque il sistema funziona così: si costruiscono centrali a biomasse per bruciare i residui legnosi dell’agricoltura e della lavorazione del legno, avviando così la procedura di incentivazione dell’energia, grazie al decreto sopra citato; poi, il residuo dei rifiuti della raccolta differenziata sarà trattato dalla provincia per diventare CSS (combustibile solido secondario, derivato da plastiche, gomme e rifiuti vari); ecco trovato il collegamento; niente inceneritore gigante, ma  piccole centrali a biomasse sparse per il territorio trentino, che bruceranno i residui legnosi, ma potranno anche bruciare i residui di rifiuti, come dall’elenco che ho sopra esposto; veri e propri piccoli inceneritori, fuori dalla visibilità abnorme del mega impianto che si voleva costruire, lontani da sguardi indiscreti, avviati silenziosamente, come per esempio è avvenuto in questi giorni a Cembra, dove nel silenzio generale e davvero con poca trasparenza, è stata avviata la produzione di energia da biomassa nella nuova centrale sita proprio nel comune di Cembra! Ma cosa si brucia? Cosa si brucerà? Quali saranno gli impatti sull’ambiente, sulle coltivazioni di uve pregiate per i nostri vini, sulla salute degli ignari cittadini che sono all’oscuro di tutto? Non è dato sapere! Top secret e  dati irreperibili. Questi nuovi percorsi di combustione dei materiali, definiti biologici per decreto, sono quanto di più subdolo si potesse inventare, per imbrogliare  la gente; definire questi impianti sostenibili  in quanto utilizzatori di fonti rinnovabili è davvero di una falsità inaudita! Che cosa c’è di rinnovabile nel bruciare gomme e plastiche? Sembra che anche in Trentino stia partendo una stagione di sviluppo delle centrali a “biomasse, con la possibilità futura che le stesse possano bruciare quel famoso CSS che la provincia si  ostinerebbe a voler realizzare tramite l’insediamento di un sito produttivo per trattare il residuo dei rifiuti; ecco quindi svelato l’arcano del percorso di chiusura del  ciclo dei rifiuti in Trentino; piccoli inceneritori disseminati nei vari territori, avviati nel silenzio quasi assoluto, alla chetichella e senza clamore; ma quali saranno gli sviluppi ambientali di un territorio vocato alla produzione di vini pregiati, di mele rinomate in tutto il mondo? Quale sarà il futuro dei cittadini  che si troveranno a respirare, davvero ignari, un’aria altamente inquinata, ma che sarà ritenuta salubre per decreto? È finita la stagione delle proteste contro gli inceneritori, ma sembra che siano in atto strategie ben diverse e assai più subdole, per percorrere le strade del profitto a scapito della tutela ambientale e della salute pubblica. Pensare male è peccato, ma purtroppo molte volte ci si azzecca!  

lunedì 27 ottobre 2014

Scuola,soldi,politica...

Leggo sui giornali, in questi giorni, che l’assessore Olivi dichiara che la provincia autonoma di Trento sta orientando sempre più gli investimenti nei settori di ricerca e scuola. Penso che questa sia una lodevole intenzione, perché invece, se si riferisce a fatti già compiuti, mi chiedo dove si  prendano i dati per supportare tali affermazioni. Vivo nel mondo della scuola da quindici anni e ogni momento che passa assisto attonito al calo pauroso di disponibilità economiche per aggiornamenti dei docenti, per approvvigionamento materiali didattici, per viaggi d’istruzione e perfino per i materiali di consumo più banali ed immediati.
Allora permettetemi la domanda: ”Dove finiscono tutti i soldi che la provincia stanzia per la scuola?”; gli stipendi dei docenti e del personale ausiliario sono fermi da diversi anni, quindi non sono certo serviti per dare aumenti, le strutture scolastiche sono in degrado  perenne e molte sono in attesa di interventi di ristrutturazione da decenni, qualcuna presentando anche qualche rischio di sicurezza per qualche grande struttura; inoltre, il parco macchine di molti centri di formazione professionale è rappresentato dagli stessi macchinari che vedevo io, giovane allievo, oltre 30 anni fa!!! Abbiamo classi sempre più numerose, alcune volte addirittura oltre i 25 allievi, situazione didatticamente improponibile, ma decisa da chi di insegnamento capisce poco o nulla; ebbene, in molte di queste classi non abbiamo nemmeno gli strumenti per tutti, ma spesso, solamente per 20/22 persone; e questi sono fatti verificabili ogni giorno nelle nostre scuole; inoltre spesso i supporti informatici, che dovrebbero essere all’avanguardia per far crescere i nostri giovani, sono invece rappresentati da computer talmente vecchi che ci mettono alcuni minuti solamente per avviarsi; per non parlare degli aggiornamenti software che non vediamo da anni!  Ora, per cortesia, possiamo sapere dove sono tutti questi soldi che si dice vengano stanziati per la scuola? Noi insegnanti gradiremmo vedere i fatti concreti e non sentire dichiarazioni inutili e fuorvianti. Andate a farvi un giretto per le varie scuole, professionali, licei, medie, elementari; parlate con i docenti che vivono in prima linea la programmazione e la gestione, soprattutto nelle aree tecniche, e ascoltate cosa vi possono raccontare; forse, ancora una volta, si riscontrerà l’enorme distanza tra la politica e la vita reale.

venerdì 17 ottobre 2014

Monte Bondone, rilancio della solita politca.

 Sul rilancio del monte Bondone si è detto e fatto di tutto.Per esempio, cito i "patti territoriali"di qualche anno fa, che hanno messo a disposizione fondi molto significativi a cui hanno avuto accesso anche strutture che con il Bondone vero e proprio nulla o poco avevano a che fare. Comunque, molte strutture della montagna hanno rinnovato le loro proposte, investendo giustamente in questo strumento per proporsi sul mercato turistico.
Ora, resto alquanto perplesso su ciò che la provincia, attraverso le sue società controllate vorrebbe realizzare, peraltro da come leggo sui giornali, senza nemmeno interpellare sindaco, giunta e consiglio della città a cui farebbe capo l'intervento. Penso, come molti trentini, che l'investimento in un resort di lusso nell'area ex caserme del monte Bondone, sia una scelta fuori da qualsiasi logica, sia economica, sia di tutela e rispetto del territorio. Dal punto di vista economico mi chiedo quali tempi di rientro dell'investimento si prevedono, dato che il turismo in Bondone è in crisi da decenni; mi chiedo anche come si possa pensare di creare un resort esclusivo, quando in tutto il mondo si stanno abbassando i prezzi di accesso alle strutture,complice una crisi generalizzata che costringe le masse a tagliare sulle vacanze, inevitabile che, con il tempo, il resort sarebbe costretto ad abbassare i prezzi a livelli di servizi standard, distruggendo così le già difficili economie di chi sul monte opera da decenni; strano che gli albergatori locali questo non lo pensino.
Inoltre, e non è poco, mi preoccupa l'impatto ambientale di una struttura così elitaria, che chiederà nuove colate di cemento per parcheggi e accessi; altra devastazione sul monte Bondone, come peraltro si è già visto con l'orribile intervento effettuato alle Viotte. Ma che ne è del progetto "parco del Bondone"? Non è certo questa la via da perseguire per riqualificare un'area cittadina di elevato pregio biologico, che invece potrebbe attirare molti più turisti sulle strutture già esistenti, se venissero seriamente progettati investimenti promozionali dell'ecosistema che esiste in Bondone. Meno soldi, spesi sicuramente meglio, tutela reale del territorio e salvaguardia di chi opera economicamente sul Bondone da diversi decenni. Ma sembra che il sindaco sia d'accordo, invece, sulla strada "innovativa" di ciò che pare essere l'ennesima speculazione, come peraltro si sta dimostrando un'altra "via innovativa" che ci hanno venduto come tale e che si chiama quartiere delle Albere. Se questi sono i modi della nuova politica di rilancio dell'economia in Trentino, mi rimangono serie e profonde perplessità sul continuare a lavorare politicamente con queste alleanze. Rifletteremo seriamente, su tutto ciò....

mercoledì 15 ottobre 2014

NOT e sanità trentina: che confusione e pressapochismo!

COMUNICATO STAMPA
I Verdi del Trentino prendono atto che la magistratura ha deliberato il rifacimento della gara relativa al NOT.
Su tale argomento è indispensabile chiarire che la magistratura ha messo in evidenza lacune gravi nella gestione della predisposizione della gara d’appalto e nella sua gestione.
Le lacune gravi derivano dalla superficialità con la quale la questione è stata gestita; non è possibile che chi debba gestire gare pubbliche, peraltro così importanti, commetta errori di tale misura, inserendo nella commissione esaminatrice figure professionali che, per legge, erano in partenza già non utilizzabili. Rimaniamo sconcertati dal fatto che si attribuisca la colpa ai ricorsi presentati, quando si dovrebbe sapere fin dall’inizio come gestire la partita.
Il NOT, che già nel nome rappresenta una negazione, mette in luce già dall’avvio delle prime procedure molte contraddizioni sulla gestione del sistema; se, chi gestisce la partita, commette questi errori formali senza esserne nemmeno cosciente, ci chiediamo come potranno essere gestite tutte le altre situazioni, a partire dalla nuova commissione esaminatrice, dalle nuove offerte e, poi, dalla gestione vera e  propria dei cantieri e della conduzione finale. Forse sarebbe necessario rivedere il sistema sanitario provinciale in generale, costruendo una reale riforma che prenda in considerazione la necessità di costruire un colosso simile, che reputiamo davvero difficilmente sostenibile in tempi di scarse risorse come questi; anche il ricorso al project financing rimane un grosso dubbio ; lasciare  la gestione in mano a cordate di privati potrebbe risultare molto pericoloso per il bene collettivo.  Crediamo che la costruzione di un nuovo ospedale, se veramente necessario,  debba essere parte integrante di una profonda revisione sanitaria del nostro sistema, condotta con i metodi della concertazione e della progettazione allargata; non certo con le diatribe politiche a cui assistiamo in queste settimane, peraltro a mezzo stampa e senza alcun passaggio di condivisione della coalizione del centro sinistra autonomista,  che sembra essere sempre più ristretta ai soli tre partiti di governo molto  litigiosi tra loro, con sistematica esclusione anche delle altre forze politiche che, peraltro, l’hanno sostenuta in campagna elettorale.
Auspichiamo passaggi di condivisione a breve, sul tema sanitario , al fine di lavorare per il bene collettivo e non per puri consensi di partito, come sembra apparire da ciò che accade in queste settimane.

Marco Ianes e Lucia Coppola – portavoce Verdi del Trentino

giovedì 9 ottobre 2014

Ma che senso ha spendere 44 milioni euro così?

#bibliotecatrento #trento Ma ha senso costruire una biblioteca che costa 44 milioni di Euro (i primi ovviamente, poi i costi lieviteranno come sempre avviene nelle opere pubbliche), quando si stanno tagliando risorse alla scuola, si tagliano risorse alla sanità, la gente a destra e a manca perde il lavoro? Non stiamo parlando di un'altra cattedrale nel deserto? Ma questi soldi, dato che ci sono, non possiamo spenderli per la scuola, per esempio? Ma no, va là, sprechiamoli ancora per la zona Albere, sprechiamoli ancora per una struttura che grida già all'inutilità!!!

domenica 5 ottobre 2014

Centrale a biomassa in Valsugana: nuovo pericolo per la salute pubblica.

Apprendiamo che in Valsugana c'è in atto un progetto di realizzazione di una centrale a biomassa, a servizio di uno stabilimento industriale di proprietà della Menz e Gasser, pregiata azienda di confetture alimentari.
Pur coscienti del fatto che i costi energetici industriali  sono sempre più elevati, siamo dell'opinione che, percorrere la strada di produrre energia tramite combustione, sia sempre una via errata.
Molteplici sono i motivi della nostra perplessità, anche e soprattutto per la location di tale nuova fonte di emissione: la Valsugana, zona già fortemente compromessa dalla presenza di siti inquinanti quali l'acciaieria di Borgo, solo per citarne un esempio. La centrale a biomassa che l'azienda vuole realizzare non è esente da emissioni tossiche e  pericolose; con il concetto di biomassa si vuole far passare l'idea che,bruciando residui del ciclo del legno come parrebbe nelle intenzioni dichiarate dall'azienda stessa, l'impatto ambientale sia praticamente nullo. Ebbene, ciò è assolutamente falso e fuorviante. Qualsiasi combustione produce diossine e residui di microparticelle che interagiscono con la qualità dell'aria che TUTTI respiriamo. Il problema, poi, si pone anche sotto un altro aspetto, molto più sottile; qualora il combustibile definito "biomassa" sia di natura diversa da quello dichiarato finora, cioè di origini vegetali, si avrebbe un ulteriore decadimento della qualità dell'aria, con conseguente aumento del rischio tumori e malattie varie per la cittadinanza.  Mi riferisco a quel famoso CSS (combustibile solido secondario), derivato dal trattamento dei rifiuti, che la provincia di Trento vorrebbe realizzare in uno stabilimento a Trento, per chiudere il ciclo dei rifiuti. L'associazione viene spontanea: la PAT realizza la materia prima (CSS) e le aziende che usano la "biomassa" lo utilizzano; il tutto con l'etica ecologica d'ufficio,dato che il CSS viene qualificato al pari della biomassa, dai regolamenti vigenti, come fonte rinnovabile (sic!). Davvero un bel passo avanti per l'ambiente trentino, sempre più gestito in maniera affaristica da una politica davvero poco attenta ai reali risvolti sulla salute generale dei cittadini. Mi pare poco percorribile una via di valorizzazione di queste forme alternative di energia, che definire "rinnovabili" è davvero assurdo. Siamo pienamente cosciente del fatto che trovare fonti di energia a costi sostenibili sia essenziale per le aziende, ma certe strade "mascherate" da ambientaliste non possono più essere sostenute. Davvero vogliamo credere alla bassa incidenza sulla nostra qualità ambientale e di vita di tali centrali a combustione? Continuare a perseguire tali vie non può essere intensificato come progresso e, men che meno, come via innovativa. Di rinnovabile non c'è nulla, c'è solo il solito interesse economico a discapito del bene collettivo e pure della sicurezza di tutti. Spiace che la politica locale liquidi con semplicità e superficialità tali aspetti fondamentali della qualità della vita. Ambientalisti a parole lo sono tutti, ma quelli veri sono davvero preoccupati di questi percorsi; e quelli veri sono rimasti fuori dai giochi politici e possono solo provare a risvegliare le coscienze, sperando in un futuro più sostenibile davvero.

Marco Ianes co portavoce Verdi del Trentino. 

lunedì 29 settembre 2014

Decreto “Sblocca Italia” e misure urgenti in materia di energia


Decreto “Sblocca Italia” e misure urgenti in materia di energia .

Nel recente decreto “sblocca Italia, al capo IX, articoli 36,37 e 38, si parla di misure urgenti in materia energetica. Peccato, però , che di energia si parli veramente poco, se non per nulla, poiché si trovano riferimenti solamente agli idrocarburi e alle possibilità di effettuare campagne di ricerca nei territori e nei mari dello Stato. Non si capiscono i motivi per i quali, questo governo, non abbia inserito in questo decreto anche la possibilità di esplorare nuove vie per le risorse rinnovabili, quali acqua, vento e sole.
Il nostro paese è dotato di molte coste, al largo delle quali vi sono correnti d’aria che definire “interessanti” energeticamente è davvero riduttivo; al largo di tali coste, infatti, la presenza quasi costante di valori significativi  di movimenti eolici, sarebbe tale da giustificare insediamenti  di produzione di energia da fonte eolica. Tali insediamenti risulterebbero notevolmente preziosi per la tutela del mare dal punto di vista ambientale, niente trivellazioni dannose, impatto visivo pressoché nullo se installati a debita distanza dalla costa. Se andiamo in Danimarca, a Middengrunden , troviamo, ad esempio, un parco eolico off-shore (fuori costa) che è scarsamente visibile dalla costa, quindi salvaguardando anche l’aspetto impattante; la Danimarca, ormai sempre più frequentemente nel corso dell’anno, raggiunge il suo soddisfacimento energetico grazie agli impianti eolici.
Altra questione potrebbe essere tirata in campo con gli impianti fotovoltaici; finita l’era degli incentivi megagalattici che hanno dato modo alle multinazionali di arricchirsi e speculare, sarebbe forse ora di programmare investimenti sul fotovoltaico mirato esclusivamente al fabbisogno energetico puntuale delle piccole-medie imprese e dei privati; si potrebbe, così, incentivare e sviluppare una sorta di democrazia energetica, con risparmi notevoli sugli idrocarburi, che regolarmente importiamo e strapaghiamo da altri paesi.  Le aziende ne avrebbero un doppio beneficio: riduzione dei costi dell’energia per la propria attività, dati i minori prelievi dalla rete e defiscalizzazione dell’investimento effettuato per l’impianto. Ne trarrebbe beneficio anche lo Stato, che vedrebbe incrementate fatturazioni per installazioni impiantistiche e manutenzioni, con il conseguente gettito IVA aumentato, nonché con le tasse maggiori delle imprese realizzatrici; ne trarrebbe beneficio l’occupazione, soprattutto giovanile, che potrebbe vedere incrementi di posti di lavoro stimati già alcuni anni fa in circa 150.000 nuovi impieghi nel settore elettrico-elettronico; ne trarrebbe beneficio l’ambiente, che vedrebbe minori consumi di idrocarburi, minori emissioni di gas inquinanti e, quindi, migliore qualità dell’aria.
Ulteriore sviluppo sostenibile potrebbe essere quello di incentivare il micro-idroelettrico; in questo settore ci sarebbe spazio per notevoli insediamenti in piccoli siti e, tali interventi, potrebbero anche essere una buona via per prendere in mano la situazione idrogeologica italiana, avviando un serio monitoraggio dei corsi d’acqua, sia per rilevare potenzialità energetiche, ma anche per calibrare eventuali interventi di assestamento e messa in sicurezza dei corsi d’acqua medesimi.
Con questo decreto, invece, si è dato spazio a percorsi che di sostenibile hanno davvero poco; percorsi che hanno costi elevatissimi, poiché campagne di rilievi e, poi, di “coltivazione”(termine tecnico, ma che a me piace davvero poco, in quanto trattasi di sfruttamento di giacimenti, a rischio elevato di inquinamento ambientale) dei giacimenti non danno la garanzia di ritorni economici e produttivi tali da essere supportati. Il nostro Paese ha risorse naturali incredibili, in termini di sole, vento e acqua, ma ancora una volta non siamo in grado di cambiare rotta, incentivando e promuovendo settori  reali della “green economy”, che potrebbero creare nuovi posti di lavoro e prospettive di lunga durata.
Un decreto “sblocca Italia" che, per la parte energetica, sicuramente presenta molte ombre e poche, davvero poche luci; mi risulta difficile credere in un governo che acclama gradi cambiamenti, che vuole incentivare lo sviluppo “green”, che vuole proporre nuovi posti di lavoro e nuovi percorsi per lo sviluppo economico e,poi, per contro, decreta come prioritarie per lo sviluppo energetico italiano campagne di trivellazioni  per la ricerca di idrocarburi che, ammesso che vengano trovati, avranno costi elevatissimi sia per la realizzazione degli eventuali impianti di prelievo e raffinazione, sia per la gestione ambientale.
Ancora una volta prevalgono i proclami, ma nulla di nuovo sotto il “sole” italiano, che perde un’altra occasione per lanciare una vera ripresa economica.  Difficile davvero pensare di cambiare prospettive, in un Paese arenato su percorsi insostenibili; se davvero si vuole crescere, è necessario cambiare radicalmente e anche “dolorosamente”, come ha detto Renzi qualche giorno fa; ma, non è ben chiaro per chi debbano essere i dolori! Non certo per le solite multinazionali petrolifere che continueranno a godere dell’appoggio di un governo che sta letteralmente tradendo tutte le aspettative.

martedì 23 settembre 2014

Siti inquinati TRENTO NORD: depositato esposto in procura per fare chiarezza.

VERDI DEL TRENTINO hanno depositato un esposto alla procura della Repubblica di Trento.

Come è ben noto l’area SLOI-CARBOCHIMICA, a Trento Nord, è ricompresa nell’elenco dei siti di interesse nazionale (SIN).

Il sito, negli anni, è  stato oggetto di studi approfonditi e progetti di risanamento (a differenza di quanto è successo altrove), anche perché l’opinione pubblica trentina non ha mai distolto l’attenzione dal problema.
Tuttavia, - a parte gli studi e i monitoraggi – sembra esservi ora un certo disinteresse di  Comune e Provincia.

Si stenta a dare avvio alle opere di bonifica, benché per la parte pubblica del sito, vale a dire “le rogge e le fosse di scolo delle acque” i progetti di recupero siano già belle e pronti. Si tratta solo di “cantierare” i lavori.
        
I VERDI DEL TRENTINO sono fortemente preoccupati per l’incomprensibile situazione di stallo.

La Provincia ha predisposto un progetto esecutivo di recupero per le rogge, che prevede interventi di bonifica volti anche  al risanamento della falda acquifera. Ma che fine ha fatto questo piano, è forse finito in fondo a qualche cassetto? Inoltre, per quanto riguarda il monitoraggio, sappiamo che esiste una rete di controllo, ma non conosciamo lo stato delle analisi; com'è la situazione delle acque nella zona di Trento Nord?
Dobbiamo sapere tutti che, in caso di alluvioni nella zona, gli agenti inquinanti potrebbero essere trasportati altrove, dai corsi d’acqua inquinati. Perché non ci si muove con l'attuazione di tale piano?


La politica trentina sembra sottovalutare i problemi sopra esposti, pertanto, in data odierna i VERDI DEL TRENTINO hanno depositato un esposto alla procura della Repubblica di Trento, richiedendo l’apertura di un’indagine per conoscere lo stato di fatto della situazione delle rogge e per chiedere l’immediata attivazione del piano di bonifica delle stesse. In allegato, trasmettiamo copia dell’esposto presentato.


Link per l'esposto depositato in procura:Esposto TRENTO NORD

venerdì 19 settembre 2014

Verdi Trento: siamo partiti per la programmazione politica! Vieni anche tu?

E si parte!
Abbiamo costituito, ieri, il gruppo di lavoro per predisporre il programma politico per le prossime comunali 2015 di Trento.

I Verdi del Trentino iniziano un percorso programmatico per rivedere la città, per riprogrammare la politica cittadina.

Dopo gli accantonamenti dei progetti faraonici quali interramenti di ferrovia, piano Busquets e caserme varie, ora è necessario dare un volto nuovo alla nostra città.

Sicurezza dei cittadini, tutela ambientale e del territorio, cultura e mondo giovanile, rilancio del Bondone...sono solo alcuni primi accenni dei temi che andremo a trattare.

Siamo partiti con la nostra programmazione e apriamo le porte a tutti i cittadini di buona volontà, che vogliono collaborare a dare una visione diversa della città di Trento.

Nelle prossime settimane elaboreremo una bozza programmatica, come piattaforma di lavoro; a seguire, poi, porteremo nelle varie circoscrizioni questa proposta, raccogliendo altrettante proposte e idee dai cittadini.

Chiunque può partecipare, inviando idee, proposte e candidature alla mail:

verditrento@gmail.com.

Vi apsettiamo, per camminare assieme, per una Trento del futuro che sia migliore, sempre più.

Marco Ianes - co portavoce Verdi del Trentino

venerdì 12 settembre 2014

Daniza e il Trentino che non c'è!



La vicenda di mamma orsa ha messo in evidenza alcuni aspetti del Trentino, non sicuramente i migliori.
Non vi è dubbio che viviamo in un momento storico difficilissimo per il lavoro sempre più scarso e un'economia disastrata che, anche qui da noi, sta arrancando e determina situazioni di grave disagio nelle famiglie.
Ma la vicenda di Daniza risulta quanto mai emblematica di un sistema che vede al centro di tutto, l'egoismo e la spregiudicatezza dell'uomo nel gestire ciò che lo circonda. Fin dall'inizio, la storia è stata gestita frettolosamente e con grande superficialità, complice un approccio verso i problemi ambientali ormai, purtroppo, molto radicato nella classe politica. Ogni problema che riguarda l'ambiente e la biodiversità sembra dover trovare soluzione con metodi drastici e di rimozione e, appunto, l'esempio di mamma orsa, letteralmente levata di torno dal suo habitat naturale rappresenta l'apice di questo modus operandi.
Ecco perché si critica fortemente il provvedimento di cattura e,poi, il susseguente "incidente" che ha portato al decesso di Daniza.
La politica si fa carico di inserire nei propri programmi elettorali iniziative e proposte che mirano a tutelare l'ambiente e la biodiversità, ma poi, in realtà, si continua a lavorare con metodi che sono in chiara antitesi con ciò che si proponeva.
La vicenda di mamma orsa rischia di diventare un pericolosissimo fermo immagine indelebile di un Trentino "contro natura", di un Trentino che getta letteralmente alle ortiche un'immagine ambientalista che si è cercato di costruire nel tempo; ecco perché la vicenda in questione assume un'importanza essenziale per il nostro territorio, ecco perché non possiamo limitarci ad archiviare la vicenda con analisi superficiali e banali.
Non possiamo limitarci ad analizzarla, come ha fatto il presidente Rossi, comparandola ad altre ben più gravi tragedie come quella delle suore trucidate; questa visione distorta della vicenda tende a sviare dalla reale conseguenza che la morte di Daniza avrà sull'economia turistica di un Trentino che, in questo momento, appare come un luogo di morte per chi non sta alle regole dell'uomo! Noi sappiamo che non è così, ma fuori non ci vedono con i nostri occhi; e,forse, non hanno tutti i torti viste le scelte che la politica, in questi ultimi anni ha fatto: un'inceneritore fermato solo dalle associazioni e da piccole realtà politiche ambientaliste, un forte incremento impiantistico per lo sci in posti naturalistici meravigliosi, una TAV in corso di realizzazione e, per ultima, una gestione del progetto LifeUrsus che definire pressapochistica e superficiale è volere essere diplomatici.
Il Trentino deve davvero cambiare marcia nella gestione territoriale e ambientale, ma lo deve fare con una mentalità diversa, non elettoralistica e di convenienza; ma, per fare ciò, è necessario uscire dal guscio dell'arroganza e della supponenza di una politica locale chiusa a riccio su temi come la salvaguardia ambientale e la tutela della biodiversità; temi di cui molti politici attuali non sanno nemmeno discutere, troppo presi a tutelare interessi di bandiera di questa o quella categoria che rappresenta un bacino di voti significativo. Avremmo davvero bisogno di politici "visionari", che abbiano a cuore una progettualità sostenibile reale; ma ora, abbiamo solo evidenziato l'incapacità politica di valutare correttamente causa-effetto di un provvedimento assurdo, che ha portato ad un evento altrettanto assurdo e molto, molto pericoloso per il nostro Trentino. E chi non riesce a capire ciò che davvero significa quello che è successo, dimostra di non aver capito realmente quello che l'uomo sta facendo all'ambiente in cui vive e non capisce che l'immagine che diamo fuori è devastante anche per la nostra economia turistica.